Il calcio, in fondo, è bello per questo. Perché non è una scienza esatta, perché non segue uno schema fisso, perché la sua evoluzione nel tempo non è prescritta. Prendi il Liverpool che in estate è passato dal supermercato di Southampton ed ha scippato quasi tutti gli elementi migliori inserendoli nella propria rosa: Lambert, Lallana e Lovren. E prendi il Southampton, che oltre a quei tre, ha dovuto lasciar partire anche altri tre top player. L'esito della sfida che le frappone nella prima di Premier League ad Anfield avrebbe l'esito scontato. Invece così non è, almeno fino a pochi minuti dal termine.
Nelle scelte iniziali di formazione Brendan Rodgers deve fare a meno di Flanagan, Alberto Moreno ed José Enrique quindi, come terzino sinistro, adatta Glen Johnson inserendo Manquillo. Al centro della difesa Lovren fiancheggia Skrtel e Sakho finisce in panchina. Il modulo è un 4-3-1-2 che viste anche le defezioni offensive (Lazar Markovic, Lallana) annovera Coutinho dietro le due punte Sterling-Sturridge (la nuova versione della S&S, un binomio rinnovato) e Lucas Leiva insieme a Gerrard ed Henderson al centro.
Il Southampton apparecchia un 4-4-1-1 spiegando parecchio di come Koeman voglia disporre la sua squadra. Forster è il guardiano dei pali, protetto da Clyne, Fonte, Yoshida e Bertrand. A centrocampo coppia centrale tecnico-fisica composta dal kenyano Wanyama e Schneiderlin, uno dei pochi pilastri trattenuti al St.Mary's. Esterno sinistro il difensivo Steven Davis, a destra il nuovo Dusan Tadic. Davanti Pellé è supportato dall'erede di Lallana: Ward-Prowse. Manca Jay Rodriguez, il genio della lampada di questa squadra.
Il secondo tempo è di chiara marca Saints, tuttavia. Tutto viene capovolto. Gli uomini di Koeman cominciano a presidiare l'altrui metà campo con scambi belli, veloci ed insidiosi. La ritrovata verve offensiva viene capitalizzata al 56° quando Tadic conclude l'uno due cominciato da Clyne restituendo palla al terzino con il tacco. Clyne si avventura in area e spara sul primo palo per l'insperato 1-1.
Il Liverpool, insolitamente domo e tranquillo, deve riorganizzarsi: entrano Allen per Lucas e poco più tardi Rickie Lambert per Coutinho. In campo i Reds si dispongono adesso con Sterling trequartista dietro l'ariete britannico ex della gara e Sturridge, con il centrocampo che riaccoglie come perno centrale Gerrard. Dall'altra parte intanto esce Tadic, il migliore dei suoi, ed entra il recentissimo acquisto Shane Long. Il Southampton passa al 4-4-2 e Ward-Prowse fa l'esterno. Koeman cerca di vincerla...ed invece la perde. Forse troppo sbilanciata, la squadra bianco-rossa, incassa il 2-1 dei padroni di casa: il cross di Henderson è spazzato ma Sterling si inserisce ed in maniera veemente ributta la palla dentro, di testa. Sturridge, in area piccola, fa il suo mestiere: il motivo per il quale è un grande attaccante. 2-1. Prima che giunga il 90° c'è tempo per Shane Long di sbagliare un gol abbastanza semplice giustificando gli sfottò e le proteste dei tifosi che non lo vedono come un attaccante da 15 milioni di sterline.
Se l'anno scorso la salvezza (ed anche molto di più), per il Southampton, è arrivata sul velluto, quest'anno ci sarà molto più da sudare. La squadra ha perso caratura ed adesso diventa fondamentale plasmare il carattere che non ha permesso ai Saints di giocarsela per tutto l'arco dei 90 minuti. Il Liverpool riprende la sua abitudine: vincere. Anche per loro non sarà tutto facile come l'anno passato, quando c'era Suarez ad accendere la lampadina sulla trequarti. A fine gara ha la meglio la squadra che ha scippato l'altra, pur sudando e dovendo faticare mentre ad Anfield i tifosi cantano festanti.