Soltanto pochi giorni fa, i Boston Celtics di Brad Stevens perdevano malamente in casa contro i Cleveland Cavaliers di Tyronn Lue, per poi naufragare ad Atlanta contro gli Hawks e veder sfumare molte dello loro chances di chiudere la regular season orientale al primo posto. E invece, in seguito a tre sconfitte consecutive dei campioni in carica dei Cavs, i biancoverdi si ritrovano in testa, con un record di 52-29, a un passo da quella prima posizione che praticamente tutto il mondo NBA attribuiva a James e compagni nei pronostici della vigilia.
Ai Celtics basterà battere al TD Garden di Boston i Milwaukee Bucks di Jason Kidd (già certi della partecipazione ai playoffs) per guardare tutti dall'alto nella Eastern Conference, guadagnandosi il vantaggio del fattore campo nelle serie di postseason che animeranno il fronte orientale. Un risultato straordinario, ottenuto da un allenatore giovane e da una squadra trascinata da Isaiah Thomas, il piccolo grande uomo che ha mostrato meraviglie per l'intero arco della regular season: "Personalmente, la posizione numero uno significherebbe molto - dice Thomas ai microfoni di Chris Forsberg di Espn - speriamo di potercela fare. E' da tempo che ci penso, sarebbe fantastico chiudere la stagione con un piazzamento simile. Nessuno avrebbe mai immaginato che potessimo ottenere un risultato del genere, che direbbe molto della forza di questo gruppo. Siamo passati attraverso alti e bassi durante la regular season, e anche attraverso diversi infortuni. Per la maggior parte del tempo, nessuno di noi è stato davvero in piena forma. Ma siamo sempre andati avanti, provando a migliorare partita dopo partita. Ora quel lavoro paga, e ci ha messo in un'ottima posizione al termine della regular season. Abbiamo vinto un titolo di Division, altro traguardo che significa parecchio, ma l'unica davvero importante per noi è stato provare a incidere su ciò che era in nostro controllo. E' tutto ciò che conta, e dovrà valere anche per l'ultima gara contro i Bucks: continuare a giocare nella maniera giusta e arrivare ai playoffs sulla scia di questo momento positivo".
Sulla stessa lunghezza d'onda coach Brad Stevens: "Dovunque finiremo, accetteremo il risultato, che sarà il frutto di ottantadue partite, non di due o tre. Siamo stati solidi e continui per tutto l'anno, quantomeno per ciò che concerne le prestazioni. Ovviamente ci sono state anche gare in cui non abbiamo giocato come avremmo potuto. Con la squadra non ho mai parlato della possibilità di chiudere al primo posto a Est, e neanche adesso ci perderò un secondo del mio sonno". Un risultato forse dal significato più simbolico che pratico, che può incidere sull'autostima del gruppo, ma che non può cambiare le gerarchie della Eastern Conference in vista della postseason. I Boston Celtics non dispongono del talento dei Cleveland Cavaliers (e forse neanche di quello di Toronto Raptors e Washington Wizards), ma sono la squadra più organizzata ad Est, con principi di gioco chiari in attacco e una difesa relativamente solida. Sono un gruppo, che attualmente non ha interrogativi da risolvere, ma solo partite da giocare secondo una programmazione che parte da lontano. Dove li porterà, è ancora presto per dirlo. Una finale orientale contro i campioni in carica sarebbe di per sè un gran risultato, nella consapevolezza che disporre del vantaggio del fattore campo contro i Cavs non sarebbe decisivo. Nessuno si attende dai biancoverdi più della finale di Conference: chiedere di più è e rimane irrealistico. Troppo netta la distanza da Cleveland, quando i campioni in carica sono vicini al loro meglio. Solo una prolungata crisi dei Cavs, magari qualche problema di spogliatoio alla Quicken Loans Aren, potrebbero modificare i pronostici. Intanto i Celtics si godono una stagione sopra le righe, e sperano nella prima scelta assoluta al prossimo Draft (via Brooklyn Nets).