Se vincere è estremamente difficile, confermarsi lo è ancor di più. Se lo immagina bene Manuel Pellegrini che, dopo aver conquistato il titolo della Premier League alla prima occasione, è chiamato a ripetere e migliorare quello che il City ha fatto di buon la scorsa stagione.
Analizzando l’annata non è che tutto sia filato liscio come l’olio e l’impressione è che, nonostante i meriti dei Citizens , il titolo sia stato gettato via dal Liverpool, che è scivolato proprio nel momento decisivo, aprendo così le porte al sorpasso del City. Vecchi problemi si sono di nuovo ripresentati ed anche in Europa il City ha di nuovo steccato. Roberto Mancini fu incapace di portare la squadra agli ottavi – complice anche gironi estremamente difficili – e l’ingaggio di Pellegrini fu in parte motivato dai suoi buoni risultati ottenuti in Europa con Villarreal e Malaga.
Alla fine l’allenatore cileno è riuscito si a conquistare gli ottavi, ma è stato però eliminato da un non irresistibile Barcellona, riaprendo ancora dubbi su quanto la squadra sia valida in un palcoscenico diverso da quello inglese. E’ chiaro che dopo aver vinto due titoli di Premier League in tre anni, lo sceicco Mansur Al Nahyan, proprietario del club, voglia vedere la propria squadra primeggiare anche in Europa e per questo la rosa dovrà essere ritoccata ed alcuni nodi dovranno essere al più presto sciolti.
Mettere fine alla telenovela Touré
La scorsa stagione Pellegrini è stato bravo (e forse anche fortunato) nella rotazione sfruttando al massimo i momenti di forma dei propri uomini. Se Alvaro Negredo ha avuto un avvio di stagione fulminante (8 dei 9 gol dello spagnolo , sono arrivati prima di Dicembre), Edin Dzeko ha concluso col botto : i 9 gol del bosniaco negli ultimi 2 mesi hanno dato la spinta decisiva verso il titolo.
Con Sergio Aguero come sempre puntuale sotto porta, la rivelazione, dal punto di vista realizzativo è stato Yaya Toure che con le sue 20 reti si è letteralmente caricato sulle spalle il City nei momenti più difficili. L’ivoriano ha segnato in tutti i modi, di testa, di piede, su calcio piazzato. E questo nonostante abbia modificato il raggio d’azione, visto che Pellegrini lo ha spesso usato come centrocampista puro nel 4-4-2 piuttosto che come trequartista nell’originale 4-2-3-1.
Tourè è l’immagine del City. Tuttavia qualcosa sembra essersi incrinato fra il giocatore e la società. Gli attriti hanno inizio lo scorso Maggio, subito dopo la fine del campionato e tramite l’agente Dimitry Seluk, Tourè ha fatto capire di essere profondamente deluso dal comportamento del City.
Il club si sarebbe infatti dimenticato di fare al giocatore gli auguri per il suo compleanno e seppure ridicola e grottesca che sia, è questa la spiegazione ufficiale data all’epoca da Seluk.
“Tutto quello che dice Dimitry [Seluk] è vero. Lui parla per conto mio. Spiegherò tutto in un’intervista alla fine dei Mondiali”. Questo il commento rilasciato dal giocatore via Twitter il 20 Maggio.
La prematura morte del fratello Ibrahim, avvenuta mentre il giocatore si trovava in Brasile con la nazionale ivoriana, ha riaperto di nuovo la spaccatura fra Touré ed il City. Stavolta il giocatore è stato chiaro ed esplicito, accusando pesantemente il club di averlo obbligato ad andare ad Abu Dhabi a festeggiare il titolo, impedendogli di stare con il fratello, ricoverato in ospedale.
Problemi familiari a parte, che i malumori risiedano anche in un desiderio di cambiare aria? Oppure da un ulteriore aumento di stipendio? Tourè ha 31 anni ed un valore di mercato di 30 milioni : se decidesse di fermarsi a Manchester (il suo contratto scadrà nel 2017) è sottinteso che sarebbe la sua ultima tappa calcistica. Allo stesso tempo, potrebbe essere questo il momento giusto per prendere altri treni, prima che il suo fisico inizi a scricchiolare.
Nel caso Tourè dovesse andarsene, Pellegrini sarà costretto a ridisegnare una intelaiatura nuova di zecca, vista l’enorme influenza dell’ivoriano negli schemi dei Blues. Per questo la faccenda deve essere risolta al più presto.
Trovare il partner ideale a Kompany
L’arrivo di Bacary Sagna dall’Arsenal è sulla carta un buon colpo. Il laterale francese non è più quello di una volta, ma può sempre offrire navigata esperienza nel suolo inglese. Un “usato più che garantito” che consentirà all’inesauribile Pablo Zabaleta di rifiatare durante la stagione.
Tuttavia i problemi del City non risiedono sulle fasce, ma bensì al centro dove la Kompany-dipendenza è diventata un punto di forza, ma allo stesso tempo un punto debole, specie nelle giornate non di grazia del difensore belga o durante le sue assenze per problemi fisici.
