Il volto italiano che piace, quello di successo, quello che supera gli ostacoli senza battere ciglio, a testa bassa, senza mai alzare la voce. Vito Mannone ha saputo in una notte, rappresentare tutto il bello del calcio italiano. All'Old Trafford andava in scena la semifinale di ritorno di Capital One Cup. Al Teatro dei Sogni, Mannone è stato il protagonista assoluto di uno di quei bei racconti a lieto fine. E' la storia di un ragazzo di periferia, nato a Desio nel 1988. Un ragazzo volato a Londra alla corte di Wenger nel 2005, che a 17 anni lo aveva fortemente voluto dall'Atalanta. Arriva a Londra con il sogno di giocare in uno di quei grandi stadi che da bambino sognava. Vito forse non sapeva che li a due passi c'era Wembley, ma nel cuore nascosto, quel sogno di giocare in una cattedrale dove sacro e profano si intrecciano meravigliosamente.
D'obbligo fare un piccolo passo indietro. All'Arsenal Mannone vive anni importanti, fatti di crescita graduale e allenamenti intensi al fianco di portieri come Almunia, Fabianski e Szczesny. Dall'amichevole dell'estate 2005 con il Barnet però, Vito colleziona appena 15 presenze. Wenger decide di concedergli più spazio, affidandolo dapprima alle cure del Barnsley. Vive mesi complicati, fatti di prestazioni rivedibili e un infortunio che ne pregiudica l'ascesa. La doppia parentesi con l'Hull è invece la conferma del suo potenziale. Nei primi sei mesi al Kc Stadium ottiene 4 clean sheet in sette presenze. Nel 2012 torna ai Tigers dove tutti lo amano e le prestazioni ripagano il suo lavoro.
Nella passata stagione la sfortuna si abbatte su di lui con un infortunio che limita le sue chance di titolarità. Szczesny non pare una certezza, ma lui non può competere. Un colpo psicologico che presumibilmente pregiudica la sua permanenza all'Arsenal. Nella scorsa estate arriva la chiamata del Sunderland di Di Canio e la firma sul contratto di due anni e mezzo. Un'occasione troppo ghiotta per un 25enne ancora da scoprire e in cerca di una propria dimensione calcistica.
Ai Black Cats trova un certo Westwood, determinato a indossare i guantoni da titolare dopo l'addio di Mignolet passato al Liverpool. Mannone si allena con la solita professionalità e attende. Ad inizio novembre l'irlandese si fa male dopo la sconfitta sul campo dell'Hull. I suoi vecchi colori gli fanno un regalo enorme. Parte titolare in tutte le partite successive ed è protagonista nei successi con City in casa, al Goodison con l'Everton e nella doppia sfida di coppa con Chelsea e United appunto nella partita di andata. Il suo Sunderland inizia a fare punti e nonostante una difesa ancora da registrare, Vito è il nuovo numero 1 e l'ultimo spauracchio per gli attaccanti avversari.
Poi eccola. La notte perfetta. Quella in cui chiedi a te stesso cosa vuoi diventare da grande. Al termine dei supplementari lo United è avanti 2-1. Si va ai rigori. Di fronte non semplici giocatori che proveranno a buttare giù la porta. Un'intero stadio capace di intimorire e creare un moto propulsorio nei cuori dei Red Devils. La storia però spesso riserva finali da premio Oscar. Mannone indossa i panni del gigante italiano che difende il suo bastione. A Januzaj tremano le gambe. Mannone è immenso agli occhi degli avversari. Il tiro del ragazzino è un pallone piccolissimo che si infrange e quasi scompare sotto il peso dell'italiano che blocca la sfera e scarta un regalino niente male. Welbeck e Jones preferiscono cercare fortuna in curva, come se tirare nello specchio fosse una condanna già annunciata. Poi è il turno del capitano. Fletcher guarda negli occhio Vito, sperando, pregando che la manona non indovini l'angolo giusto. Parte lo scozzese. E' un sussulto quando il metro e 90 di Mannone si distende alla sua destra. Il pallone entra. Fletcher può sospirare, quasi conscio di essere stato fortunato. L'ultimo rigore consentirebbe allo United di proseguire nella sfida dagli undici metri. Rafael il prescelto. Il volto terrorizzato di fronte alla sagoma scultorea di Vito. La rincorsa pare quella giusta. L'esito no. Mannone si distende indovinando ancora la traiettoria del pallone. Tiro respinto, Vito è l'eroe solitario dell'Old Trafford, i diavoli dello United sono stati rispediti all'inferno. Il momento di pura felicità è arrivato. Allora è cosi che ci si sente starà pensando il portiere. Il Sunderland vola a Wembley, Mannone potrà realizzare il suo sogno. Sulla strada verso la gloria ci saranno i monumenti del Manchester City. Chissà se qualcuno dormirà notti insonni pensando alla muraglia italiana che da solo ha fermato i cugini di Manchester. E adesso? Per la prima volta il destino di Mannone è nelle sue mani e nelle sue parate. La strada verso il successo è ancora lunga, ma l'inizio non è niente male.
Manchester United Vs Sunderland - Penalty Kicks...
Per un ragazzo che cerca conferme come Mannone, ad uno che sottolinea semplicemente di non apprezzare il dono che gli è stato concesso. Osvaldo, dopo le tre giornate di squalifica per la rissa con il Newcastle, si fa sospendere dal Southampton per l'ennesimo fattaccio in allenamento. Il club ovviamente non ha rivelato l'accaduto, ma le voci parlano di una lite furibonda con un compagno di squadra. La dimostrazione che se uno nasce tondo non può morire quadrato. L'Inghilterra doveva essere il posto ideale per ricominciare, Osvaldo invece fa parlare poco di se in campo, e nuovamente troppo fuori dal terreno di gioco. Il mondiale pare un'utopia, il mercato è agli scoccioli e se le motivazioni per restare ai Saints scarseggiano, questo è il momento di parlare. Intanto la società lo ha fermato per due settimane per condotta non professionale. La domanda sorge spontanea... Vito lo sa, ma tu Pablo?Cosa vuoi fare da grande?
Southampton Football Club has suspended striker Dani Osvaldo for two weeks, following an incident at the Club’s training ground #saintsfc
— Southampton FC (@SouthamptonFC) January 23, 2014