E alla fine, per male che dovesse andare l'esperienza del catalano alla guida del Bayern Monaco (al di là di ogni gufata, per altro già avanzata qualche settimana fa in un articolo-parodia sul quotidiano Bild), non si dica che Pep Guardiola non abbia vinto niente. Scherzi a parte, il percorso è ancora molto lungo e tortuoso però in questo torneo quadrangolare da 30 minuti per tempo giocato allo Stadion im Borussia-Park , la Telekom Cup, il Bayern ha messo in riga non squadrette ma il Borussia Dortmund, l' Amburgo e - appunto - il Mönchengladbach, a coronamento di un precampionato che è andato oltre le più rosee aspettative.
Anche con Guardiola è un Bayern che non si limita a vincere ma infligge sonore umiliazioni. 4-0 all'Amburgo, 5-1 al Borussia Mönchengladbach, il ruolino di marcia è quello di un rullo compressore. A vederlo giocare questo Bayern Monaco, già dalle primissime uscite suscita impressioni forti, da squadra leader incontrastata del rettangolo verde. Gioco totale, dominio assoluto della palla, ritmo insostenibile (a luglio), movimento perpetuo, e per gli altri solo briciole, scampoli di azioni, tentativi smozzicati di manovra.
Certo, lanciarsi a sostenere fin da ora che questo Bayern è più forte di quello onnivincente di Jupp Heynckes sarebbe un'enorme scemenza, per vari motivi. In primo luogo perché ci troviamo agli albori di un nuovo corso in cui la squadra deve ancora affrontare un match ufficiale (tempo una settimana, in occasione della Supercoppa di Germania contro gli eterni rivali del Dortmund, che invece in questa Telekom Cup non hanno inebriato) e già potremo maneggiare qualche elemento di valutazione in più, e la fase è tuttora quella della sperimentazione. Competizioni come questo quadrangolare di gran lusso risultano sempre indicative: 30 min. per tempo significa lavorare sull'intensità, quindi velocità e ritmi vengono alzati in funzione dell'abbassamento cronometrico per poter analizzare la massimizzazione dello sforzo. Sui 90 minuti naturalmente il discorso cambia.
Estremamente interessante anche il lavoro eseguito sulle varianti tattiche da parte di Guardiola. Altro punto di notevole forza da parte di una compagine che può vantare una notevole gamma di alternative con ricambi di eccellente qualità per ogni reparto, i famosi "doppi". Con Schweinsteiger e Götze ancora convalescenti, Mkhitaryan infortunato (salteranno la Supercoppa), i tre della Confederations Cup Dante, Luiz Gustavo e Javi Martinez non ancora utilizzati a pieno regime, Guardiola ha disegnato un 4-3-3 con alcune sotto-varianti.
Innanzitutto l'innesto immediato del nuovissimo arrivato, l'ex Barcellona Thiago Alcantara, giocatore d'immensa classe (se mai ce ne fosse bisogno) ed estrema duttilità, un jolly fortemente voluto dal tecnico di Santpedor che potrebbe risultare decisivo nel corso di una stagione fittissima come quella del Bayern, impiegato come vertice basso del centrocampo a tre, con Kroos o Shaqiri su uno dei due lati. Ripensato anche il ruolo di Lahm: non più terzino destro con licenza d'offendere ma esterno destro di centrocampo con occupazione offensiva a tempo pieno. In attacco, duplice strategia: tridente con punta centrale (Mandzukic/Pizzarro) e due esterni alti di supporto Ribery e Robben; tridente senza punte di ruolo, modulo filo-catalano, con Ribery, Robben e Müller ad intercambiarsi là davanti. Un Bayern insomma di fatto già sbalorditivo, potenzialmente mostruoso, tatticamente con curve evolutive da stratosfera e che paradossalmente fa paura non per quello che ha già messo in evidenza, ma per ciò che non ha ancora mostrato.