La trade avvenuta nella notte fra giovedì e venerdì non ha lasciato Jimmy Butler così soddisfatto. A suo dire, alcune cose riguardo allo scambio potevano essere gestite diversamente. La diplomazia non gli è mancata in questa frase, ma poi nell'intervista al Sun-Times non le ha mandate a dire. "A quanto pare essere chiamati il giocatore franchigia non è abbastanza - inizia Jimmy riferendosi alla sua avventura a Chicago - Abbiamo visto tutti dove mi ha portato essere il cosiddetto giocatore franchigia. Quindi lasciatemi giocare per i Timberwolves. L'unica cosa che voglio è vincere le partite. Voglio fare tutto ciò che posso per la mia squadra e lasciare che capiscano ciò che sto dando per loro. In qualunque modo mi chiamino, la "faccia" della franchigia, non voglio più saperne niente."

La risposta del vice presidente dei Bulls John Paxson arriva poco dopo ad ESPN: "Abbiamo sempre detto a tutti che c'è la possibilità di essere scambiati. Non so quante altre volte dobbiamo dirlo pubblicamente. Abbiamo detto che questo tipo di cose possono sempre accadere. L'implicazione in queste domande è che non siamo stati onesti, e non è giusto. Ho sempre detto pubblicamente e in privato che l'unico giocatore che non avremmo mai scambiato era Michael Jordan. Sono sempre stato onesto con Jimmy ogni volta che abbiamo parlato; questa dovrebbe essere la fine della discussione."

Butler poi getta un po' d'acqua sul fuoco ma senza ritirare le parole dette in precedenza: "Non puoi essere arrabbiato con nessuno. Infatti non lo sono. Semplicemente non sono d'accordo su come sono state gestite alcune cose, ma va bene lo stesso."

Finite (per adesso) le polemiche, Butler ha lasciato un regalo d'addio sul proprio account instagram che senz'altro ha fatto commuovere i tifosi. Andiamo a vedere parte della lettera che ha scritto:

"Chicago,

Cosa posso dire? Faccio fatica con le parole perché sei stata molto più della mia casa negli ultimi 6 anni, sei stata la mia vita! Mi hai accolta come un figlio e spinto a migliorarmi ogni singolo giorno, ogni stagione.

Posso dire onestamente che sono sempre stato motivato al successo, sono fatto così, ma so che devo a te molto della persona che sono e del giocatore che sono diventato.

Mi hai sempre spinto a dare tutto ciò che avevo, notte dopo notte: questo è ciò che ti aspettavi. Questo è ciò che meritavi. Spero tu sappia che ho dato la mia vita per questo ogni volta in cui entravo in palestra o in cui toccavo il parquet dello United Center.

Grazie all'organizzazione e alla famiglia Reinsdorf per avermi dato questa chance nel 2011 e per avermi dato la possibilità di giocare allo sport che amo in questa splendida franchigia. Non scorderò mai le sensazioni di quando fui draftato e di quando giocai i miei primi minuti.  È un'esperienza che non avrei voluto provare con nessun'altra squadra e non smetterò mai d'esserti grato per avermi dato quest'opportunità.

Chicago, Ti Amo.
Grazie per aver accolto questo ragazzo di Tomball come tuo figlio. Vado in un'altra città e in un'altra organizzazione, fortunatamente troverò visi familiari.

Ps. E forse la cosa più importante, grazie a tutti quelli dietro all'organizzazione che non prendono mai i premi che meritano! Siete voi i veri All Star!

Jimmy G. Buckets"