La matricola e il veterano. Dennis Smith, playmaker scelto all'ultimo Draft con la nona chiamata, e Dirk Nowitzki, infinito fuoriclasse tedesco. Sono loro l'alpha e l'omega dei Dallas Mavericks della prossima stagione, chiamati - sotto la guida di Rick Carlisle - a tornare ai playoffs dopo un anno di assenza. Deludente l'ultima regular season dei texani che, per ammissione dello stesso vulcanico proprietario Mark Cuban, a un certo punto hanno deciso di puntare al tanking per avere maggiori chances di successo alla Lottery del Barclays Center.
Ne è scaturita una chiamata con la nona moneta, non eccezionale, ma che ha consentito ai Mavs di pescare Dennis Smith, esplosiva point guard da North Carolina, snobbata sia dagli Orlando Magic, per Jonathan Isaac, che dai New York Knicks, per il francese Frank Ntilikina. Impossibile per Dallas lasciarsi sfuggire l'occasione Smith, a lungo considerato tra i papabili per un posto nella top five del Draft, e giocatore con enormi margini di miglioramento, tra i più pronti ad affrontare la fisicità NBA secondo gli addetti ai lavori. La pensano così anche le altre matricole, che in un sondaggio commissionato dalla stessa lega, hanno puntato su Smith come rookie of the year, preferendolo anche ad altre point guards più quotate, come Markelle Fultz e Lonzo Ball. Il prodotto da North Carolina si è già messo in mostra durante la Summer League, confermando il suo atletismo e una voglia indomabile di arrivare al ferro. Da lui ripartiranno i Dallas Mavericks, che nello slot di point guards hanno comunque delle alternative. A cominciare dagli ormai veterani Devin Harris e J.J. Barea, per finire con Yogi Ferrell e Seth Curry, due delle poche note positive dell'ultima stagione. L'altro vero punto di riferimento dei texani si chiama ovviamente Dirk Nowitzki, il tedesco dal talento inestimabile, che quest'estate ha spalmato - riducendoselo - il suo ingaggio fino al 2019. Dieci milioni complessivi per le prossime due stagioni per questo fenomeno ormai prossimo ai quarant'anni, realizzatore sopraffino, frenato recentemente da acciacchi assortiti, schiena e ginocchio in primis. Ma, nonostante i segni dell'età, Nowitzki rimane il giocatore chiave dei Mavs, il leader naturale di una squadra che ha perso via via alcuni dei suoi uomini migliori, per mettere insieme un gruppo di buon livello, tuttavia incapace di competere per il vertice della selvaggia Western Conference. Dalla salute di WunderDirk dipenderanno molte delle fortune dei Mavs, così come dal rendimento di alcuni giocatori ondivaghi, attesi al salto di qualità semi-definitivo.
Ogni riferimento a Harrison Barnes è in questo caso puramente voluto. L'ex giocatore dei Warriors, silurato da Golden State dopo l'approdo nella Baia di Kevin Durant, deve ancora comprendere quale sia la sua dimensione. Leader tecnico di una squadra NBA o buon comprimario? Difficile vederlo ancora come go to guy di Dallas, come accaduto per parte della scorsa stagione: Barnes nasce come grande difensore, non come attaccante irresistibile, nonostante i suoi miglioramenti nel trovare il canestro con continuità. Meno isolamenti, più tiri in ritmo, questo l'obiettivo della small forward campione NBA nel 2015. L'altro punto interrogativo che aleggia intorno alla stagione dei Mavs riguarda Nerlens Noel, centro di verticalità giunto lo scorso inverno - via trade - dai Philadelphia 76ers. Restricted free agent, Noel non ha ancora trovato - a quasi due mesi di distanza dall'inizio ufficiale delle contrattazioni - l'accordo con il frontoffice di Cuban, rifiutando recentemente un'estensione contrattuale da 17.5 milioni di dollari all'anno. Situazione in evoluzione, che sta irritando i Mavs, convinti nel puntare sul ragazzo, forse anche per mancanza di alternative nel reparto lunghi. Detto di Nowitzki, intoccabile nella sua posizione di ala grande, oltre a Noel c'è ben poco, se si considerano che i possibili titolari si chiamano Salah Mejri, trentunenne tunisino di voglia ma di poco talento, e l'atletico Dwight Powell, ventisei anni, ora titolare di un contratto da oltre nove milioni di dollari l'anno. Ecco perchè Carlisle, in linea con la sua filosofia di pallacanestro, potrebbe anche optare per un quintetto piccolo, considerata l'abbondanza di guardie o esterni che dir si voglia. Tra i quali rimane l'affidabile Wesley Matthews, ex Utah e Portland, tiratore e ottimo difensore, secondo giocatore più pagato della franchigia (36 milioni per i prossimi due anni). Il resto del roster ha visto l'inserimento di un veterano come Josh McRoberts e di un giocatore di complemento come Jeff Whitey, in attesa di ricevere novità dal fronte Noel. Ma è Dennis Smith l'attrazione principale dei nuovi Mavericks, sulla carta lontani dal ritorno ai playoffs dell'Ovest, ma liberi di stupire.