C’è poca Inghilterra nell’Olimpo del calcio quest’anno, ovvero nella lista dei 23 candidati al Pallone d’Oro. Un refrain ormai comune, che accompagna l’ambito premio per il quarto anno, ossia da quando la formula è quella attuale: 23 giocatori si giocheranno le loro possibilità davanti ad una giuria composta da allenatori, giocatori e giornalisti. Lontani i tempi in cui i protagonisti della Premier League sfidavano alla pari i rappresentanti degli altri campionati, negli ultimi 3 anni la Liga l’ha sempre fatta da padrona, riempiendo sempre il podio. E anche quest’anno, con Messi e Ronaldo, il campionato spagnolo dovrebbe accaparrarsi due gradini dell’ambito podio, con Ribery a guastare la festa ispanica.

La Premier League partecipa con sei calciatori che nell’ultimo anno hanno vestito le maglie delle squadre inglesi. Schierano infatti un alfiere a testa Manchester United (Robin Van Persie), City (Yaya Tourè), Tottenham (Gareth Bale), Liverpool (Luis Suarez), Arsenal (Mesut Ozil) e Chelsea (Eden Hazard). Un lieve passo indietro rispetto all’ultima stagione, ma comunque meglio delle edizioni 2010 e 2011. Un dato di poco inferiore a quello di Spagna e Germania, ma al di là del numero dei candidati è evidente che saranno Liga e Bundesliga a spartirsi le prime posizioni. Il tutto riflette l’attualità di un campionato inglese che non riesce a tenere il passo di quello spagnolo e di quello tedesco, ma almeno tiene botta alla risalita del campionato francese e non sprofonda come quello italiano.

Se la Premier però si salva, la Nazionale inglese ne esce con le ossa rotte: nessun inglese nel gotha dei talenti mondiali, un vero smacco. In questo dato si legge l’incapacità del calcio inglese di produrre nuovi campioni, visto che nelle ultime quattro edizioni l’unico inglese ad essere arrivato a questo punto delle selezioni è Wayne Rooney, quest’anno rimasto fuori. D’altronde negli ultimi 10 anni gli unici inglesi ad apparire nelle classifiche del pallone d’oro sono stati proprio Rooney, Lampard, Terry, Gerrard e Carragher, un po’ poco per un movimento così importante.

Ma questo risultato quanto riflette davvero la situazione del calcio inglese? A ben vedere molto. C’è ad esempio il Manchester United campione in carica in Premier, che però al di là di Van Persie e di un Rooney al di sotto dei suoi standard, non offre più i campioni di una volta. Nani non è Ronaldo, per intenderci, ed i Red Devils hanno una rosa ricca di giocatori interessanti e di alto livello, ma quasi nessun campione, esclusi gli attaccanti citati. Finora bastava Alex Ferguson (il lizza per il premio di miglior allenatore), senza di lui si vedono le lacune. Il Manchester City si ritrova anch’esso con una sfilza di giocatori strapagati, soprattutto in attacco, che però non hanno garantito al club il salto di qualità in Champions. E infatti l’unico preso in considerazione è il tuttofare Yaya Tourè.

Ci sono poi Tottenham e Liverpool, dipendenti lo scorso anno dal talento di Bale e Suarez, giocatori decisamente al di sopra del tasso tecnico della squadra, l’Arsenal, che ancora una volta non riesce a fare il balzo verso le primissime posizioni e si presenta con l’ultimo colpo di mercato, e infine il Chelsea, per il quale si potrebbe fare un discorso simile a quello fatto per il Manchester City: tanti ottimi giocatori in attacco, tanti investimenti, ma alla fine l’unico considerato all’altezza per poter competere con i campioni di Barcellona, Bayen, Real e Borussia è stato Hazard, effettivamente il più brillante fra i Blues. Gli altri, da Mata a Oscar, da Torres a Demba Ba, restano a metà del guado. Un po’ come il calcio inglese, lontano dal momento d’oro di Liga e Bundes, ma ancora al di sopra degli altri campionati europei.