Sembrava tutto scritto. La partenza in quintetto in gara-4 di finale della Western Conference contro i Golden State Warriors, la standing ovation concessagli da coach Gregg Popovich e tributagli dal pubblico dell'AT&T Center nei minuti finali di una serie disgraziata (4-0 in favore dei californiani, dopo l'infortunio di Kawhi Leonard in gara-1). Diversi indizi che conducevano all'ipotesi del ritiro di Manu Ginobili, icona dei San Antonio Spurs, fuoriclasse NBA dal lontano 2002.
E invece, quasi due mesi dopo, ecco la notizia che smentisce le congetture degli ultimi playoffs. L'uomo da Bahia Blanca continuerà a vestire neroargento anche nella prossima stagione - la sedicesima - secondo quanto riportato da Adrian Wojnarowski di Espn, che spiega come per il momento si parli di almeno un altro anno. Ginobili, che compirà quarant'anni la prossima settimana, aveva lasciato le porte aperte a un suo proseguimento nell'attività agonistica, esprimendosi così alla fine della stagione 2017: "Ho due opzioni fantastiche davanti a me: continuare a giocare o dedicarmi alla famiglia. Non potrei chiedere di meglio". Evidentemente, ha prevalso in lui l'amore sconfinato per la pallacanestro, unito alla consapevolezza di aver disputato un'annata di ottimo livello, con pochi infortuni, e con il solito grande impatto dalla panchina. Sarà dunque ancora lui l'uomo chiave della second unit degli Spurs, il giocatore che cambia le partite con i suoi passaggi immaginifici, i suoi tiri improbabili, le sue giocate da fuoriclasse assoluto. Assente Kawhi Leonard nella serie contro i futuri campioni dei Golden State Warriors, è stato proprio Ginobili lo scorso maggio a scuotere San Antonio, fornendo un paio di prestazioni d'autore e riportando idealmente indietro le lancette del tempo. Non sarà dunque necessario ricorrere alla nostalgia per parlare di Manu, pronto ad essere protagonista di un'altra stagione nel roster della franchigia texana, dopo aver chiuso la precedente a 7.5 punti di media, nei 18.7 minuti di gioco in uscita dalla panchina. Non sono ancora noti, nè ufficiali, i termini del nuovo accordo tra il numero venti e i suoi Spurs.
L'ultimo contratto di Ginobili prevedeva un ingaggio da 14 milioni di dollari, difficilmente replicabile per la stagione che ha preso il via lo scorso primo luglio, se è vero che San Antonio, sempre secondo quanto riportato da Wojnarowski, sta rinegoziando i termini dell'accordo con Pau Gasol, il catalano uscito dal contratto (declinata un player option da 16.2 milioni) a fine giugno e attualmente unrestricted free agent. Perso Jonathon Simmons, finito agli Orlando Magic, gli Spurs sono dunque riusciti a convincere Ginobili a continuare, in un reparto guardie che al momento comprende Patty Mills (rifirmato a 11 milioni l'anno), Danny Green, Kawhi Leonard, Rudy Gay, Bryn Forbes, Kyle Anderson e Dejounte Murray, oltre al rookie Derrick White e al ventiseienne Brandon Paul. Il tutto in attesa del pieno recupero di Tony Parker, infortunatosi al ginocchio sinistro nella serie di secondo turno di playoffs contro gli Houston Rockets. Ed è proprio nella posizione di point guard che i neroargento continuano a guardarsi intorno, orfani del franco-belga almeno fino a gennaio. Diversa la situazione del reparto lunghi: detto di Pau Gasol, R.C. Buford ha coperto il buco lasciato dal partente David Lee con il francese Jeoffrey Lauvergne (ex Nuggets, Thunder e Bulls), mentre la posizione di centro è ancora scoperta, con Dewayne Dedmon accasatosi agli Atlanta Hawks. Insistenti voci di mercato volevano gli Spurs pronti ad allestire una trade che coinvolgesse LaMarcus Aldridge, sotto contratto fino al 2020 per sessanta milioni di dollari (player option nel 2019). In un'estate ancora lunga, all'ombra dell'Alamo potrebbe esserci nuovamente spazio per qualche sorpresa.