L'aforista francese Jean Rostand, due secoli fa, affermava che il vero lavoro è saper attendere. Nulla di più veritiero. Per più di un anno i Denver Nuggets sono andati a caccia di una stella da tesserare per arricchire il proprio roster. Hanno cercato di firmare Dwyane Wade, offrendo addirittura un contratto più ricco, succulento, rispetto a quello dei Chicago Bulls. Prima dell'ammiccamento con Flash, avevano mostrato interesse per il dominante, ma fumantino, pivot DeMarcus Cousins, ed avevano inoltre tentato di portare in Colorado anche Jimmy Butler, l'uomo più chiacchierato al momento nel mondo NBA. In questa free agency 2017 era già stato fissato un incontro con Blake Griffin, prima che l'ala dei Clippers rinnovasse con la franchigia californiana. Poi, d'un colpo, ecco la svolta, tanto attesa: Paul Millsap è volato a Denver, sulla base di un accordo triennale da 90 milioni di dollari totali.

Potremmo affermare, senza peli sulla lingua, che per i Nuggets ne è valsa la pena attendere. L'ex Atlanta Hawks è un giocatore versatile, che può giocare indistintamente dentro o fuori l'area, ed inoltre gode di quelle particolari caratteristiche che vanno ad incastrarsi alla perfezione con Nikola Jokic, il quale può e deve essere considerato il franchise player della franchigia della Mile High City. Ha fatto gola a tanti in questi primi scampoli di FA, dunque per Denver si è trattato di un vero e proprio colpo da 'novanta'. Paul Millsap, oltre ad avere un ottimo 'skill set' per ciò che riguarda la fase d'attacco, è anche un signor difensore, ed un esperto nel lavoro in pick and roll. Il suo arrivo, è manna dal cielo per l'head coach Mike Malone, che più volte è apparso disperato, lo scorso anno, della fase difensiva della sua squadra. Durante la scorsa stagione, vissuta in Georgia con in dosso i colori rosso torcia, verde legnano, griglio granito e bianco, ha tenuto una media di 17.4 punti, 8.3 rimbalzi e 3.3 assist di media a partita. La sua crescita esponenziale, costante, è valsa la chiamata all'All Star Game negli ultimi quattro anni.

Paul Millsap attacca il canestro contro Karl-Anthony Towns. Foto by Brett davis/USA SPORTS Today

Denver dispone di un buon complesso di partenza, costituito da giovani di belle speranze. Gary Harris e Jamal Murray come prospetti perimetrali, Juan Hernangomez ed Emmanuel Mudiay atleti in cui sgorgano buone dosi di talento, ma troppo inesperti per prendere in mano le redini della squadra. In questo contesto, i Nuggets avevano molto bisogno dell'infusione che una stella come Millsap può offrire dalle parti del Pepsi Center.

Con l'Ovest vero epicentro in cui graviteranno il prossimo anno la maggior parte delle stelle NBA, i Nuggets vanno a collocarsi subito dietro i Minnesota Timberwolves, gli Houston Rockets e gli Oklahoma City Thunder. Fare i playoff - obiettivo fallito lo scorso anno per il rotto della cuffia per mano dei Portland Trail Blazers - sarà lo spassionato traguardo, minimo, che la famiglia Kroenke vorrà raggiungere nel prossimo anno. Post season che manca in Colorado dal 2013. L'innesto di Millsap, offre ai Nuggets la reale possibilità di farlo. Dopo lunghi anni di lavoro, sotto traccia, questa mossa ha segnalato un grande investimento della famiglia Kroenke, gli attuali proprietari che gestiscono la squadra con un budget limitato, se paragonati agli standard attuali dell'NBA con cui siamo abituati a convivere di questi tempi. Il progetto è senza ombra di dubbio ambizioso. Sia Harris che Jokic, due pedine fondamentali del roster, sono destinati a sottoscrivere nuovi contratti con la franchigia il prossimo anno, segno che nel giro di 1/2 anni si vuol rendere Denver una contender, capace di battagliare con le migliori squadre della Western Conference. 

Mudiay e Jokic festeggiano insieme. Foto by Chris Humphreys-USA TODAY Sports

Anche i Phoenix Suns ed i Minnesota Timberwolves hanno puntato forte su Millsap nei giorni scorsi, inscenando una bagarre in piena regola. I primi però ci hanno rinunciato, essendo consapevoli dell'idea che sarebbero risultati comunque poco competitivi con il solo innesto del nativo di Monroe, mentre i secondi, i lupi del Minneapolis, hanno preferito virare su altri obiettivi, mettendo nel loro libro paga dapprima la point guard ex Indiana Pacers Jeff Teague, poi Taj Gibson, in uscita dai derelitti Bulls. In realtà, in agguato c'era anche la (Giovane) Sacramento, ma Denver ha rappresentato per Millsap la scelta più consona ai suoi obiettivi personali.

Resta da capire il futuro del 'nostro' Danilo Gallinari. Il frontoffice dei Nuggets vorrebbe trattenerlo, ma per fare ciò bisognerà smuovere qualche pedina per poter rientrare nel cap. Nella giornata di ieri l'azzurro ha incontrato la dirigenza dei Los Angeles Clippers, e pare che il Gallo sia rimasto piacevolmente impressionato dagli ambienti e dal progetto Clips. Tra le altre pretendenti, spiccano i Sacramento Kings, che hanno già espresso pubblicamente il loro interesse, ed i Boston Celtics, i quali,  impegnati al momento nella corsa a Gordon Hayward, potrebbero virare sul cestista italiano qualora il White Mamba dal viso angelico e pulito declini l'offerta dei 'verdi' del Massachussets. Entrambe queste due ultime squadre assorbirebbero Gallinari nel loro spazio salariale, mentre Nuggets e Clippers dovranno 'inventarsi' trade per poterlo firmare, senza incorrere nel pagamento della luxury tax.

Danilo gallinari in maglia Denver Nuggets. Foto by bsndenver.com

Sulle rive del fiume South Platte si ritorna a respirare l'entusiasmo dei fan. Questo, potrebbe essere l'anno buono, quello della svolta, dopo anni scarni di soddisfazioni. Il buio e l'attesa hanno lo stesso colore, fortuna che a Denver inizia ad intravedersi la luce in fondo al tunnel.