Una stagione da rookie da astro nascente, una da sophomore caratterizzata da problemi fisici e incomprensioni con la franchigia d'appartenenza. Scelto alla numero quattro del Draft NBA del 2015, Kristaps Porzingis ha impiegato pochissimo tempo a entrare nel cuore dei tifosi della Grande Mela, facendo innamorare anche gli appassionati neutrali per il suo talento unico, da unicorno appunto, come da definizione di Phil Jackson, fino a un mese fa presidente delle operazioni sportive dei Knickerbockers.
E proprio con Jackson i rapporti sembravano essersi incrinati, in particolar modo nella seconda parte di stagione, con tanto di chiusura senza saluti finali e con una paventata ipotesi di addio. "Non capisco la direzione tecnica della franchigia", la stilettata del lettone indirizzata al Maestro Zen, ma non solo, a tutta l'organizzazione dei Knicks, ora rimodellata intorno alla figura di Scott Perry, general manager ex Sacramento e braccio destro di Steve Mills. A spegnere ogni indiscrezione sul suo conto ci ha pensato in queste ore però lo stesso Porzingis (che ha appena compiuto ventidue anni), intervistato da NBA.com a margine dell'NBA Africa Game, in programma sabato a Johannesburg: "Sinora la mia esperienza a New York è stata complicata - le sue parole, raccolte da Shaun Powell - ma sento che si tratta di un'avventura appena iniziata. Spero di rimanere qui per tutta la durata della mia carriera, di divertirci insieme alla città, di vincere partite e costruire qualcosa di grande. Ora, per me, New York è casa". Un Porzingis che preferisce glissare sul siluramento di Phil Jackson, suo mentore ma anche uomo con cui gli ultimi mesi sono stati difficili: "Per tutti noi, recentemente sono accadute cose sorprendenti e inattese - dice il lettone al riguardo - ne capirò di più quando tornerò a New York e comincerò ad allenarmi con gli altri ragazzi. Vedremo cosa è cambiato. Al momento è difficile prevedere cosa succederà, una volta che sarò lì mi renderò conto della situazione in maniera più nitida. Ogni anno è come se fosse un nuovo anno. Ci saranno diversi cambiamenti, in una stagione che spero sia caratterizzata da un gruppo di giocatori che abbia voglia di lavorare duro e di vincere. E' l'unica cosa davvero importante, perchè ci sono molte facce nuove nel nostro roster". Se nessuna dichiarazione è indirizzata in maniera esplicita a Phil Jackson, diverso è il modo di porsi di Porzingis rispetto al caso Carmelo Anthony, prima scaricato da Knicks, ora costretto ad attendere un'eventuale trade (che Melo vorrebbe solo con gli Houston Rockets).
"Stiamo parlando di un All-Star - dice il lettone circa il prodotto da Syracuse - un giocatore incredibile, da cui ho imparato tantissimo. Penso possa ancora insegnarmi molto. Adoro averlo intorno e giocarci insieme, ma sappiamo come è strutturata l'NBA. E' un business. Se la sua storia ai Knicks finirà? Non lo so, non dipende da me. Sono comunque grato per aver potuto trascorrere questi due anni al suo fianco, anche solo per aver visto come si allena durante l'estate, a dimostrazione del fatto che vuole vincere ed essere sempre un grandissimo giocatore. Sono certo che prenderà la miglior decisione per se stesso". A proposito di allenamenti estivi, Porzingis racconta di stare lavorando per migliorare il suo gioco, anche rinforzando la parte bassa del corpo: "Mi sto allenando tre volte al giorno, in sala pesi, correndo su pista, nuotando, giocando a pallacanestro. Sto facendo di tutto, per cercare di essere più forte in vista della prossima stagione. Sarà un anno importante per me, ne sono entusiasta, non vedo l'ora di tornare a giocare e mostrare i miei miglioramenti sul campo. Il mio gioco è allo stesso tempo interno ed esterno. Voglio che rimanga questo, in modo da poter crescere nel tiro da tre punti ma anche nelle situazioni di post, che so di poter migliorare. Gran parte del mio tempo lo sto trascorrendo in sala pesi, perchè voglio essere in grado di assorbire contatti ed essere pronto a situazioni di questo tipo. Ho solo ventidue anni, sono ancora giovane, e voglio imparare il più possibile sia dentro che fuori dal campo, soprattutto dal punto di vista mentale. In questo momento sono affascinato da Conor McGregor, dalla sua forza psicologica, dal suo trash talking: sto vedendo molti suoi video". Chiosa ancora sull'appartenenza ai Knicks: "Quando sono stato scelto da New York ero felicissimo. Non mi sono mai preoccupato che fosse una grande piazza, anzi, mi sono sempre goduto l'ambiente. In futuro voglio un titolo, ma si tratterà di un lungo cammino. Ma se miglioreremo insieme, ponendoci quell'obiettivo come frutto del nostro lavoro comune, allora nulla sarà impossibile".