Reduce da ottime stagioni in maglia Los Angeles Clippers, caratterizzate da un rendimento di alto livello e di grande costanza, J.J. Redick ha deciso questa estate di cambiare maglia durante la free agency e ha scelto come destinazione la giovane ed entusiasmante Philadelphia, regno di “The process” Joel Embiid e delle prime scelte assolute degli ultimi due draft Ben Simmons e Markelle Fultz, entrambi attesi al loro esordio su un parquet nba e forti candidati al premio di Rookie of the Year. Il veterano nativo del Tennesee andrà a fornire la sua esperienza decennale ad un roster molto promettente, ma mediamente giovanissimo e privo di esperienza, soprattutto di playoff, che a Phila mancano ormai da cinque anni. Molte le offerte per la guardia ex Duke Blue Devils per la stagione ventura, tra le quali una degli Houston Rockets, attivissimi in questa estate e probabili principali antagonisti ad ovest dei Golden State Warriors, che tuttavia non hanno visto continuare l’asse Houston-Los Angeles, che aveva già portato nella città della NASA la stella dei Clippers Chris Paul. Infatti J.J. Redick ha optato per la proprosta dei Sixers, tra l’altro twittando immediatamente dopo la firma del contratto annuale da 23 milioni, la frase “Trust the process”, slogan della franchigia della Pennsylvania.
J.J. ha comunque voluto mettere in chiaro come il sontuoso contratto annuale da più di 20 milioni non sia la ragione principale della scelta Philadelphia: “Non è stata una questione di soldi, Houston mi ha complessivamente offerto più soldi di Philly. Sapevo che a Houston sarei subentrato dalla panchina e io ed Erick Gordon siamo dei giocatori simili. Non sarebbe necessariamente stato quello che voglio a questo punto della mia carriera in campo”. Probabilmente i Rockets avevano offerto un contratto pluriennale al trentatreenne, non avendo a disposizione spazio salariale sufficiente per un contratto da 23 milioni o superiore, che comunque avrebbe garantito a Redick una somma superiore diluita in più stagioni. Una scelta che quindi lascia margine di manovra al prodotto di Duke, che ha preferito, vista la sua età, non sottoscrivere contratti da 3-4 anni e vincolarsi ad una franchigia fino ai 36-37 anni, che potrebbero coincidere anche con gli ultimi anni della sua carriera, che ha visto come massimo risultato le semifinali di conference conquistate con i Clippers nel 2015. Nulla da fare quindi per Houston che avrebbe anche accettato un’operazione di sign and trade da parte dei Clippers, non dissimile da quella che ha portato in Texas CP3.
D’altro canto ottimo rinforzo per Phila, che ad un nucleo giovanissimo, sembra voler accorpare giocatori di esperienza, come lo stesso Redick (e Amir Johnson), capace anche di portare un buon contributo statistico, avendo mantenuto almeno 15 punti di media nelle stagioni passate a Los Angeles e un ottimo 42.9% dietro la linea da tre, che lo rendono uno dei migliori specialisti del settore sulla piazza. Vedremo se questo connubio di giovani promesse e veterani riuscirà a rendere i 76ers una franchigia vincente dopo un lustro passato sul fondo della eastern conference.