La logica sportiva farebbe tranquillamente pensare che, dopo essersi assicurati un vantaggio di tre vittorie ad una nella serie finale, i Golden State Warriors siano in un’inviolabile botte di ferro che possa condurre, non più al tanto desiderato "sweep", ma comunque ad un’agevole vittoria del titolo in non più di 5-6 gare. 

Tuttavia, come confermato da quanto accaduto negli ultimi anni, la logica cestistica è quanto di più instabile ed imprevedibile ci possa essere, sfugge alle regole che noi appassionati e studiosi di pallacanestro possiamo imporre ad uno sport che, forte dei suoi straordinari interpreti, di queste restrizioni immancabilmente se ne fa un baffo.

Le finals dell’anno scorso hanno, in questo senso, demolito quasi ogni certezza sviluppatasi in decenni e decenni di storia di basket americano riguardo agli esiti di una serie di playoff o di finale che concedevano ad una squadra, con sufficiente margine di vantaggio all’interno della serie, di ritrovarsi in una situazione di sostanziale tranquillità. La rimonta da un parziale negativo pesante, come il 3-1, è passata da onirica chimera a realtà empirica e ciò non può che avere una diretta risonanza anche in questa stagione e in questa serie finale che comincia a somigliare pericolosamente, in ottica Golden State, a quella dell’anno passato, soprattutto perché dall’altra parte ci sono ancora Lebron James, Kyrie Irving e i Cleveland Cavaliers.

Source: Gregory Shamus/Getty Images North America

Gara 5, Oracle Arena Oakland, 3-1, Golden State Warriors contro Cleveland Cavs, l’anno scorso questo è stato il turning point, che ha indirizzato definitivamente l’inerzia della serie e, guarda caso, chi l’ha vinta ha poi alzato al cielo il Larry O’Brien Trophy, per la disperazione di chi l’ha persa, che ha visto, in una notte, infrangersi il sogno di coronare la leggendaria stagione delle 73 vittorie in regular season con il titolo.

Certamente le differenze rispetto alla scorsa stagione sono molte ed evidenti: innanzi tutto i roster sono stati, soprattutto quello della baia, profondamente modificati, mantenendo il cuore integro, ma da una parte inserendo elementi di livello assoluto, uno su tutti Kevin Durant, ad oggi candidato numero 1 per il Bill Russel finals mvp, dall’altra effettuando molti cambiamenti per quanto riguarda le seconde e terze linee che, al momento, hanno tutti dato il loro contributo. La sponda Cavs dal canto suo può vantare una panchina molto più lunga e competitiva rispetto allo scorso anno, dalla quale può pescare molti punti e minuti difensivi di buon livello. Altra differenza sostanziale è la presenza sul campo di Draymond Green, giocatore fondamentale per gli equilibri soprattutto difensivi di Golden State, costretto a saltare la scorsa gara 5 dopo aver rimediato il secondo flagrant foul 1 della sua post season in gara 4 e oggi in campo prontissimo a dare battaglia.

Source: Gregory Shamus/Getty Images North America

Tuttavia le differenze non scalfiscono minimamente la sostanziale importanza di questa gara 5.

Gara 4 ha mostrato agli stessi Warriors e al mondo che innanzi tutto non sono imbattibili, anzi che in giornata no possono perdere partite anche con ampi scarti contro LeBron e compagnia e inoltre che questi Cavs non hanno la men che minima intenzione di regalare nemmeno un possesso che possa significare l’anello per la Dub-Nation, ogni canestro dovrà essere sudato e guadagnato e ogni minimo errore e calo di concentrazione verrà punito.

Proprio per questi motivi gara 5 assume le fattezze decisive di una gara 7: se provassimo a ragionare per ipotesi e se quindi i Cavs dovessero uscire vittoriosi dalla Oracle domenica notte, oltre a riaprire di fatto la serie, con l’inerzia di due vittorie consecutive dalla loro parte, si affaccerebbero, sempre con un ottica da “win or go home”, ad una gara 6 tra le mura amiche, con una Quicken Loans Arena gremita e rinvigorita da nuovo entusiasmo che, se vinta, porterebbe ad una gara 7 completamente aperta ad ogni risultato, con l’unica grossa differenza che quelli ad avere la pressione di tutto il mondo e di tutta la storia della lega sulle spalle sarebbero Curry e compagni. Non proprio la situazione ideale per i californiani. Scenario sicuramente da prendere con le pinze, ci sono moltissime variabili che abbiamo citato e tante altre che possono essere prese in considerazione, ma dobbiamo ricordarci che, se per una qualsiasi delle altre 29 squadre della lega la rimonta sul 3-1 potrebbe essere considerata impossibile, per i Cleveland Cavs l’impresa diventa “solo” molto dura e difficile perché, seppure con qualche differenza, sono già stati in grado di riscrivere la storia.

I fantasmi del passato si ripresentano al Golden Gate con, in questo caso, l’ipotetica e ancora più umiliante onta di essere la prima squadra della storia a perdere delle finali NBA con un vantaggio di 3 vittorie a zero, ora starà ai Golden State Warriors dare battaglia e sfoderare una tenuta mentale e una personalità che una delle squadre più forti di tutti i tempi, come molti l’hanno definita, deve assolutamente avere, altrimenti la serie potrà seriamente prendere una direzione che la franchigia della baia vuole a tutti i costi evitare.