Secondo quanto riportato oggi pomeriggio da Adrian Wojnarowski per The Vertical, Pau Gasol avrebbe deciso di uscire dal contratto che lo lega ai San Antonio Spurs, rinunciando dunque a una player option di 16.2 milioni prevista in suo favore. Così come avvenuto nel caso di Kevin Durant e dei Golden State Warriors, la mossa del catalano servirebbe alla franchigia d'appartenenza (gli Speroni del Texas) per alleggerire il salary cap, facendo firmare al loro numero sedici un altro contratto, a cifre più vantaggiose per i neroargento.

Pau Gasol. Fonte: AP

Non sarebbe in discussione - sempre per Wojnarowski - la volontà di proseguire insieme, nonostante una prima stagione caratterizzata da alti e bassi. Partito in quintetto insieme a LaMarcus Aldridge, l'ex giocatore di Grizzlies, Lakers e Bulls, ha affrontato un'annata complicata, complice anche una frattura alla mano sinistra, che lo ha poi fatto partire dalla panchina per far spazio a Dewayne Dedmon. La situazione salariale degli Spurs è particolarmente complicata: in scadenza ci sono infatti Patty Mills, Jonathon Simmons e Manu Ginobili, sul cui futuro non ci sono ancora certezze, nonostante lo stesso Woj parli di "segnali positivi" verso un'ultima avventura in neroargento. 37 anni, Gasol ha fatto parte quest'anno di un reparto lunghi difficile da amalgamare, insieme a LaMarcus Aldridge, allo stesso Dedmon, a Davis Bertans e a David Lee, altro giocatore che dovrebbe declinare la player option prevista in suo favore (da 1.6 milioni di dollari), secondo quanto riportato recentemente dal San Antonio Express. Di qui la volontà degli Spurs di provare a modificare la struttura del roster, non solo rinnovando il contratto a un giocatore chiave come Mills, ma dando anche la caccia ad alcuni tra i free agents più attesi della offseason NBA. Tra questi, Chris Paul, playmaker dei Los Angeles Clippers, obiettivo difficile da raggiungere proprio a causa della situazione salariale di San Antonio. L'operazione Gasol potrebbe dunque essere finalizzata proprio allo scopo di creare maggiore flessibilità in un salary cap ingolfato dagli stipendi della superstar Kawhi Leonard e del discusso LaMarcus Aldridge. 

Pau Gasol. Fonte: Mark Sobhani/Getty Images

Della stagione di Gasol agli Spurs aveva parlato, durante le tipiche exit interviews di fine anno, Gregg Popovich: "Pau si è inserito nel nostro contesto meglio di quanto molti altri giocatori abbiano fatto qui al loro primo anno - le parole del capo allenatore di San Antonio - per lui è stato tutto nuovo, dal sistema ai compagni di squadra, molti dei quali dovevano a loro volta adattarsi a una realtà diversa. Stavolta non avevamo il nostro tipico cuore pulsante del roster, non abbiamo dovuto aggiungere solo lui. Considerando tutti questi i fattori, penso che abbia fatto un gran lavoro per cercare di riuscire a far funzionare le cose. Ha accettato di uscire dalla panchina per renderci una squadra migliore, penso davvero abbia fatto un buon lavoro". Resta ora da verificare come evolveranno i rapporti tra Gasol e la franchigia texana, con il general manager R.C. Buford impegnato su più fronti, dal capitolo rinnovo, alla situazione Ginobili, passando per il Draft (gli Spurs hanno la ventinovesima scelta, alla fine del primi giro). Obiettivo principale, alleggerire il salary cap: la mossa Gasol sembrerebbe andare in questa direzione, anche se una vera svolta alla situazione salariale dei neroargento la darebbe solo una trade che vedesse coinvolto Aldridge, giunto all'ombra dell'Alamo da free agents ormai due stagioni fa (provenienza, Portland Trail Blazers), senza aver mai convinto del tutto staff tecnico e addetti ai lavori. Naturale, che in un mondo NBA in cui ogni squadra cerca di migliorarsi per raggiungere gli standard dei Golden State Warriors, anche gli Spurs provino ad effettuare qualsiasi operazione per aumentare il tasso di competitività del loro roster.