Doveva essere appuntamento con la storia e appuntamento con la storia è stato. Ospite d’onore il Manchester United di un sempre più leggendario sir Alex Ferguson. Palcoscenico di mille piece teatrali d’eccezione il monumentale “Old Trafford”, Teatro dei sogni di migliaia di spettatori tifosi appassionati e colmi d’orgoglio. Vittima sacrificale l’Aston Villa che ha assistito al ventesimo sigillo nella storia del club, tredicesimo sotto la guida del baronetto Scozzese, trentottesimo totale.

Numeri che fanno girare la testa, ma che servono solo in parte a sottolineare la grandezza di una squadra che negli ultimi vent’anni ha dominato in lungo e largo in Inghilterra, trovando solo per qualche momento, avversari in grado di contrastare il suo strapotere. In ordine cronologico lo smacco all’ultimo secondo dei cugini di Manchester nello scorso campionato, aveva chiuso una stagione negativa che necessitava una risposta immediata sul campo. Troppo doloroso quello sgambetto di Aguero e Mancini, troppo da digerire quel cielo di Manchester celeste come non mai dopo la vittoria in campionato del City. Eppure nessuno ha fatto drammi, dall’imperturbabile Ferguson fino agli storici veterani, dalle scommesse estive fino ai vertici, nessuno ha mai dubitato che il riscatto non si sarebbe fatto attendere.

In 34 giornate i Red Devils hanno chiuso la pratica ottenendo ben 27 successi, confermandosi attacco più prolifico finora con 78 reti messe a segno, e seconda difesa del torneo con 35 reti subite. Con quattro partite ancora da giocare le statistiche possono ancora migliorare, ma ciò che sembra chiaro a tutti, è che la solidità del gruppo sia l’arma in più di una squadra vincente come non mai. Anche nell’anno in cui Rooney tira i remi in barca, con le sirene francesi da una parte e i problemi fisici o presunti dall’altra, ci pensa l’ennesima scommessa vinta da Ferguson a decidere la stagione: Robin van Persie. Arrivato in estate dall’Arsenal, RVP è stato protagonista assoluto di una cavalcata trionfale, culminata nella tripletta del Monday Night che ha consegnato a se stesso e alla città un trionfo annunciato. Lui, stella dei Gunners ma mai realmente vincente, ha saputo indossare i panni del killer con i suoi 24 gol in campionato, punta di diamante di un attacco collaudato, in cui hanno brillato l’altra stella estiva, Kagawa, il solito instancabile Valencia e lo stesso Rooney, perché il talento non scompare per magia. Non ultimo l’immortale Ryan Giggs, esempio di come la serietà e la classe non abbiano confini d’età. Senza dimenticare la solidità in mezzo al campo di Carrick, ultimo bastione prima della muraglia difensiva che difficilmente ha subito debalce clamorose.

Ed ancora Jones e ed Evans, scommesse vinte da quel santone in panchina che non ha mai sbagliato una mossa, giovani titolari di una difesa che sarà il futuro di una squadra che non sembra avere limiti apparenti. Fino a De Gea, pescato dall’Atletico, ed entrato poco a poco nei cuori dei tifosi tra parate e uscite in area non per i deboli di cuore. Fatto sta che la vera forza risiede nell’integrità di un gruppo con una mentalità vincente che però può ancora fare passi avanti. In Europa è mancato, per sfortuna e non, quello scatto decisivo che sarebbe valso qualcosa in più in Champions. Gli ottavi di finale sembrano essere troppo poco per una squadra abituata ad arrivare fino in fondo alle competizioni che contano. Nessuno farà drammi, perché se la risposta al City 2011/2012 è stata quella di staccarlo in campionato di sedici punti l'anno successivo, con Ferguson a dirigere i giochi non è impossibile pensare allo United mina vagante della prossima Champions League.