Alla soglia dei quarant'anni, Manu Ginobili continua ad essere un elemento imprescindibile dei San Antonio Spurs di Gregg Popovich. Può faticare al tiro, come accaduto nella serie di primo turno contro i Memphis Grizzlies, può avere minuti contingentati e mancare di esplosività quando si tratta di chiudere al ferro, ma rimane un giocatore irripetibile per conoscenza della pallacanestro e capacità di saper incidere nei momenti che contano.

Manu Ginobili e Patty Mills. Fonte: USAToday

Ne sa qualcosa la sua nazionale, quell'Argentina abbandonata solo al termine delle ultime Olimpiadi di Rio de Janeiro, ne sanno qualcosa gli Spurs, che sulle giocate del nativo di Bahia Blanca hanno costruito una vera e propria dinastia. Ritiratosi Tim Duncan, k.o. per un grave infortunio (out otto mesi) Tony Parker, è ancora Ginobili a tenere alto il vessillo dei veterani neroargento. Nel momento di massima difficoltà della sua San Antonio, Manu ha sfoderato una prestazione delle sue in gara-5 di semifinale playoffs contro gli Houston Rockets. Con Kawhi Leonard in panchina per acciacchi assortiti (problemi a ginocchio e caviglia), l'argentino è stato l'eroe dell'AT&T Center in una sfida pivotal, che gli Spurs non potevano permettersi di perdere. Insieme a Danny Green, altro jolly sbucato dal cilindro di Gregg Popovich, il numero venti neroargento si è preso sulle spalle la squadra, disputando la bellezza di trentadue minuti sui cinquantatrè disponibili. Una gara-5 caratterizzata da una gran schiacciata nel primo tempo (che a molti ha ricordato quella leggendaria nell'ultimo atto delle Finals 2014), da almeno un paio di canestri in penetrazioni vecchia maniera (uno per il pareggio, a 34" dalla sirena dei regolamentari), e dalla stoppata su James Harden al termine dell'overtime. Un gesto di forza e orgoglio, contro il miglior giocatore degli avversari, commentato così proprio dal trentanovenne Manu: "So che quando carica il tiro tende ad esporre il pallone un po' all'indietro - le parole dell'argentino riportate da Michael C. Wright di Espn - ho provato a dargli fastidio, poi ho visto che ero molto vicino alla palla e sono andato per la stoppata. E' stata una giocata estremamente rischiosa, ma sarebbe stato rischioso anche lasciarlo tirare". 

La stoppata di Ginobili. Fonte: YahooSports

Alti rischi, alti dividendi dunque. Una sorta di mantra dell'intera carriera di Ginobili, scelto alla fine del secondo giro del Draft del 2002, al quale in pochi avrebbero pronosticato una carriera di buon livello NBA. "Ci ha regalato una delle sue tipiche prestazioni, direttamente dal passato - dice di lui coach Popovich - siamo andati da lui con Kawhi fuori causa. Avevamo bisogno che generasse attacco e che facesse succedere qualcosa. Ha fatto un gran lavoro, sia come passatore che come realizzatore. E' stato fondamentale per noi". Stavolta è stato Manu, che per anni ha avuto la licenza di "uccidere", ovverosia di fuoriuscire dal sistema offensivo con le sue giocate geniali ed estemporanee, a mettere in ordine l'attacco degli Spurs, evitando che i neroargento prendessero troppi tiri affrettati, che avrebbero invece favorito il ritmo degli Houston Rockets. Senza  Tony Parker, scartato Dejounte Murray per gara-5, e soprattutto con Leonard in panchina, è toccato dunque a Ginobili trattare il pallone per i padroni di casa, in un quintetto inedito, con Simmons, Green, Mills e Aldridge come unico lungo, per replicare alla rotazione a sette uomini di Mike D'Antoni. Houston ha anche sperimentato uno schieramento estremo, senza lunghi di ruolo (Harrell e Dekker sono rimasti a guardare, e nessuno dalla panchina ha mai realmente rimpiazzato Clint Capela), forse anche per forzare le scelte degli Spurs. Paradossalmente, sono stati proprio i Rockets, più abituati allo small ball, a deludere nel quarto quarto e nell'overtime, incappando in una serie di brutte palle perse e di tiracci quando più contava. Dall'altra parte ogni possesso offensivo è sembrato un'avventura, con Simmons e Green a mettere palla per terra nel tentativo di attaccare il canestro, mentre LaMarcus Aldridge è riuscito solo con risultati alterni a far valere stazza e tecnica nel pitturato. Gara-5 si è decisa su un paio di giocate, una tripla e un canestro più fallo di Danny Green, e la stoppata di Ginobili di Harden. 39 anni, ma sempre decisivo per le sorti dei neroargento.