Come ogni anno, la pausa dell'NBA per l'All-Star Game offre qualche giorno di riposo rispetto ai ritmi infernali a cui tutta la baracca (dalle mascotte, agli allenatori, ai giocatori) è costretta a mantenere in tempi di Regular Season. Un momento di svago per chi sarà a New Orleans, con l'occasione di lasciare ai posteri un paio di giocate da highlights, un momento di vacanza per chi non è ammesso a partecipare al weekend delle stelle, uno di riflessione per appassionati ed addetti ai lavori.
Noi di VAVEL Italia abbiamo deciso di fare un bilancio dei ranking delle due Conference, tra conferme, sorprese e prospetti, partendo da quella della costa est.
In un'ipotetica risalita dal basso, troviamo subito i Brooklyn Nets: la franchigia della Grande Mela è di gran lunga la peggior squadra della lega con nove vittorie (per intenderci, Phoenix, ultima ad ovest, ne ha il doppio) e sta raccogliendo i cocci delle ultime stagioni, gestite malissimo di trade in trade. Poco più in alto, Philadelphia e Orlando sembrano oramai fuori dai giochi in ottica Playoffs, ma il sorriso non manca: da una parte il "trust the process" targato Embiid-Simmons (e Saric), dall'altra l'esplosione di Aaron Gordon. Le basi per continuare a crescere non mancano. Chi sperava di crescere ed invece si ritrova impantanato in una palude sono i New York Knicks: Noah e Rose non hanno dato l'apporto sperato, la frattura con Carmelo Anthony non ha trovato sfogo in una trade, il risultato è un ambiente allo sbando che ha assoluto bisogno di ricompattarsi (attualmente una chimera) per non mancare ancora una volta l'appuntamento con la postseason. Attorno all'ottavo posto, ultimo utile per qualificarsi ai Playoffs, gravitano sei squadre, divise da meno di cinque partite di distanza.
Gli Charlotte Hornets di Belinelli si ritrovano in netto calo (1-9 nelle ultime dieci) dopo un inizio brillante, mentre Miami ha dimostrato di poter dire la sua con una serie incredibile di 13 vittorie consecutive: ora il record recita 25-32, decimo posto. Davanti, Spoelstra vede il collega Jason Kidd con i suoi Milwaukee Bucks. Antetokounmpo e compagni migliorano stagione dopo stagione, ma il secondo grave infortunio (lesione del crociato anteriore del ginocchio destro) in due anni per un elemento della caratura di Jabari Parker, il quale può considerare finita anzitempo la sua stagione, rischia di minare non poco le speranze di centrare l'ottava piazza. Piazza attualmente occupata dai Detroit Pistons: anche quest'anno i ragazzi di Van Gundy stanno procedendo a fari spenti sottotraccia, ma la sensazione è che si giocheranno un posto che conta fino alla fine. Nella palude della lotta per accedere alla postseason si ritrovano anche i Chicago Bulls e gli Indiana Pacers. Record speculari (28-29, 29-28) ma situazioni diametralmente diverse: da un lato, un'organizzazione costruita attorno a Paul George, vero ed unico All-Star del roster, attorniato da tanti giocatori esperti (Teague, Ellis, Miles, Brooks) e dal talento in esplosione del classe '96 Myles Turner. Dall'altro, una squadra ancora alle prese con uno spogliatoio tutt'altro che unito (molti di voi ricorderanno i casi Rondo e Butler, di recente) che sta complessivamente rendendo al di sotto delle sue possibilità. Se dovessero ingranare definitivamente, i Bulls potrebbero rappresentare un pericolo reale per più di una franchigia, ma la sensazione è che manchi quella chimica che, a prescindere dagli interpreti, caratterizza proprio i diretti concorrenti dei Pacers.
Da qui, una spaccatura di 4 partite di distacco ci posta alla bagarre delle posizioni che contano, tra le franchigie che già hanno praticamente in tasca il posto ai Playoffs. Gli Atlanta Hawks si stanno godendo un ritorno a casa (a livelli decenti) di Dwight Howard, e nonostante abbiano spedito Kyle Korver, veterano in scadenza a fine stagione, alla corte di LeBron James, sembrano poter ancora impensierire le altre contendenti. Budenholzer ha creato un sistema funzionale e solido, cambiando pochissimo in sede di trade e soprattutto riuscendo ad integrare grandi individualità in un concetto al plurale sia dentro che fuori dal campo. Toronto, dal canto suo, per la prima volta si ritrova a non essere la seconda forza designata della Conference: il quarto posto a sette partite dai Cavaliers rischia di riservare un accoppiamento ostico (per quanto entusiasmante) al primo turno ai, che per guardarsi le spalle dagli Hawks possono contare su un DeRozan che sembra aver trovato finalmente continuità nel suo rapporto con la retina: oltre 27 punti stagionali di media. Ma la vera sorpresa, ai piani alti, si chiama Washington Wizards: i capitolini sono diventati una squadra di tiratori scelti (alle spalle solo di Cleveland per percentuali dall'arco ad est) e sono migliorati in ogni aspetto del gioco. Mai come quest'anno John Wall (che sta infrangendo ogni record personale in stagione, con 22.8 punti e 10.6 assist di media) può sentirsi al centro di un progetto futuribile all'interno della lega. La stagione è lunga, e la panchina dei Wizards rischia di penalizzarli più avanti, ma con qualche aggiustamento di Scott Brooks potremmo davvero parlare di una delle squadre più pericolose del tabellone dei Playoffs. La striscia positiva in casa, con 20 vittorie nelle ultime 21 partite, parla per loro.
Al secondo posto, con due partite di distacco sul terzo e tre di ritardo dal primo, albergano i Boston Celtics. Il buon inserimento di Horford, ma soprattutto la stagione sovrumana di Isaiah Thomas (30 punti a partita) stanno facendo volare i biancoverdi, attualmente a quota 37 vittorie e 20 sconfitte. Brad Stevens si conferma uno dei migliori tra i coach emergenti, riuscendo a cucire assieme tanti onesti mestieranti dell'NBA con l'immenso talento del folletto di Tacoma. Boston fa paura eccome, tira tanto e fa girare la palla quasi sempre nella maniera giusta. Le otto vittorie nelle ultime dieci danno fiducia, il resto è tutto ancora da scrivere. In vetta, c'è il trono, la dimora del Re. Gettando la maschera, LeBron James e i suoi Cleveland Cavaliers stanno guidando (39-16) una Conference in cui nessuno sembra partire favorito contro di loro, soprattutto se in una serie al meglio delle sette partite. Il livello delle prestazioni di Kevin Love è tornato quello dei tempi di Minnesota, per impatto nella partita e scelte tattiche, mentre l'arrivo di Korver ha aggiunto - come se ce ne fosse bisogno - pericolosità dall'arco, aprendo una chance in più per gli scarichi dello stesso James dopo la penetrazione. Insomma, al di là delle lamentele del Prescelto riguardo al playmaker di riserva e dei conseguenti possibili movimenti a ridosso della trade deadline, questa regular season testimonia come i campioni in carica siano superiori a tutti per quantità e qualità del roster. Un'eventuale eliminazione in postseason, prima delle Finals, sarebbe una vera e propria sorpresa: a Est i principali avversari dei Cavs sono i Cavs stessi.