Joleon Lescott (recentemente ceduto al West Bromwich Albion) e Matija Nastasic sono stati in passato partner di Kompany, tuttavia nella scorsa stagione l’arrivo di Martin Demichelis ha di nuovo mischiato le carte in tavola. Malgrado numerosi svarioni, l’argentino si è ritagliato un posto fisso in squadra, sia come sostituto di Vincent Kompany sia assieme al belga.
Il finale di stagione è stato buono, ma a 33 anni Demichelis è tutto tranne nel momento migliore della propria carriera. Le capacità di comandare la difesa è rimasta intatta, ma la velocità è diminuita e le lacune tecniche sono sempre le stesse. Sicuramente l’argentino può ancora far comodo come vice-Kompany, ma se il City vorrà fare il salto di qualità in difesa è necessario che Pellegrini trovi il compagno ideale per il belga.
Definire le gerarchie in porta
Jan Hart è stato spesso in passato al centro di polemiche sul suo effettivo valore. Papere, incertezze e mancanza di sicurezza costrinsero Pellegrini a dargli un periodo di riposo (soprattutto mentale) e nella seconda parte di stagione il portiere della nazionale inglese tornò di nuovo in forma figurando decentemente.
Hart pare aver ritrovato la fiducia in se stesso e sembra che Pellegrini sia intenzionato a continuare con lui fra i pali. La questione è però sempre nell’aria: cosa succederà se Hart sbaglierà di nuovo? Il suo secondo poi, Costel Pantilimon, se ne è andato al Sunderland e per forza il club dovrà cercare un portiere per la prossima stagione. Che arrivi una buona riserva oppure un portiere in grado di competere per giocare titolare?
Molto dipenderà da quello che l’allenatore cileno avrà in mente: se per lui Hart è di nuovo intoccabile, allora il club cercherà una valida riserva, magari un giovane rampante (ipotesi consigliata in prospettiva futura) oppure un veterano affidabile, tipo Kieran Westwood (svincolato dal Sunderland e rientrante nella categoria homegrown players) o in alternativa quel Willy Caballero che Pellegrini conosce dai tempi del Malaga.
Liberarsi dei giocatori in surplus
Rinforzare il centrocampo era una delle priorità di Pellegrini e l’arrivo di Fernando e Bruno Zucolini sono operazioni più che sensate. I nuovi innesti aumenteranno la competizione all’interno della squadra consentendo nuove soluzioni tattiche e dando soprattutto la possibilità agli uomini cardine di rifiatare.
Per nuovi che arrivano, altri inevitabilmente dovranno far spazio. Il City ha in rosa giocatori su cui, per vari motivi, principalmente fisici, non ha potuto contare. E’ il caso dei difensori Micah Richard (solo 121 minuti giocati lo scorso anno) e Dedryck Boyata, il centrocampista Jack Rodwel (pagato €15m nel 2012 e con alle spalle sole 7 partite in due anni) e John Guidetti. Nella stagione 2011/12 Guidetti esplose con la maglia del Feyenoord segnando ben 20 reti, ma l’attaccante svedese è stato fin qui incapace di collezionare una singola presenza in Premier League con i Citizens. Anche Scott Sinclair, lo scorso anno in prestito al WBA, rientra nella categoria degli uomini in surplus. Difficilmente questi giocatori potranno trovare spazio in futuro.
Qualunque siano le soluzioni, il City dovrà calibrarle bene in quanto le regole della FA richiedono la presenza di 8 homegrown players (giocatori che hanno speso almeno 3 anni in club inglese, prima del compimento dei 21 anni) nella lista dei 25 utilizzabili in Premier League, mantenendo illimitato l’uso dei nati dopo il 1 gennaio 1993.
Attualmente della lista fanno parte in 9: i portieri Hart, Wright, i sopracitati Richards, Rodwell, Sinclair, Guidetti e Boyata più Clichy e Milner. Con Zuculini e Nastasic inclusi nella lista degli under-21 e con l’arrivo di Fernando, il City ha, al momento, già raggiunto il numero massimo di giocatori in rosa.
Questo significa che per fare posto a nuovi acquisti, il club deve liberare spazi, ma cedere homegrown players vuol dire doverli rimpiazzare con giocatori con identico status. Attualmente c’è solo un posto utilizzabile e sicuramente verrà destinato per il portiere di riserva o per il difensore centrale, al momento priorità assolute, anche a livello numerico.
Recuperare Jovetic
Capitolo a parte va riservato a Stevan Jovetic, acquistato dalla Fiorentina nell’estate 2013 ma per lunghi periodi di stagione confinato in infermeria. Il serbo ha avuto un ruolo marginale nella stagione del City, giocando solo cinque partite da titolare fra campionato e coppe, segnando comunque sei reti.
Il City ha espresso il desiderio di non vendere Jojo, ma Pellegrini e il suo staff dovranno capire, durante il pre-campionato, l’integrità fisica del giocatore e decidere se continuare a puntarci nel futuro. L’aspetto negativo di una eventuale cessione è che il valore di mercato sia sceso ben al di sotto dei €26m, aggiunto al rischio di vederlo tornare pimpante ed integro con un’altra maglia. Meglio tenerlo, quindi, nella speranza che non spenda troppo tempo in infermeria.