Ferguson, nessun ritorno al passato per la leggenda di Manchester

Nella sua prima intervista dopo aver lasciato in estate la guida del Manchester United, lo scozzese parla di presente , passato e futuro.

Ferguson, nessun ritorno al passato per la leggenda di Manchester
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Di Giuseppe Lippiello

Sembra passata un'eternità e tanta acqua sotti i ponti direbbe qualcuno. Eppure ero solo il maggio scorso quando Sir Alex Ferguson decise di lasciare il club di una vita. Il Manchester United senza di lui non sarà più lo stesso, frase fatta ma con quel fondo di verità che farà storcere il naso ai tifosi dei Red Devils di tutto il mondo. Non esiste un solo luogo che non abbia sentito anche solo sussurrato il nome di una leggenda vivente e del suo United.Una storia d'amore iniziata in un freddo giorno di novembre del 1986.

Facendo un passo indietro, impossibile non parlare dei suoi esordi da calciatore, lui scozzese di Glasgow, attaccante per vocazione. Gioca in tutta la Scozia, dai dilettanti del Queen's Park, fino al più conosciuto St Johnstone, poi Dumfermline dove diventa capocannoniere di stagione nel 1966 con 31 reti messe a segno. Da qui la chiamata a casa sponda Rangers, lui diviso in famiglia con un padre protestante e una madre cattolica. La carriera da calciatore termina tra l'esperienza al Falkirk e quella all'Ayr United. Correva l'anno del signore 1974...

La Scozia sembra non volersi privare di quel ragazzotto sempre impeccabile, vedendo il lui quella luce propria che hanno solo i grandi uomini. Da allenatore si parte dal basso con l'East Stringshire. Arriva dunque la chiamata del St Mirren, altra nobile decaduta del calcio anglosassone. Nel 1980 è eroe in patria conducendo l' Aberdeen al titolo nazionale ai danni del Celtic. Fa piazza pulita due anni più tardi quando, sempre con i Dons, vince la coppa di Scozia annichilendo in finale i Rangers con un perentorio 4 a 1. Il 1983 è l'anno del treble! Ferguson diventa con pieno merito una leggenda di Aberdeen vincendo coppa di Scozia, Coppa delle Coppe e Supercoppa Europea, battendo rispettivamente Real Madrid e Amburgo. Gli anni che seguono sono un apoteosi e la conferma delle sue grandi doti manageriali. Con i Dons arrivano altri due titoli nazionali, una coppa di Scozia e la coppa di Lega.

Il 6 novembre 1986 Ferguson lascia la madrepatria, firmando qualche chilometro più a sud con il Manchester United. Quello che inizia è qualcosa che va ben oltre il rapporto tecnico società. Bill Shankly diceva che il Liverpool era fatto per lui e lui per il Liverpool, il suo progetto era far diventare il Liverpool un invincibile bastione. Impossibile che uno scozzese come Ferguson non abbia pensato anche solo per un istante di ripercorrere quel progetto di vita iniziato dal grande compratriota. Ferguson decise di fare di Manchester la sua seconda casa, la sua vita e il suo motivo d'orgoglio. Dal 1990 anno del primo trofeo, il suo United ruba definitivamente la scena ai Reds in patria conquistando 13 campionati, 5 coppe d'Inghilterra, 4 coppe di Lega e 10 Supercoppe. In Europa il suo Manchester United non si sente a casa come in Inghilterra, eppure arrivano 2 Champions League, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa e soprattutto due Coppe Intercontinentali, una poi chiamata Mondiale per club. E' la consacrazione di un mito quando nel 2012 diventa l'allenatore con più anni di permanenza in un club, alle spalle solo dell'indimenticabile Guy Roux, 44 anni sulla panchina dell'Auxerre, a cavallo delle anni 60 e il 2005.

Nel maggio 2013 la decisione di lasciare lo United, non prima però di aver riportato in testa al campionato la sua macchina perfetta. Troppo doloroso per un "padre", vedere la sua squadra perdere, all'ultimo secondo della stagione precedente, il titolo per differenza reti contro i cugini di quartiere del Manchester City. Rimane e continua a vincere come ha sempre fatto fin dai suoi primi calci al pallone. Lui vincente e vincitore in un mondo che ha visto cambiare in quasi cinquant'anni di calcio ai massimi livelli.

Nella prima intervista rilasciata dopo il suo "farewell" allo United ad una televisione americana, Ferguson ammette di non aver mai avuto ripensamenti:" Non ho intenzione di tornare ad allenare il Manchester United e non mi farò influenzare dai recenti risultati". Parole di elogio per l'attuale guida tecnica David Moyes:" Lo United è in ottime mani, Moyes avrà successo, è un ottimo allenatore". Impossibile non credere sulla parola al baronetto che alla fine scherza sulla possibilità di un suo ritorno:" Non buttate i vostri soldi scommettendo sul mio ritorno allo United, ho preso una decisione nel momento migliore, adesso ho una nuova vita". Semplici più che mai i desideri del neo "pensionato" Ferguson:" Voglio andare al derby del Kentucky, all'US Masters, alla Melbourne Cup, voglio visitare i meravigliosi vigneti Toscani e francesi". Lo scoop lo lancia ai microfoni di un gionalista confemando la volontà di Abramovich di portarlo al Chelsea, secca la sua risposta:" I said no chance". Shankly disse dopo le sue dimissioni da tecnico del Liverpool:"La cosa più difficile della mia vita, quando andai dal presidente fu come camminare verso la sedia elettrica. Ecco, mi sentivo proprio così". Chissà se Ferguson avrò provato una cosa del genere, un giorno magari, passeggiando dalle parti dell'Old Trafford, ce lo dirà.