C'è qualcosa di nuovo nell'aria. Badate bene, non si tratta dell'autunno prepotente che chiede spazio alle calde e piacevoli giornate estive. C'è qualcuno che sta tornando in Inghilterra. Non sono i Beatles, e non è certamente Winston Churchill. Parliamo di football, parliano di storia e tradizione, parliamo di passato, anni gloriosi, trofei e titoli di capocannoniere. Parliamo di Reds, parliamo di Pool, parliamo di Liverpool Football Club. I giorni bui sembrano poter giungere finalmente al termine. "...at the end of the storm there's a golden sky...", recita cosi la più conoscitua e famosa canzone che riecheggia ad ogni partita dalle parti di Anfield e oggi più che mai in ogni stadio del paese di Sua Maestà. Alla fine della tempesta c'è un cielo dorato che aspetta chiunque in questo mondo, che sembra volerci ragalare sempre meno momenti di pura felicità.
Qualcuno lo disse cinquant'anni fa, "...voglio ridare la felicità alle persone di Liverpool". Lo disse Bill Shankly, lo disse cosciente o meno dell'importanta di quella frase cosi semplice. La felicità, parola spesso ricercata, tanto facile da promettere, eppure cosi difficile da spiegare. Tanti storceranno il naso a paragonare un successo sportivo ad un singolo momento di vera felicità. Poco importa perchè dall'ultimo titolo nazionale sono passati due interminabile decenni, anno 1990. C'era un certo Kenny Dalglish in panchina e nel cuore la ferita profonda dei morti di Hillsborough. Da quel momento a Liverpool tutto è cambiato. Dall'anno di fondazione, 1892, fino all'anno dell'ultimo titolo, 1990, il Liverpool ha avuto solo tredici allenatori, da John McKenna, George Kay, Don Welsh, Shankly, Bob Paisley fino a Dalglish. Negli ultimi vent'anni si sono alternati sulla panchina di Anfield ben sette allenatori, considerando anche Brendan Rodgers. Da Souness, Evans, Houllier, Benitez, Hodgson, ancora King Kenny Dalglish fino alla scelta di puntare sul tecnico nordirlandese due estati fa.
Un lungo e lento processo di rinascita spesso ostruito dall'instabilità societaria di un club nelle mani di un americano prima e di un altro poi. Una volta consolidata la politica ai piani alti, si è deciso di puntare forte, qualcuno pensa non sia stata la prima scelta, sull'ex allenatore dello Swansea, pupillo di Mourinho ai tempi del Chelsea. Si è ripartiti da zero con una mentalità di gioco tutta da consolidare e una rosa da rigenerare. Il credo calcistico di Rodgers pretendeva controllo della palla e del ritmo di gioco. Nuovi calciatori arrivano, altri vanno via, ma si capisce che qualcosa dalle parti di Melwood sta cercando di farsi strada. L'inizio della passata stagione è un pungo nell'occhio di ogni tifoso Red. La squadra gioca a calcio ma le sconfitte arrivano puntuali. L'esordio con il Bromwich è un'autentica disfatta in termini di risultato finale. Le vittorie in Europa League sembrano essere accolte come partite di allenamento. Fino alla settima giornata di Premier arrivano tre pareggi, una vittoria con il Norwich e le sanguinose sconfitte interne con Arsenal e Manchester United, il tutto condito dalla debacle interna di Coppa con l'Udinese, capace di vincere a Liverpol 3 a 2. Il bottino parla di sei punti conquistati, meno di uno a partita, 9 gol segnati, 12 quelli subiti, che diventano 20 in tutte le competizioni. La sosta per le nazionali è una interminabile attesa per il ritorno in campo dopo lo 0 a 0 di Anfield con lo Stoke City, era il 7 ottobre 2012. Come per magia e con il prezioso aiuto dell'immaginazione, facciamo un salto ad un anno dopo.
5 OTTOBRE 2013. Pochi ne parlano, i media lo sussurrano, qualcuno se ne dimentica, qualcun'altro concentra le attenzioni sulla stellina dello United Januzaj, altri sulla sconfitta del Tottenham in casa con i rivali storici del West Ham. Tutto lecito ovviamente, ma li in cima alla Barclays Premier League c'è anche il Liverpool di Brendan Rodgers. Sembrerebbe proprio una magia visti i primi scampoli di stagione passata. La Roma in Italia sta ripercorrendo perfettamente i passi dei Reds che dopo le famose sette partite di inizio stagione, recita cosi. 16 punti conquistati, frutto di 5 vittorie, un pareggio e una sconfitta con il Southampton, grande sorpresa di questo avvio di campionato. 11 gol fatti, 5 le reti subite, nonostante l'addio al calcio giocato di Jamie Carragher. Il gioco non ha sempre regalato picchi di spettacolarità, ma il tempo per questo non manca. Ciò che manca è l'impegno europeo che toglie energie fisiche e mentali a tutte le top del campionato inglese, ad esclusione del solo Liverpool.
Ciò che è stato ritrovato è il cinismo della grande squadra. Con lo United, con l'Aston Villa, Gerrard e compagni hanno saputo soffire senza mai scomporsi, attitudine perfetta se si vuole puntare alle stelle. Lo scivolone interno con i Saints si è dimostrato un mero errore di percorso perchè con Sunderland e Crystal Palace i ragazzi di Rodgers hanno messo in campo prestazioni di buonissimo livello, ma soprattutto, hanno conquistato sei punti buoni per la classifica. Il mercato ha regalato un Mignolet che è risultato immediatamente decisivo, un Tourè completamente rigenerato e convocato nuovamente dalla sua nazionale per i prossimi impegni, oltre a giocatori "affamati" di calcio giocato come Moses e Sakho.
La politica dei giovani inoltre, ha portato agli acquisti di due prospetti come il difensore Ilori e il centrocampista Luis Alberto, oltre allo sviluppo e la crescita continua dei settori giovanili.Il tutto condito da un nuovo schema di gioco che con il rientro del folletto Coutinho dopo la sosta, tenterà di proporre il classico numero 10 alle spalle della coppia gol Suarez-Sturridge, devastante fino a prova contraria, con 5 gol messi a segno in due, nelle ultime due uscite. Con i rientri imminenti di Johnson, Cissokho, ieri in campo con le riserve, il già citato Coutinho, altro giocatore rispetto a quello poco ammirato all'Inter, oltre a Joe Allen, fortemente voluto da Rodgers due anni fa e senza dimenticare che Kenny Dalglish è appena rientrato nell'organigramma societario, che Fowler e McManaman sono stati chiamati ad insegnare calcio ai giovani dell'under 18, l'intreccio meraviglioso tra passato e futuro cosi caro a Liverpool, sembra poter dire solo una cosa..."walk on with hope in your heart...".