Ha costruito una fantastica macchina da pallacanestro, ma in questo momento deve limitarsi a vederla funzionare da dietro le quinte. E' il destino attuale di Steve Kerr, head coach dei Golden State Warriors, giunti alle NBA Finals per la terza volta consecutiva. Postumi di un intervento alla schiena subito nell'estate del 2015 stanno costringendo l'ex giocatore di Bulls e Spurs (tra le altre franchigie della sua carriera da giocatore) a vivere momenti di sofferenza pura, a causa di fuoriuscita di liquido spinale, che gli provoca emicrania, nausea e dolore. 

Steve Kerr. Fonte: Noah Graham/Getty Images

Impossibile allenare in queste condizioni. Ecco perchè Kerr ha lasciato nei playoffs il compito al suo vice Mike Brown, ex allenatore dei Cleveland Cavaliers (ironia della sorte) e dei Los Angeles Lakers. In una lunga intervista rilasciata al Mercury News (in cui parla anche del figlio, Nick, attuale membro dello staff di Golden State, ma dal prossimo anno ai San Antonio Spurs), Kerr spiega come sta vivendo questi playoffs NBA, con uno sguardo al futuro: "I miei problemi di salute sono emersi nuovamente tra gara-1 e gara-2 della serie contro Portland - dice Kerr - e ho subito capito che non avrei potuto allenare per qualche partita. Non è questione di energia, è questione di dolore e delle sue conseguenze, qualcosa con cui ho convissuto per quasi due anni, e che sono stato bravo a gestire. Tornare ad allenare a pieno regime? Certo che sì, ora la situazione è più delicata e frustrante, ma l'intenzione è quella di tornare per molto tempo. Sto ancora aspettando la miglior risoluzione di questa vicenda spaventosa. L'idea è tornare per l'inizio della prossima regular season, ma siamo a fine maggio. Non sono in grado di prometter nulla ora, così come non può farlo il general manager Bob Myers. Ne capiremo di più durante l'estate. E' una situazione difficile, unica, probabilmente senza precedenti: l'unica cosa che posso garantire è che lavoreremo tutti insieme. Joe Lacob (il proprietario dei Warriors, ndr), Bob Myers e tutti gli altri cercheranno di fare del loro meglio per me, e io farò di tutto per aiutarli. Vedremo insieme cosa succederà". Un Kerr che rivela di aver visto e rivisto video delle partite della sua squadra e dei suoi avversari, in questi playoffs perfetti per Golden State, chiusi con uno storico parziale di 12-0. Nell'ultima serie contro gli Spurs, il coach dei Dubs è tornato a farsi vedere negli spogliatoi durante le gare: "Ora va un po' meglio. Ieri sono riuscito a parlare con la stampa, a dirigere gli allenamenti negli ultimi due giorni, quindi ci sono dei miglioramenti. Vedremo a cosa porteranno". 

Steve Kerr e MIke Brown. Fonte: Rich Pedroncelli/Associated Press

Lo stesso Kerr ha già dichiarato di non essere ancora pronto per allenare, e che una decisione definitiva sulla sua presenza a bordo campo durante le Finals verrà presa nell'imminenza di gara-1. Intanto, al suo posto, ecco Mike Brown, per il quale Kerr ha solo parole di elogio: "Mike sta facendo un gran lavoro. E' un allenatore di esperienza, e la cosa migliore è che tutto questo ci è capitato a fine stagione, non all'inizio. All'inizio Mike non riusciva a capire la nostra squadra, proprio non ci riusciva. C'era qualcosa di diverso qui per lui. Si chiedeva perchè non chiamassimo più giochi. Poi, verso metà stagione, ha capito. Qui siamo sempre sul sottile equilibrio tra divertimento e lavoro, tra disciplina e sana follia, tra ordine e caos. E' un equilibrio che continuiamo a cercare. Tutti voi state vedendo la squadra adesso, sembra una danza: vogliamo andare avanti. Piano piano anche Mike ha compreso come lavoriamo, e durante i playoffs ha fatto un gran lavoro: ha chiamato i giochi giusti al momento opportuno, fatto le sostituzioni quando andavano fatte, detto alla squadra cosa c'era da dire. Il tutto in una situazione scomoda, in cui io sono il capo allenatore ma non posso essere lì con lui. Ma il merito non è solo suo, c'è tutto uno staff tecnico che lavora insieme. Forse io sono un allenatore più attento a cosa succede lontano dalla palla, mentre altri sono più concentrati su cosa accade a chi ha la palla in mano. La realtà è che durante i playoffs le opzioni sono limitate: ecco perchè nella serie contro i Jazz abbiamo provato a coinvolgere Rudy Gobert in qualche pick and roll in più con Durant. Volevamo allontanarlo dal canestro, non serve uno scienziato nucleare per fare scelte del genere. Con Mike non abbiamo mai avuto discussione da questo punto di vista, siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Durante le partite non comunico con lui: in una gara di pallacanestro ci sono dalle dieci alle quindici decisioni che un allenatore deve prendere, anche per ciò che riguarda che le rotazioni. La maggior parte sono facili, perchè sono già predeterminate. Altre potrebbero diventare complicate, come nella prossima serie. Cleveland gioca in maniera particolare, dovremo valutare ogni aspetto".