Chissà in quanti si sono dimenticati di lui in questi anni. Chissà quanti, dopo i debutti italiani con Mourinho, a stento ricordano quel ragazzo dalla faccia pulita che sembrava uno dei tanti predestinati future bandiere di un club. La storia e chi la racconta però sa essere crudele. Il destino può giocare brutti scherzi e da una splendida cenerentola ti trasformi in zucca, visto che la notte di Halloween incombe, lasciando l'amarezza per quello che poteva essere e che poi non è stato. Davide Santon racchiude alla perfezione questa splendida e ingiusta favola di calcio.
Lui nato in periferia, a Portomaggiore provincia di Ferrara, cresce in una terra generosa e amichevole. A Ravenna muove i primi passi calciando un pallone a pochi chilometri dal mare. Chi lo segue fin da bambino, sa perfettamente che in lui c'è qualcosa di meraviglioso. Con le giovanili giallorosse gioca circa sei stagioni prima di lasciare casa per trasferirsi ad Appiano Gentile e all'Inter. Classe '91, Davide esordisce con la maglia della prima squadra a soli 18 anni in una partita di Coppa Italia. Quattro giorni dopo San Siro lo accoglie come un figliol prodigo nella partita con la Sampdoria.
E' l'Inter di Josè Mourinho, non una facilmente impressionabile, non uno che ti schiera in campo tanto per fare numero, non uno che ti da la massima fiducia senza essere certo di essere immediatamente ripagato. L'Inghilterra è da subito nel suo destino perchè a febbraio Santon gioca contro il Manchester United nell'andata degli ottavi di Champions. La sua personalità e compostezza in campo fanno invidia ai veterani di lungo corso, la sua duttilità e le capacità tecnica fanno sorridere il presidente Moratti.
Marcello Lippi lo chiama in nazionale e lo fa esordire nella partita vinta con l'Irlanda del Nord. Nella stagione successiva l'inspiegabile declino, colpa anche di un grave infortunio al menisco, minano il fisico e la testa di un ragazzo di appena 19 anni. Quella del 2009/2010 è la stagione del "Triplete", quella che nessun tifoso interista potrà dimenticare, e neanche lui perchè certe sensazioni non sono positive.
Mourinho lascia Milano, arriva Benitez e Davide sembra potersi rilanciare. La mazzata arriva nel mercato di gennaio quando l'Inter lo cede in prestito a Cesena. Il ritorno a "casa" sembra cosa buona e giusta per lui e la sua carriera. Invece la cenerentola è già diventata zucca. Non nell'aspetto ma nell'anima. Qualcosa in lui sembra essersi rotto, cosi giovane, cosi promettente, eppure cosi fragile. Nell'estate del 2011 la svolta. Davide lascia l'Italia. Per lui un biglietto di sola andata valido per cinque anni direzione Inghilterra.
Poi la strada è facile , seguento il corso del Tyne si arriva nella città dei Geordies. Santon arriva a Newcastle in punta di piedi, quando in Italia molti non si sono neanche accorti del suo addio. Al St James' lo accoglie Alan Pardew. L'avvio non è di quelli da ricordare, calcio nuovo, allenamenti diversi, ruolo diverso, vita che non ti aspetti, e carriera da rifondare. Pardew lo vede a sinistra, lui lanciato a destra da Mourinho. La volontà di ripartire però è troppa. Dopo qualche mese in sordina diventa titolare dei Magpies. La squadra non è più quella dei tempi di Alan Shearer, Kieron Dyer e Laurent Robert.
Lui però sa che un'occasione cosi può regalare grandi soddisfazioni. Dopo una prima stagione di acclimatamento, Santon torna a giocare anche in Europa con il suo Newcastle. E' l'anno delle 38 presenze, record in carriera, è l'anno del suo primo gol da professionista con i bianconeri contro il Wigan. La continuità gli vale il ritorno in nazionale con Prandelli. Quella in corso è la terza stagione con i Magpies. Qualcosa sta nuovamente cambiando per Davide. La notte di Halloween è alle porte. Che lo spettacolo abbia inizio. Santon intanto ha già ricominciato a stupire.