Sono convinto che i tanti che hanno visto gara 3 ieri notte, fra cui il sottoscritto, si stiano chiedendo tuttora come sia possibile che i Cavaliers abbiano perso. La gestione della palla negli ultimi tre minuti è stata più che rivedibile, per non parlare della difesa molle e rinunciataria, forse già convinti di aver vinto. Il parziale di 11-0 con cui Golden State ha chiuso il match ha permesso di espugnare la Quicken Loans Arena alla squadra di Steve Kerr, mentre i Cavs non hanno segnato negli ultimi sei possessi. Ma i numeri servono a poco se non vengono contestualizzati, per cui andiamo a rivivere e commentare insieme i momenti chiave del finale di gara 3.
L'ultimo canestro dei padroni di casa arriva con 3.09 sul cronometro, quando LeBron James attira su di sé la difesa dei Warriors, vede J.R. Smith liberissimo e lo serve con i tempi giusti; tripla a segno e 113-107. Cleveland sembra in totale controllo e lo dimostra anche Kyrie Irving che, dopo un errore al tiro, strappa di mano un rimbalzo offensivo a Green, si prende l'ovazione del pubblico e regala un'altra possibilità ai suoi. Qui i Cavs devono chiudere il match: LeBron può farlo isolandosi contro Iguodala ma il suo step-back trova soltanto il primo ferro.
Adesso la palla è in mano a Durant, che deve farsi perdonare una partita non al livello delle prime due e lo fa attaccando T. Thompson, arriva vicino a canestro e conclude con la mano destra: Cavs avanti di due lunghezze. L'azione successiva è gestita bene per un tiro dall'angolo di Korver, ma non è premiata con il canestro. Durant prende il rimbalzo, vola in attacco e senza pensarci spara da tre punti, riportando avanti i suoi contro tutti i pronostici. Irving è l'uomo degli ultimi tiri e lo sanno tutti (Gara 7 Finals 2016 ndr.), stavolta però la difesa di Klay Thompson è mostruosa e persino Uncle Drew è costretto ad un tiraccio che sfiora appena il ferro. I Warriors hanno in mano il match, segnano dalla lunetta e chiudono la contesa con una rubata pazzesca di Iguodala sul tentativo di tiro da tre di LeBron James: il 3-0 è confezionato.
Dove possiamo trovare la colpa dei Cavs in questi 3.09 minuti che sono stati quasi maledetti? Innanzitutto, e ci dispiace davvero dirlo, in LeBron James. La sua serie fino ad ora è stata pazzesca, giocata a dei livelli disumani, ma ancora una volta, ha confermato di non essere decisivo negli ultimi possessi, forse anche per stanchezza. Ciò non toglie niente al suo strapotere, ma è evidente che una stella del suo calibro debba caricarsi la squadra sulle spalle e non possa prendersi soltanto un tiro negli ultimi tre minuti di gioco, peraltro sbagliandolo.
Cleveland si è letteralmente addormentata, forse perché pensava di aver già vinto (e lo pensavamo anche tutti noi), e non puoi certo permettertelo contro una squadra di questo tipo. La partita di Korver non è stata negativa, ma pesano come un macigno i due errori da tre punti che avrebbero potuto chiudere la contesa una volta per tutte. Tolti i suoi tiri, Cleveland ha costruito piuttosto male gli ultimi possessi offensivi, e se è vero che Irving può segnare da qualsiasi posizione, è anche vero che magari conviene quantomeno cercare di far cambiare la difesa avversaria per trovarsi contro qualcuno che non sia Klay Thompson. Irving si è intestardito e ne ha pagato le conseguenze.
Dall'altra parte c'è stato un cambiamento evidente. L'arrivo di uno come Durant nella Baia, che era stato additato prima come cattivo difensore e poi come poco decisivo, ha cambiato ogni prospettiva. Quando Golden State non trova il giusto ritmo in attacco (ed è accaduto più volte), può affidarsi ad uno come KD, capace di capovolgere il match in ogni momento. La tripla in transizione è solo il risultato più evidente della grande crescita a livello sportivo di Durant; un vero e proprio man on a mission. Adesso si resta in Ohio per gara 4, che si svolgerà venerdì notte, ma gran parte della serie forse è già stata decisa in quei 3.09 minuti.