La stagione che è andata in archivio con la vittoria del titolo dei Golden State Warriors - trionfo in finale sui Cleveland Cavaliers in cinque gare - ha messo in luce diversi campionissimi, uomini franchigia che a suon di super prestazioni hanno stabilito numerosi record. Dunque, nominare l'MVP, mai come quest'anno, è stata missione dura, ardua, ed a prevalere è stata la 'Triple double machine' corrispondente al nome di Russell Westbrook degli Oklahoma City Thunder.

Il general manager degli Houston Rockets, Daryl Morey, ancora infastidito dalla vittoria dell’uomo-tripla-doppia, ha dichiarato a Ben Golliver di The Crossover di volere addirittura l'abolizione del riconoscimento del premio 'Most Valuable Player'  e dei vari premi individuali della lega. Una scelta drastica, che ha spiegato brevemente nell'intervista rilasciata nella notte italiana appena trascorsa: "Tutti quei premi che vengono scelti o dai giocatori o dagli esecutivi o dai media hanno i loro punti di forza ma anche le loro debolezze. Per me i procedimenti che ci sono dietro hanno più di una lacuna, quindi propenderei per eliminarli. Se non si troveranno dei nuovi criteri, meglio che questo riconoscimento venga abolito".

Fonte: James Nielsen/Houston Chronicle

La stella di OKC è riuscito ad ottenere il premio di MVP grazie alle 42 triple doppie refertate durante la regular season, record assoluto nella storia dell'NBA. Dunque si è tenuto conto delle prestazioni individuali di Westbrook piuttosto che l'andamento di squadra, con i Thunder che hanno vinto 47 partite chiudendo in sesta posizione ad Ovest. Il numero 0 è stato nominato MVP senza che la sua squadra raggiungesse le 50 vittorie stagionali, ciò non accadeva dal lontano 1982. Nel testa a testa finale, ha prevalso sulla stella dei Rockets James Harden, le cui medie sono state leggermente inferiori rispetto a quelle del suo rivale, ma il rendimento di squadra di Houston è stato  migliore rispetto a quello di Oklahoma City, infatti i texani sono riusciti a conquistare ben 55 vittorie, chiudendo la RS al terzo posto, un percorso davvero brillante che ha posto la franchigia texana dietro solo alle superpotenze della Western Conference, Golden State e San Antonio.

Il general manager dei Rockets credeva fermamente che fosse il Barba ad essere insignito del riconoscimento in questione: "Io sono dell'avviso che James meritasse il premio più di tutti. La concorrenza era tanta, questo è fuori discussione, c'erano tanti altri giocatori meritevoli, come Leonard, James, solo per citarne qualcuno. Ma il nostro atleta ci ha letteralmente guidato nei quartieri alti della Conference, era più giusto che venisse premiato lui. La cosa che più di tutte non mi è andata giù è il fatto che è cambiato il modo di eleggere l'MVP: erano 55 anni che si seguiva un iter ben definito, ora per questioni di marketing e di televisioni si è cambiato totalmente il procedimento, che a me non è piaciuto per niente. Spero fermamente che tutto ciò possa incontrare ben presto la parola fine".