Protagonista di due stagioni (2014/2015 e 2015/2016) oltre ogni immaginazione, con tanto di doppio riconoscimento di most valuable player della regular season NBA, Steph Curry torna alle Finals con la sensazione di aver lasciato un lavoro a metà. Già, perchè lo scorso anno, dopo aver fatto registrare un clamoroso record di 73-9 (meglio anche dei Chicago Bulls di Michael Jordan), i suoi Golden State Warriors si incepparono sul più bello, facendosi rimontare dai Cleveland Cavaliers di LeBron James (dopo essere stati sopra 3-1 nella serie). 

Steph Curry. Fonte: Darren Abate/Associated Press

Quelli della stagione passata non furono playoffs facili per il prodotto da Davidson, alle prese con un infortunio alla caviglia e uno al ginocchio - entrambi patiti nel primo turno contro gli Houston Rockets - che ne condizionarono il rendimento. Un Curry a scartamento ridotto non brillò nemmeno contro Cleveland, finendo per perdere la testa in gara-6 (espulso), senza riuscire a dare il meglio di sè in una gara-7 che in tanti ricordano per una sanguinosa palla persa causata da un suo passaggio dietro la schiena. Il figlio di Dell non ha dimenticato: "So che non è stato un gran passaggio - dice davanti ai taccuini di Chris Haynes di Espn - e ci penso ancora. E' paradossale, perchè io conosco e faccio mio il concetto di giocare nella maniera giusta, fare la giocata semplice, comprendere che in una partita ci sono momenti decisivi e che la differenza tra vincere o meno un titolo può passare proprio da una giocata del genere. Appena iniziata la preseason, ho voluto fare nuovamente quel passaggio, perchè ho fiducia nelle mie capacità e non voglio cambiare il mio gioco". Nessun rimpianto invece per la sua difesa su Kyrie Irving, autore della tripla decisiva in quella gara-7: "E' un tiro su cui lui ha lavorato, io ero lì, ho cercato di non fare fallo, gli sono stato davanti e gliel'ho contestato. Kyrie ha semplicemente segnato un tiro fantastico, complimenti a lui. Io non avrei potuto fare niente di diverso". Maggiore solidità in difesa e migliore trattamento di palla, ecco i nuovi obiettivi del Curry versione 2017: "E' sempre difficile trovare il giusto equilibrio tra la semplicità e la necessità di fare giocate difficili. Ovviamente so quanto conta non perdere la palla, specialmente nei playoffs, dove bisogna arrivare a un tiro nei momenti chiave delle partite. Ecco perchè devo limitare i turnover, gestendo la palla in sicurezza".

Steph Curry e Kyrie Irving. Fonte: Espn

E' un Curry a lungo criticato, quello che si ripresenta alle Finals, al termine di un regular season che lo ha visto nel centro del mirino, soprattutto per il calo delle sue percentuali al tiro. Ma Steph non ci sta: "C'è un equivoco al riguardo - dice il due volte MVP - e si tratta di qualcosa di cui non ho parlato molto. Non ho giocato bene durante le scorse Finali, ma sono molto orgoglioso di quanto fatto nel biennio precedente, in cui sono sceso in campo con consapevolezza e aggressività. E, fidatevi, sono io il primo critico di me stesso". Ora c'è però l'opportunità del riscatto, una nuova chance di prendersi la scena sul palcoscenico più grande, quello delle Finals, contro una grande squadra come i Cleveland Cavaliers: "E' il momento di godersi questa opportunità. Ma ho giocato in maniera solida e consistente durante tutto l'arco della stagione. Che cosa dica o pensi la gente, francamente non conta. Si tratta solo di continuare a fare il proprio lavoro per altre tre settimane. Spero di poter sostenere lo sforzo". Capitolo MVP: Steph rende omaggio a Russell Westbrook e James Harden, principali candidati al premio di most valuable player della regular season: "Hanno messo insieme numeri incredibili, che li hanno separati dal resto della lega, meritando tutta l'attenzione ricevuta: entrambi hanno disputato due stagioni fantastiche. Io sono felice di poter dire di aver vinto due volte quel premio, ma alla fine non ho bisogno di quel tipo di riconoscimento per sapere qual è il mio ruolo nella mia squadra. So come aiutare i miei compagni a vincere, e giocare per il titolo ora è la cosa più importante di tutte".