Sono passati solamente due turni, ma la March Madness ha già fatto delle vittime eccellenti, Villanova e Duke su tutte. Le due squadre erano entrambe nel lotto delle super favorite, ma hanno dovuto abbandonare il torneo più pazzo del mondo al secondo turno, a causa delle sconfitte per mano di Wisconsin e South Carolina. Restano in lizza per il titolo le altre tre seed numero 1 (Gonzaga, North Carolina e Kansas) che sono arrivate senza problemi tra le prime sedici, mentre ad East c'è la grande occasione per Wisconsin, Florida, Baylor e South Carolina. Andiamo quindi ad analizzare le 16 squadre rimaste tra favorite e underdog. 

Le Contender

Come detto, nel torneo Ncaa 2017 restano solo tre seed numero 1 su quattro e tutte e tre, per forza di cose vanno inserite nelle favorite per la lotta al titolo, ma insieme a loro possiamo considerare anche UCLA, Kentucky e Arizona. Partiamo con l'analizzare proprio le ultime citate.

UCLA è sicuramente una delle squadre più attese, soprattutto grazie alla stella di Lonzo Ball che ha brillato nel corso della stagione e sta continuando a splendere anche ora. I Bruins vantano il miglior attacco di tutti i college americani con giocatori capaci di colpire da ogni posizione del campo, un po' come Golden State in Nba. Se l'attacco è il loro punto di forza, i ragazzi di coach Alford soffrono in difesa. Durante il corso dell'anno l'organizzazione difensiva è certamente migliorata, ma resta comunque molto fragile, soprattutto a rimbalzo, concedendo molti canestri facili che potrebbero risultare fatali nello scontro con le altre corazzate del college basketball. 

Come detto, l'avversario di UCLA nelle Sweet Sixteen sarà Kentucky, una squadra che può contare sull'apporto fondamentale di tre probabili stelle NBA: Bam Adebayo, Malik Monk e De'Aaron Fox. Per capire la loro importanza basta guardare il dato dei punti segnati: nelle due partite contro North Kentucky e Wichita, i Wildcats hanno messo a segno 144 punti, loro tre ne hanno registrati 87. Adebayo poi ha mostrato tutta la sua forza a rimbalzo concludendo entrambi i match in doppia-doppia grazie alle molte palle catturate in attacco. Paradossalmente però il punto debole di Kentucky risiede nella continuità di una delle sue stelle. Monk ha infatti mostrato di essere abbastanza discontinuo al tiro (3/10 contro Wichita) e se dovesse avere un'altra serata storta contro i Bruins potrebbe essere anche l'ultima nella Madness. 

Allonzo Trier contro Arizona State | Photo: AZcentral.com

L'ultima favorita che non è entrata nel tabellone con il numero uno è certamente Arizona. Come per UCLA, anche per i Wildcats la forza sta nell'attacco ed inoltre possiedono forse il quintetto più completo del torneo. Allonzo Trier è la stella della squadra, ma al suo fianco ci sono ottimi giocatori come Lauri Markkanen (20 e 16+11 nelle prime due partite), Alkins, Allen e Ristic che garantiscono una potenza di fuoco in doppia cifra pressoché costante. Arizona però ha un punto debole non indifferente che ha mostrato nel corso del torneo: parte piano, pianissimo. Contro North Dakota, i Wildcats, non sono andati a segno nei primi tre minuti di partita, salvo poi riprendersi e dominare, mentre contro Saint Mary's hanno inseguito per buona parte dei primi venti minuti chiudendo sotto di uno all'intervallo. Queste partenze ad handicap non sono state finora un problema, ma con l'avanzare del torneo e l'innalzamento del livello dei team potrebbe diventarlo. 

Le favorite

Dopo le tre contendere che non possiedono il seed numero 1, è il momento di guardare chi era dato per favorito ad inizio torneo. Partiamo da Kansas. I Jayhawks hanno passeggiato contro UC Davis e Michigan State grazie alle superbe prestazioni della sua stella: Frank Mason III. La guardia di Kansas però non è l'unico giocatore pericoloso, perché non ci si può e non ci si deve dimenticare di Devonte Graham e Josh Jackson, entrambi oltre la doppia cifra nei primi due match. Inoltre, i Jayhawks disputeranno il match contro Purdue a meno di un'ora dal campus, un fattore da non sottovalutare. 

C'è poi North Carolina che è nella parte più combattuta del tabellone, la South. I Tar Heels sono probabilmente la squadra più esperta del torneo e la finale persa contro Villanova a causa del buzzer beater di Jenkins è stata la lezione che ha fatto fare il salto di qualità alla squadra della Carolina. La difficoltà però nel catturare rimbalzi offensivi potrebbe costare cara in un parte di tabellone dove è l'attacco a dominare le partite. 

L'ultima seed numero uno rimasta in corsa è Gonzaga. I Bulldog sono i favoriti principali, inutile nasconderlo. Dalla loro parte hanno Przemek Karnowski, l'unico giocatore dell'Ncaa che può sempre avere a disposizione un mismatch favorevole data la sua stazza. Coach Few lo ha lasciato riposare nei primi due match ed ora il gigante polacco è pronto a prendersi la scena. Il problema di Gonzaga sta però nei tiri liberi. Gli Zags hanno un 72% dalla linea della carità che li colloca in 99esima posizione tra i college americani, un dato non adatto a chi vuole vincere il torneo Ncaa. 

Przemek Karnowski in tutta la sua maestosità | Photo: Alchtetron

Gli underdog

Tra le dieci squadre rimaste ne abbiamo selezionate quattro da inserire come le possibili sorprese: Florida, Baylor, Purdue e Oregon. 

Partiamo dai Gators. Florida possiede probabilmente la miglior difesa del torneo con Hill e Chiozza a devastare gli attacchi avversari (vero Virginia?), ma non è comunque da sottovalutare l'aspetto offensivo di una squadra che possiede in Devin Robinson un'arma letale, soprattutto ora che sembra aver preso confidenza con il canestro. I punti di domanda però sono due: quanto potrà  continuare a giocare in questa maniera Justin Leon e quanto si sentirà l'assenza di John Egbunu? Dalle risposte a queste domande si ottengono le possibilità dei Gators di vincere il titolo. 

Nell'East Region c'è anche una seconda underdog: Baylor. I Bears possono contare su un ottimo apporto dai giocatori in uscita dalla panchina, soprattutto da Terry Matson e Al Freeman, anche se quest'ultimo è rimasto a secco nel match contro USC. Il problema di Baylor sta però nella difesa, dove concede parecchi tiri facili. 

Le due squadre rimanenti sono simili perché entrambe fanno affidamento su ottimi giocatori. La stella di Purdue è senza dubbio Caleb Swanigan, una macchina di doppie-doppie, mentre Oregon vanta tra le sue fila il Player of the Year della Pac-12: Dillion Brooks. Se i pro sono simili, i lati negativi differiscono.

I Boilermakers dovranno fare attenzione ai problemi di falli di Swanigan e Haas perchè come già mostrato contro Iowa State, quando entrambi siedono in panchina, Purdue soffre tantissimi. Di contro Oregon dovrà fare a meno ancora di Chris Boucher e della sua presenza in difesa. Finore i Ducks sono riusciti ad arginare questo problema, ma contro gli attacchi delle altre favorite potrebbe avere vita dura.