Nel momento più caldo dell’estate dei Cleveland Cavaliers, vicecampioni NBA, ecco alzarsi la voce di uno dei veterani della squadra, quel Richard Jefferson ex New Jersey Nets, San Antonio Spurs e Golden State Warriors, che ha contribuito alla conquista del titolo 2016, e che dice la sua sul caso degli ultimi giorni, relativo a Kyrie Irving, seconda stella della franchigia di proprietà di Dan Gilbert. Jefferson prova a vestire i panni del pompiere, dicendo comunque di comprendere la situazione di Irving, stanco di essere considerato come primo vassallo di LeBron James, e desideroso di cambiare aria, al punto di aver chiesto una trade per andare a giocare altrove.

Penso che Kyrie sia un ragazzo estremamente intelligente – le parole di Jefferson, intervenuto durante l’ultimo episodio del suo Road Trippin’ Podcastdavvero brillante. Non gli si dà abbastanza credito per quanto è intelligente, e ora penso che abbia valutato diverse situazioni. Ha visto andar via (il general manager, ndr) David Griffin, succedersi diversi allenatori: ecco perché credo che Kyrie abbia vissuto sulla propria pelle i tempi più bui degli ultimi anni di questa franchigia, i momenti più duri, più di chiunque sia in grado di comprendere pienamente. E’ stato la prima scelta assoluta al Draft nel 2010, proprio l’estate in cui LeBron andò via per la prima volta. Credo che, arrivati a questo punto, tutti vorrebbero un minimo di stabilità. Non penso sia in atto una lotta di potere, tra Kyrie, LeBron e Kevin Love, ma so perfettamente quanto Irving sia importante per questa squadra. Anche LeBron ne è pienamente consapevole. Hanno parlato entrambi insieme da queste frequenze, su questo podcast, in diverse occasioni, con James a raccontare che Kyrie era un suo protetto, e che aveva bisogno di lui. Proprio come in una famiglia, ci sono momenti di alti e bassi, momenti in cui ci si odia e altri in cui viceversa ci si ama. E come in tutte le cose, bisogna solo cercare di andare avanti”. Parole che tendono alla distensione, nel tentativo di mantenere unito un gruppo che nell'ultimo triennio non ha avuto rivali nella Eastern Conference, riuscendo a battere in finale i Golden State Warriors in un'occasione su tre. Andare avanti, questa la chiosa di Jefferson.

Avanti insieme? Non sembra essere però questa l’opinione di Kyrie Irving, deciso a salutare Cleveland per esplorare un nuovo progetto tecnico in cui essere davvero il punto di riferimento. Potrebbe essere stato lo stesso LeBron James a far fuoriuscire le voci sui mal di pancia di Irving, espressi già dopo le scorse Finals, il 7 luglio, al proprietario Dan Gilbert, ma il Prescelto sembra essere al momento completamente estraneo alla gestione della vicenda, interessato solo a farsi trovare in forma per il prossimo training camp, e a prepararsi per un’altra stagione in cui giungere alle NBA Finals (sarebbe l’ottava consecutiva), con il roster che i Cavs riusciranno ad allestire. Intanto, Koby Altman, nuovo general manager della franchigia dell’Ohio ha trovato l’accordo con Derrick Rose, free agent in uscita dai New York Knicks, per un anno a poco più di due milioni di dollari, segnale che l’addio di Irving è una prospettiva da prendere sul serio, forse inevitabile. Quali Cavs lascerà – eventualmente – Kyrie, è tutto da scoprire, perché ci sono ventinove squadre NBA interessate alla prima scelta del Draft del 2010. Tra queste, alcune contenders e altre pronte a fare di Irving l’uomo su cui fondare speranze e progetti di rinascita. Quel che è però certo è che la situazione venutasi a creare non sembra destinata a poter essere riassorbita in tempi brevi, anche nella remota ipotesi in cui ogni pedina dei Cavaliers dovesse rimanere al suo posto.