Il solito, grazie. Quattro gol al Cardiff City (103 da inizio stagione, leggasi centotre), un po' di sofferenza e l'undicesima vittoria su undici partite di Premier League tra le mura amiche è cosa fatta. Solskjaer non ha mai vinto contro il Manchester City da calciatore: non ci riesce neppure stavolta, anche se il suo Cardiff è volenteroso e punge soprattutto sulla destra con Noone. Ma per combattere con gli alieni devi venire almeno dal loro stesso pianeta.
Pellegrini non scardina le gerarchie e tiene Dzeko titolare accanto a Negredo. Tourè inamovibile a centrocampo, turno di riposo per Fernandinho rimpiazzato da Javi Garcia. Solskjaer rischia Mutch non in perfette condizioni e si blinda con un 4-5-1 ed il solo Campbell di punta. Il Manchester City potrebbe passare già dopo 40 secondi, se solo Swarbrick si accorgesse del monumentale atterramento subito da Edin Dzeko in piena area di rigore. L'arbitro è l'unico a non vedere. A vedere (bene) ci penserà al 14' il goal decision system, in funzione da inizio stagione su tutti i campi di Premier League: giocata funambolica di Silva sulla sinistra, palla al centro per Dzeko che di sinistro gira verso la porta. La conclusione è strozzata e viene liberata nei pressi della linea. Prima o dopo? Ecco la risposta inoppugnabile, con buona pace di Blatter.
Dopo il vantaggio dei padroni di casa, Negredo avrebbe un paio di chance per raddoppiare. Ma lo squalo è stanco già da un paio di partite e Marshall gli dice di no a più riprese. Poi, dal nulla, il pareggio del Cardiff. Bella azione sulla destra di Gunnarsson al 29', palla a Noone che si accentra, fa venire il mal di mare a Kompany ed insacca con un sinistro che esonera Hart da qualsiasi colpa. Paura, City? Solo per 4 minuti, il tempo che Tourè inventi un assist in profondità per Dzeko da galleria di arte moderna. Il bosniaco salta un avversario e, ignorando il fatto che calcio sia un gioco di squadra, cerca la conclusione anche se Navas è da solo davanti a Marshall. Il rimpallo libera ugualmente lo spagnolo, che (non) ringrazia il compagno e fa 2-1 al 32'.
Solskjaer non cambia nulla nell'intervallo, anche perché l'impressione è che il suo Cardiff possa ancora impensierire il City. Ha ragione, perché Hart deve dire di no per tre volte agli avversari: prima un destro di Mutch, poi una sua deviazione di spalla in mischia ed infine un altro sinistro velenoso di Noone. E' a quel punto che il City decide di aver rischiato abbastanza e mette il turbo: il solito, immenso Yaya Tourè si fa 40 metri di campo palla al piede, scarica su Aguero (entrato al posto dello spento Negredo) che gli restituisce palla ed accomoda in porta il sinistro del 3-1. Neanche il tempo di esultare che l'ivoriano restituisce il favore al Kun. Aguero ci mette del suo ridicolizzando Caulker ed infilando sotto l'incrocio. Il 4-2 in pieno recupero di Campbell è figlio solo dell'uscita anticipata dal campo (virtuale) di Demichelis che se ne va sotto la doccia senza aver sentito il fischio dell'arbitro. Ma la partita era già bella che finita. Se il Manchester City in casa ordina sempre il solito, la storia non cambia nemmeno per gli avversari: chiunque poassi per l'Etihad Stadium al massimo può mandare giù un bel boccone amaro. Poco importa se l'Arsenal continua a vincere: la Premier League è ancora lunga. Per fortuna di chi quest'anno la sta ammirando.