La franchigia più psicolabile in questo momento nella NBA è a New York, città che ospita i suoi amati/odiati Knicks. La squadra di coach Jeff Hornacek, da quando è iniziato l'anno nuovo, è riuscita a trovare poche note positive. Nelle ultime partite sono state conquistate solo tre vittorie, bottino poverissimo per una squadra che ad inizio stagione puntava a tornare ai playoffs. Il punto più basso, apparentemente, lo si è toccato nella notte, con la sconfitta casalinga contro i Los Angeles Lakers. Infatti i Knicks sono letteralmente collassati. Il gioco è quasi inesistente, si cerca spesso di formare il triangolo imposto da Phil Jackson, ma eseguendolo malissimo. Altro non lo si vede, gioco poverissimo. Lo schema più utilizzato, forse è, proprio l'isolamento per Carmelo Anthony che parte dal post alto. Ed è così che implodono i Knicks, con la settima sconfitta nelle ultime dieci partite.
Anche negli spogliatoi il clima è tesissimo. Le parole più dure le riserva Brandon Jennings, che esordisce con: "Questi sono i peggiori Knicks della stagione". Poi il play da Oak Hill Academy continua con evidenti frecciatine ai compagni affermando: "Gli sforzi di squadra e l'energia, sono qualcosa che non puoi allenare, è qualcosa che dovremmo avere noi tutti dentro." Poi il play continua: "Ognuno di noi guadagna milioni di dollari per giocare a questo sport, quindi l'unica cosa che dobbiamo fare, è andare sul parquet e mettere tutte le energie nostre per giocare duro ogni sera. Dobbiamo dare tutto su questo campo".
New York adesso è a 17 sconfitte nelle ultime 23 partite giocate. Dopo le firme di questa estate di Derrick Rose, Joakim Noah e Courtney Lee, il presidente dei Knickerbockers, Phil Jackson, non si aspettava di certo di stare al dodicesimo posto nella Eastern Conference, a metà stagione. Ma forse il maestro Zen questa volta ha peccato di presunzione. Sì, a vederlo il quintetto dei Knicks sembrerebbe anche uno starting five da semifinali ad Est. Infatti New York parte con Rose, Lee, Anthony, Porzingis, O'Quinn. Ma dalla panchina l'unico giocatore valido è Brandon Jennings. Certo, Kuzminskas è un altro buon giocatore, ma questo per lui è solo il primo anno nella NBA. Gli altri giocatori che dovrebbero far riposare un po' i titolari, sono, ad esempio, Justin Holiday - che, nella passata stagione, giocava solo il garbage time agli Atlanta Hawks, poi ha trovato un po' più di spazio dopo essere stato ceduto ai Chicago Bulls. Poi c'è Willy Hernangomez, altra matricola da costruire, anche se le basi sembrano essere buone, mentre Plumlee salta tra NBA e D-League. In fondo alla panchina si siede anche Ndour, che spesso e volentieri serve solo per fare numero, come anche Vujacic. C'è poi Ron Baker da Wichita State, anch'egli rookie, uno dei pochi che riesce a fare quasi sempre bene.
Nonostante l'organico che, come visto, non è di certo da Playoffs, per coach Hornacek l'unico problema è che la squadra in campo non ci mette orgoglio. Stessa tesi viene confermata anche da Anthony e Jennings, due nomi che sono molto caldi in questo momento per alcuni trade rumors. Forse, l'unico ad aver detto la verità ai microfoni, è Kristaps Porzingis. Il lettone al secondo anno, ha affermato che i compagni di squadra non si fidano l'uno dell'altro, ed è questo il motivo del crollo dei Knicks.
Porzingis, il futuro della franchigia della Grande Mela, ha centrato il punto: forse questa stagione per i New York Knicks è irrecuperabile, forse davvero solo una trade per Anthony, potrebbe ricreare una chimica di squadra adatta per tornare a vincere e magari tornare ai playoffs, o forse questa dei Knicks sarà l'ennesima stagione deludente e al di sotto della aspettative. Ai tifosi non resta che sperare, anche solo che i giocatori campo mettano tutto loro stessi, come la banda del 1999, che guidata da Latrell Spreewell da ottava ad Est arrivò fino alle finali NBA.