Alla vigilia della gara che vedrà i suoi Golden State Warriors opposti ai Los Angeles Lakers, in programma questa notte allo Staples Center, Stephen Curry si è profuso in un'accorata difesa di Lonzo Ball, rookie gialloviola attualmente nel centro del mirino della critica, a causa di aspettative mediatiche troppo alte, sinora non rispettate Curry, due volte MVP della regular season NBA e altrettante volte campione con i Dubs, sa bene cosa significa essere atteso a grandi traguardi nei primi anni di carriera. 

Anche se, in realtà, le pressioni cui fu sottoposto Steph ai tempi degli esordi non sono minimamente paragonabili a quelle che stanno tormentando Lonzo. Nemmeno il confronto tra papà Dell, ex giocatore professionista, e papà LaVar, provocatore di professione, può reggere: troppo diverso il contesto, ambientale e mediatico. Eppure Curry prova a trovare dei punti di contatto con Lonzo: "Già negli anni della high school - le sue parole, riportate da Chris Haynes di Espn - c'era un po' di pressione extra a causa di mio padre, e mi sembrava che tutti criticassero ogni mio movimento in campo, e all'epoca non giocavo per essere reclutato da un college, ma solo per essere riconosciuto dai miei allenatori. Quindi avevo comunque pressioni su di me. La gente diventava pazza per ogni mio errore al tiro, e solo per me, non per altri giocatori. Stessa situazione al college, qualcosa che ti complica la vita, e che ho dovuto superare. Ma alla fine ho insegnato a me stesso di riderci sopra, di capire che tutto dipendeva dal fatto che avevo scelto lo stesso sport di mio padre, e di accettarlo. Lonzo non deve lasciare che ciò che dice la gente lo infastidisca, ma deve usare il tutto come motivazione". Ma più di ciò che dice la gente, Lonzo deve guardarsi soprattutto dalle dichiarazioni del padre, che solo pochi mesi fa aveva detto che suo figlio sarebbe stato un giocatore migliore di Curry: "So cosa suo padre ha detto al riguardo - prosegue Steph - ma voglio essere rispettoso. Alla fine, se mio padre dicesse qualcosa di folle, non so come reagirei. Sono molto sensibile nel parlare famiglie altrui. Suo padre dice un certo tipo di cose spesso, lo lascerò fare".

Curry e Ball si ritroveranno stanotte l'uno contro l'altro: "Ogni sera gioco contro ragazzi del mio ruolo, è una cosa naturale quando sei in campo. Sarà aggressivo contro di lui, come quando gli avversari provano a portarmi in post in difesa o a forzare dei cambi. Funziona così, poi è sul campo che si vede chi sei realmente. Mentre quando la si prende sul personale, la pallacanestro diventa una cosa troppo seria, perchè alla fine stiamo tutti cercando di raggiungere gli stessi obiettivi". Curry non ha dubbi sulle potenzialità di Lonzo: "Se io sono riuscito a superare le perplessità sul mio conto, può farcela sicuramente anche lui, le critiche fanno parte del gioco. C'è sempre qualcuno che ha qualcosa da dire su di te: quando sei al top, vinci un titolo NBA, le persone diranno comunque qualcosa, non la smetteranno mai. Ora che ho avuto successo in questa lega, parlo solo per educazione. E' diverso dagli altri giocatori, perchè ovviamente ora sono cresciuto, e non scambierei tutto ciò con nient'altro. Tutti abbiamo dovuto lavorare per affermarci, niente di ciò che ho raggiunto ha a che vedere con mio padre. Anche se ogni figlio di un giocatore vorrebbe raggiungere l'NBA, è una motivazione in più". Su Lonzo, Curry sembra nutrire sincera fiducia: "Deve solo essere se stesso, e alla fine ne uscirà. Questa è una lega fatta di aggiustamenti. Sono fiducioso che dimostrare alla gente che si sbaglia. E' un rookie, avrà un anno di alti e bassi come tutte le matricole. E' un'esperienza da cui trarre insegnamenti, per provare a trovare la propria strada. Ho sempre detto che è un grande talento. Penso che adori giocare a pallacanestro, quindi riuscirà a lottare e ad avere un gran carriera. Spero che voi giornalisti non mi abbiate giudicato per le mie prime venti partite NBA..."