L'attuale tecnico del Galatasaray Roberto Mancini, ai tempi in cui allenava il Manchester City, sarebbe stato fatto fuori da una rivolta dei giocatori dei Citizens: dalle nebbie di Manchester cominciano ad emergere i retroscena che portarono, lo scorso maggio, all’esonero del tecnico italiano, licenziato due giorni dopo aver perso la finale di Coppa d’Inghilterra con il Wigan.

Il primo calciatore a fare outing è Edin Dzeko: il centravanti bosniaco ha rivelato al Mirror i suoi contatti frequenti con il presidente del City, Khaldoon Al Mubarak, per lamentarsi dell’allenatore italiano. "Le ragioni del mio malumore erano molto semplici: Mancini mi mandava spesso in panchina. Trovai assurda, ad esempio, l’esclusione dopo aver segnato quattro gol al Tottenham, nell’agosto 2011. Con Mancini abbiamo discusso molte volte di queste cose, ma le nostre opinioni restavano differenti. I miei colloqui con il presidente erano riservati. Non avvenivano mai alla presenza di altri giocatori, ma so che c’erano altri compagni di squadra erano insoddisfatti. Qualche giorno dopo l’arrivo di Manuel Pellegrini, il presidente mi chiese: Sei contento ora?". Secondo il Mirror, i dirigenti del Manchester City furono preoccupati dalle possibili reazioni di alcuni giocatori al momento del cambio di guida tecnica: temevamo che gente come Kompany, Silva e Hart potesse chiedere di cambiare squadra.

Le parole del bosniaco confermano quanto si era intuito: dietro il licenziamento di Mancini, si è consumata una battaglia di potere. Contro l’allenatore italiano si schierarono alcuni giocatori, i nuovi dirigenti venuti dalla Spagna – il direttore sportivo Begiristain e l’amministratore delegato Soriano – e una parte dell’ufficio stampa, dal quale partirono le soffiate che alimentarono, ad esempio, il gossip giornaliero sulla vita di Mario Balotelli. Ora non resta che attendere la reazione di Mancini alle parole di Dzeko per scrivere definitivamente la parola fine a questa storia.