"Cercheremo di mantenere unito questo gruppo, anche se è più facile a dirsi che a farsi". Parole e pensieri di Kevin Durant, espressi durante le exit interviews di fine stagione, musica per le orecchie di Bob Myers, general manager dei Golden State Warriors, appena tornati campioni NBA. E KD sembra proprio voler dar seguito ai buoni propositi del post-Finals, tramite un'operazione in grado di creare spazio nel salary cap della franchigia californiana. 

Kevin Durant, MVP delle ultime Finals. Fonte: Andrew D. Bernstein/Getty Images

La situazione contrattuale di Durant è chiara. L'ex giocatore degli Oklahoma City Thunder è in scadenza 2018, ma entro il prossimo 30 giugno ha a disposizione una player option, da esercitare in caso di uscita dal contratto. Esattamente ciò che farà KD, quantomeno secondo quanto riportato nelle ultime ore da Chris Haynes di Espn, lasciando così sul piatto 28 milioni di dollari e divenendo tecnicamente free agent. Ma le possibilità che Durant lasci la Baia sono nulle. Anzi, KD ha deciso di "investire" sul progetto Warriors, rinunciando a quattro milioni di dollari per consentire al suo frontoffice di avere lo spazio salariale necessario a rinnovare il contratto di Andre Iguodala, uno dei punti di riferimento tecnici e umani della squadra allenata da Steve Kerr. A questo punto, nel futuro di Durant, tecnicamente libero da vincoli a partire dalla mezzanotte del 30 giugno, ci sarà un nuovo accordo con Golden State, verosimilmente strutturato come quello firmato lo scorso anno, vale a dire un bienniale con player option prevista in favore del giocatore al termine della prossima stagione. Viene in questo modo rispettato il cosiddetto "patto di Hampton", siglato virtualmente lo scorso luglio a Los Angeles, tra Durant e il nucleo tecnico dei Warriors (Stephen Curry, Klay Thompson, Draymond Green e Andre Iguodala), decisi a continuare insieme dopo una cavalcata trionfale ai playoffs (16-1 il clamoroso record dei Dubs, imbattuti a Ovest e sconfitti solo in gara-4 delle Finals alla Quicken Loans Arena di Cleveland dai Cavs di LeBron James).

Andre Iguodala. Fonte: Andrew D. Bernstein/Getty Images

La decisione di Durant di rinunciare a parte del suo stipendio dimostra quanto il ragazzo da Washington si sia ben inserito nel contesto della Bay Area. Non solo perfettamente calato nella realtà tecnica dei Warriors, Durant ha intrapreso anche altre attività in California, insieme al suo agente Rich Kleiman. Ha - sempre secondo quanto reso noto da Chris Haynes di Espn - fondato una società a suo nome, la Durant Company, stipulato accordi con colossi del calibro di Youtube, Acornes e Postmates, fino ad interessarsi al business della Silicon Valley. Dopo aver ricevuto dalle mani di Bill Russell il premio di MVP delle Finals, l'ex Thunder aveva infatti ringraziato la comunità della Bay Area per l'accoglienza ricevuta solo un anno fa. Dodici mesi dopo, è lui il leader - insieme a Steph Curry - dei Golden State Warriors, e la mossa di uscire dal contratto per agevolare la permanenza di Andre Iguodala sembra andare proprio in questa direzione. Sul fronte rinnovi, indiscrezioni non confermate danno invece sul piede di partenza Zaza Pachulia e Ian Clark, con l'altro veterano Shaun Livingston difficile da trattenere. Solo voci, perchè al momento la priorità è rappresentata dal contratto di Andre Iguodala, ritenuto a tutti gli effetti un titolare della squadra campione NBA. Tutte da valutare le mosse al Draft della franchigia di proprietà di Joe Lacob: lo scorso anno dalla lottery arrivarono Damian Jones (ancora oggetto misterioso) e Patrick McCaw, rookie riuscitosi invece a ritagliare uno spazio rilevante per tutto il corso della stagione, Finals incluse.