Dopo aver rinnovato i contratti di Stephen Curry, Shaun Livingston e David West, il dossier più spinoso rimasto sul tavolo di Bob Myers, general manager dei Golden State Warriors, riguardava Andre Iguodala, tra i migliori two way players dell'intera NBA, giocatore fondamentale in uscita dalla panchina di Steve Kerr. Ebbene, anche l'MVP delle Finals 2015 ha deciso di rimanere ad Oakland, accordandosi per un prolungamento triennale a 48 milioni di dollari complessivi (più di 15 a stagione). 

Andre Iguodala. Fonte: Andrew D. Bernstein/Getty Images

La notizia, riportata da Chris Haynes e Adrian Wojnarowski di Espn, fa tirare un sospiro di sollievo a tutta la Dub Nation perchè Iggy, unrestricted free agent, sembrava sul punto di cambiare aria, dopo aver già incontrato, nelle sue prime ore da svincolato, i San Antonio Spurs, i Sacramento Kings, gli Houston Rockets e i Los Angeles Lakers. Proprio dal meeting con i Rockets del gm Daryl Morey erano in un primo momento trapelate sensazioni positive, che volevano Iguodala a un passo dalla città della NASA. E invece si è trattato solo di colloqui esplorativi, con due contenders come San Antonio e Houston, e con altrettante squadre pronte a ricostruire come Sacramento e Los Angeles, sponda Lakers. Cancellato invece il meeting con i Philadelphia 76ers, team degli esordi del giocatore, reduce dall'accordo con J.J. Redick, in uscita dai Clippers (firma su un contratto annuale da 23 milioni di dollari). Dopo aver riflettuto sulle offerte ricevute, il trentatreenne veterano NBA, ha deciso quindi di accettare la corte di Myers e dei suoi Warriors, che avrebbero alzato la propria proposta contrattuale di un paio di milioni a stagione, mentre non è ancora noto se l'ingaggio del terzo anno sia totalmente garantito (potrebbe non esserlo, come nel caso del prolungamento del compagno di squadra Shaun Livingston). Lo stesso Iguodala ha poi confermato le voci che lo volevano ancora nella Baia con un tweet partito dal suo account ufficiale. Si conclude così l'opera di ripristino del cuore pulsante di Golden State: Curry, Livingston, Iguodala (oltre a David West), tutti firmati in pochi più di ventiquattro ore, mentre a questo punto è atteso a breve il nuovo contratto di Kevin Durant, che ha declinato una player option da 28 milioni proprio per lasciare al suo frontoffice maggiori margini di manovra. 

Andre Iguodala. Fonte: David Zalubowski/Associated Press

A 33 anni, Andre Iguodala si è dimostrato nelle ultime Finals ancora una volta decisivo per le sorti dei Golden State Warriors, tornati sul tetto NBA dopo un anno di assenza. Non solo grazie alla stoppata, fondamentale, su LeBron James nel finale di gara-3 alla Quicken Loans Arena di Cleveland, ma per la sua capacità di giocare in maniera incisiva sui due lati del campo. Difensore fenomenale, divenuto giocatore di ruolo, Iggy si è ritagliato il suo spazio anche nell'attacco dei Warriors, in cui è spesso battezzato al tiro dall'arco, ma sempre abile a correre in transizione e ad attivare il gioco offensivo di Steve Kerr. Rimpiazzarlo sarebbe stato difficile: come sua alternativa, i Warriors avevano pensato a Rudy Gay, sul mercato dopo aver salutato i Sacramento Kings. Piano B che non dovrà essere attuato, mentre sono ora le altre franchigie che avevano sperato in Iguodala a dover fare i conti con la realtà. In primis, San Antonio Spurs e Houston Rockets. I neroargento volevano aggiungere un giocatore di esperienza nel loro reparto esterni, che al momento vanta il solo Kawhi Leonard come stella indiscussa, mentre i razzi di Houston avevano intenzione di completare il puzzle in costruzione dopo l'arrivo di Chris Paul. L'ex giocatore dei Denver Nuggets avrebbe fatto comodo a Mike D'Antoni, che pure ha ancora a disposizione un ottimo difensore come Trevor Ariza nel ruolo di small forward, dopo aver mancato la corsa a Paul George. A sorridere sono dunque ancora i Warriors, anche se la loro free agency è tutt'altro che terminata: altri giocatori (Clark, McAdoo, McGee, Barnes) sono in scadenza di contratto, e il loro salary cap è progettato momentaneamente ben al di sopra del massimo (137.5 milioni di dollari), con tanto di tassa di lusso da 40.2 milioni.