In NBA, mentre il mondo 76ers viene scosso dal caso-twitter (con degli account che insultavano vari giocatori e che sarebbero stati ricondotti a Bryan Colangelo, presidente in carica), Philadelphia può respirare un po’ di ossigeno per la notizia del rinnovo contrattuale di Brett Brown, head coach sulla panchina della franchigia dal lontano 2013. La notizia, come spesso succede lanciata per la prima volta da Adrian Wojnarowski di ESPN, parla di un’estensione di tre anni. Brown, allenatore del periodo di tanking estremo (con addirittura sole 47 vittorie nelle prime tre stagioni) è stato fautore anche della rinascita, guidando un gruppo giovane e talentuoso alla prima post-season dal 2012, con un record di 52-30 al termine della scorsa stagione regolare.
A riguardo, sono arrivate anche le parole dello stesso Colangelo, che ha sottolineato come un rinnovo fosse necessario per garantire tranquillità all’ambiente: “Non penso sia la soluzione più sana per un allenatore iniziare una stagione con un solo anno di contratto rimasto. Influenza molti aspetti di quello che stai facendo”. Dunque, dopo l’eliminazione al secondo turno per mano dei Boston Celtics, l’head coach di Simmons e compagni riceve sicuramente un importante attestato di stima che gli permetterà, a meno di nuovi scossoni, di continuare a portare avanti uno dei progetti più intriganti dell’intera lega.

Spostandoci dalla città dell’amore fraterno, sono da notificare i movimenti di altre panchine in giro per gli Stati Uniti: gli Orlando Magic, infatti, hanno annunciato ieri l’ingaggio di Steve Clifford come head coach. Per il cinquantasettenne si tratta di un trasferimento, dato che dal 2013 fino al licenziamento di aprile è stato capo allenatore degli Charlotte Hornets, ma anche di un ritorno alle vecchie abitudini, dato che proprio Orlando è stata una delle tappe, più precisamente la penultima (2007-2012) prima dei Lakers, del suo percorso di esperienza come assistant coach. All’epoca, sulla panchina della franchigia della Florida sedeva Stan Van Gundy, che portò la franchigia all’ultima apparizione playoffs, quella del 2012.
Clifford ha già speso parole al miele per la squadra che si appresta a ritrovare: “Ho passato 18 anni nella lega, godendomeli tutti, ma nessuno più dei cinque che ho passato qui. C’è un vecchio detto nella NBA, che dice che non conosci un giocatore finché non lo alleni. Proverò a stabilire le giuste relazioni tra i ragazzi, già da domani. Voglio essere capace di andare incontro ad ognuno di questi ragazzi nel modo giusto”.
In concomitanza sono arrivate anche le parole del presidente dei Magic Jeff Weltman: “Siamo molto felici di riaccogliere Steve nella famiglia Magic. È largamente ritenuto da tutta la comunità NBA come un coach d’elite, capace di seguire tutte le fasi dello sviluppo dei giocatori. Le sue squadre sono sempre state disciplinate e preparate, ed hanno accolto l’idea di giocare l’uno per l’altro. È molto importante per noi trovare stabilità nel coach, dopo averne cambiati cinque in sette anni. Non vogliamo ricominciare da capo ogni stagione”.
Clifford, nonostante le 21 partite saltate lo scorso anno (problemi di insonnia e pesanti emicranie), sembra completamente ristabilito, ed i dottori di Orlando sembrano avergli dato il via libera per sostenere tutti i ritmi (estenuanti) del calendario NBA, ed avrà da subito i riflettori puntati addosso: che sia lui l’uomo giusto per restituire vigore ad un ambiente in crisi da anni?