Probabilmente la trade dell’estate, quella che ha più destato scalpore sia per la sua inaspettata conclusione che per il suo percorso alquanto travagliato, è stata quella che ha portato Kyrie Irving da Cleveland a Boston, in cambio di Isaiah Thomas, Jae Crowder, Ante Zizic e due scelte ai futuri draft. Un'operazione che ha destato scalpore, oltre che emozioni contrastanti, anche per agli atleti coinvolti in essa: l’entusiasmo di Kyrie Irving di abbracciare una nuova sfida come, verosimilmente, leader e primo violino dei nuovi Celtics, si è contrapposto allo sconforto e al risentimento di Thomas nel dover lasciare Boston, una città e una squadra per le quali ha dato tutto e nutre tutt’ora un grande affetto.

Una città che conquista: questa è Boston, una capitale che, oltre ad essere uno dei nuclei fondatori di quelli che sono diventati gli Stati Uniti d’America, ha sviluppato e continua a mantenere un profondo legame con lo sport, che sia esso football americano, baseball o basket. I Celtics rappresentano in questo contesto una delle maggiori attrazioni e uno dei motivi di maggior orgoglio per la cittadinanza bostoniana, sia per la chiara anima New England che trasudano attraverso i loro simboli e colori, che fanno riferimento alla tradizione irlandese particolarmente presente nel Massachusetts, sia per la loro gloriosa storia di successi che li rendono la franchigia più titolata della lega.

Di questa passione e di questo trasporto emotivo da parte della città intera nei confronti dello sport, si è accorto anche Kyrie Irving al suo arrivo, il quale, intervistato durante la pre season, ha dichiarato: “A Boston, mentre guido, osservo e penso che sia davvero una città viva e che vive per lo sport”. Successivamente Irving si è soffermato anche sul clima urbano, ben diverso da quello di Cleveland, che caratterizza la città: “Ci sono molte culture diverse, cibo e persone. Senti tutto questo, soprattutto a Boston. Se vai a Cleveland riesci ad intuire questa cosa alla sera magari, ma qui è molto diverso”.

Parole al miele nei confronti di una città e una fanbase che ha accolto Uncle Drew con molto entusiasmo, vedendo nelle capacità tecniche, nella personalità e nel Killer instinct di Irving il tassello mancante per consacrare definitivamente i Celtics come vera e propria contender al titolo di campione NBA.