A caccia della svolta. I Cleveland Cavaliers sono, ad oggi, una delle sorprese in negativo di questo avvio di stagione NBA. Dieci partite, seppur poche, possono servire e sono utili a tracciare un primo bilancio stagionale, del quale non si può certo parlare in accezione positiva per quel che riguarda le sorti dei vice Campioni NBA in carica. Problemi di alchimia, offensiva ed altresì difensiva. Problemi di meccanismi ed equilibri che coach Lue ed i suoi interpreti stentano a trovare ed oleare. Gerarchie del tutto da ristabilire rispetto a quella che, nelle ultime stagioni, era una squadra che ruotava inevitabilmente attorno al binomio Irving-James.
Non può essere chiaramente la partenza di Kyrie Irving, il quale sta facendo le fortune dei Boston Celtics, l'unica causa che ha scatenato tutto ed ha portato ad un misero 4-6 nel record stagionale dei Cavs. La sconfitta contro gli Atlanta Hawks della scorsa notte ha sottolineato ancora una volta come sia l'atteggiamento, mentale prima ancora che fisico, uno dei problemi principali di questa squadra, che quando stimolata e quando punzecchiata a dovere - come nel caso della trasferta di Washington - sembra riuscire a rimettersi in riga e mandare messaggi confortanti sul proprio conto al resto della concorrenza. Tuttavia, non può bastare un singolo episodio per giustificare sei scialbe prestazioni.
"Siamo una squadra diversa, del tutto diversa rispetto a quella che avevamo nelle ultime tre stagioni. Abbiamo molti nuovi volti, molti pezzi nuovi, alcune pedine fondamentali ancora infortunate, che condizionano il nostro approccio. Tuttavia, ogni notte dobbiamo avere la forza di scendere in campo ed essere pronti a giocare, a crescere e a dare il meglio di noi stessi" le parole di coach Tyronn Lue pronunciate nell'allenamento di ieri riguardo la situazione della squadra. Parole che rimarcano il concetto espresso nell'immediato post gara della sfida contro Atlanta da James e Wade: "Tutti devono salire di colpi e giocare meglio, specialmente i ragazzi che giocano in quintetto. Se non lo facciamo difficilmente arriveremo ad essere una squadra competitiva come vogliamo diventarlo". Una stilettata nei confronti di chi, probabilmente, non riesce ad entrare in campo con la giusta attenzione, provocando come domenica notte un parziale di 28-37 che condiziona inevitabilmente il resto della contesa.
Chi nel finale della sfida contro gli Hawks era assente giustificato per un inatteso viaggio in ospedale è Kevin Love, il quale tornato nella facility dei Cavaliers il giorno dopo l'accaduto ha spiegato le sensazioni provate in quei momenti: "Non so come spiegare come mi sono sentito, perché non mi sono mai sentito così male". Proseguendo nella sua analisi, il centro ex Timberwolves si è allacciato alle parole di Wade, in particolare alla critica mossa ai titolari: "Probabilmente Dwyane ha ragione. Ho sentito ciò che ha detto e credo che sia ciò che sta accadendo. E' una spiacevole situazione, di certo entrare in campo e subire 37 punti in un quarto non è accettabile sul piano difensivo. Non so nemmeno spiegarmi se sia una questione relativa all'assenza o alla mancanza di energia o concentrazione da parte della squadra. Semplicemente non possiamo continuare ad essere in una situazione del genere e dobbiamo provare a fare di tutto pur di uscirne il prima possibile".
Questione di alchimia, di equilibri da stabilire e ritrovare, al pari di un atteggiamento che inevitabilmente, in difesa, deve cambiare sostanzialmente. Questioni strutturali alle quali i Cavaliers proveranno a porre rimedio a partire da stanotte, nella sfida contro i Milwaukee Bucks di Giannis Antetokounmpo, miglior marcatore della Lega. Occasione migliore per riscatto e redenzione, oltre che per dimostrare qualcosa, non potrebbe esserci.