Un monologo lungo quarantotto minuti. C'era tanta, tantissima attesa attorno alla sfida del TD Garden che vedeva opposti nella notte i Boston Celtics - primi ad Est - ai Cleveland Cavaliers di LeBron James - Campioni di Conference in carica - ma la gara ha tradito le attese, in quanto di gara vera e propria ce n'è stata pochissima. Vincono i padroni di casa, apparsi molto più solidi e consapevoli dello spartito da recitare, al cospetto di una squadra, i Cavs, fin troppo abulica e passiva per essere quella vera. LeBron e soci non sono mai entrati realmente in partita, vanno sotto di dieci già nel primo quarto e riescono a scuotersi soltanto per pochi minuti. Sei invece gli uomini in doppia cifra per i Celtics, trascinati da un Rozier in versione closer di lusso e da un Tatum sempre più sorprendente. 

Soliti quintetti da una parte che dall'altra, con Stevens e Lue che si affidano alle rispettive certezze. Uno dei motivi per seguire la sfida era chiaramente il ritorno di Thomas al Garden, da avversario, ma come c'era da aspettarselo dopo i venti minuti in campo contro Portland nella notte precedente, il piccolo IT non è sceso in campo. 

Doveva essere la notte di Kyrie Irving, chiamato a dimostrare ai Cavaliers che da primo violino può prendere per mano una squadra e trascinarla nella stratosfera. Tuttavia la serata del prode di casa è stata tutt'altra che idilliaca, perché molto spesso la voglia di dimostrare si è trasformata in quella di strafare, eccedendo fin troppo in individualismi che non sempre hanno portato ai risultati sperati. Tuttavia, nel break iniziale dei Celtics, che arriva dopo i primi tre minuti di fisiologico studio, ci sono anche quattro punti personali dell'ex di giornata, i quali si uniscono ai liberi di Brown che valgono il 15-9. LeBron James prova a tenere a galla i suoi dalla parte opposta, ma l'intensità difensiva di Boston è già massimale. Non solo, dalla panchina l'energia che portano Smart e Rozier è decisiva nel chiudere positivamente il primo quarto: sette punti di fila di Smart e otto di Rozier nell'ultimo minuto di frazione valgono il +11 alla prima sirena, con Cleveland che barcolla.

La risposta dei Cavaliers è affidata a Kyle Korver, unico realmente in partita per gli ospiti: dopo il primo errore arrivano quattro bombe di fila che riportano la squadra di Lue a contatto, ma non del tutto in partita mentalmente. Dalla parte opposta hanno gioco facile Horford nell'arrivare al ferro e, più in generale, i Celtics nel costruire tiri puliti, dal perimetro ma non solo. Theis risponde al tiratore ospite con la stessa moneta, con due conclusioni personali, prima delle fiammate di Irving - con qualche forzatura di troppo - e James che sigillano il più 8 all'intervallo lungo. 

Brown in azione - Foto Celtics Twitter

In avvio di ripresa, quando ci si attendeva una scossa da parte dei Cavaliers, arriva invece la mazzata definitiva all'incontro: Boston approccia il secondo tempo così come il primo e, nel giro di due minuti, le triple di Brown, Horford e Tatum mandano in visibilio il Garden e tagliano le gambe a Cleveland (66-52). I due baby-prodigi di casa Stevens salgono al proscenio firmando le giocate nelle due metà campo che valgono l'allungo decisivo, con il solo James dalla parte opposta - Love esce per infortunio in una serata nefasta - ed in parte Green che riescono a mettere punti a referto. L'attacco di Lue fatica ad entrare in ritmo, lasciandosi andare in balia di forzature ed individualismi, mentre dalla parte opposta sono gli errori da tre punti di Brown, Tatum e Ojeleye a non far calare il sipario sull'incontro. 

La sfida resta tuttavia saldamente tra le mani dei padroni di casa, che sfruttano lo strapotere atletico di Tatum e Brown per confermare il vantaggio attorno ai quindici punti, prima della sfuriata finale del solito Rozier e della tripla di Smart - dopo svariati tentativi puliti - che rompono il muro dei venti punti di vantaggio (98-77). Cleveland è al tappeto, dal quale non si rialzerà fino ai minuti conclusivi della sfida, quando Boston tira i remi in barca e si concede ai canestri di Crowder, Osman e Calderon che quantomeno rendono meno amaro il passivo. 

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