Nel giorno di Paul Pierce e del suo addio a Boston, i Celtics battono di misura i Clippers, in una gara controllata dall'inizio alla fine, al netto di qualche distrazione che ha reso la sfida incerta fino alla fine. Bene il solito Thomas, autore di una prova da 28 punti - anche se con 7 su 18 al tiro - e Horford, che ai suoi 13 punti ha aggiunto 15 rimbalzi. Per Los Angeles invece una sconfitta che dimostra tutti i problemi della franchigia senza Chris Paul.

Privi di un'identità di gioco senza il loro leader, gli uomini di Rivers hanno provato ad affidarsi a Griffin (23 punti con 9/19 dal campo), ottenendo altrettanto anche da Crawford, ma hanno mostrato troppi limiti difensivi e di circolazione di palla in attacco. Prima dell'inizio della partita, il TD Garden tributa un'ovazione meravigliosa a Paul Pierce, il suo beniamino più amato dai tempi Larry Bird. Il californiano. a 18 anni esatti dall'esordio di "The Truth" in maglia bianco-verde, bacia il campo che lo ha reso immortale, con Doc Rivers che decide di farlo partire in quintetto. Boston parte con due bombe di Thomas e Crowder; gli ospiti si affidano soprattutto a Griffin, che gioca da playamaker. Una tripla in transizione del numero 4 dei Celtics vale il 15-6. I Clips perdono diverse palle, con Thomas sempre più scatenato e osannato dal pubblico. Amir Johnson ne aggiunge 4, Olynyk lavora molto bene - male Speights in difesa - e mette il gancio del 29-14 con 1'42" da giocare. L'ex Golden State rimedia con un tiro da tre. La squadra di L.A. tira con 8 su 24 dal campo e il 29-19 in favore dei C's dopo 12 minuti è presto spiegato. I ragazzi di Rivers continuano a dimostrare evidenti limiti difensivi, mentre nella metà campo offensiva riescono ad andare in transizione con maggiore frequenza grazie al quintetto piccolo. Due liberi del figlio di Doc valgono il -6.

Boston cerca di tirare troppo dalla distanza - anche per evitare di scontrarsi nel pitturato con Jordan - e si distrae un po'. Los Angeles sfrutta alcuni miss match in difesa e una bomba in contropiede di Crawford li porta gli sotto di 4 lunghezze a 4'03" dall'intervallo. L'ex Knicks sfrutta un'altra incertezza degli avversari; Horford trova per la prima volta il fondo della retina dai 7,25 m - aspetto su cui sta lavorando molto in questi mesi. Crowder lo imita, Thomas fa lo stesso, rimettendo 9 punti di distanza tra le due contendenti, che vanno al riposo sul 56-47 in favore di Boston. Si riprende a giocare con tantissimi errori da ambo le parti. Un alley-oop di Griffin per Jordan accorcia il distacco, ma Thomas regala una palla sensazionale per Smart, che segna da tre dall'angolo destro. Horford e Olynyk aumentano il divario; Los Angeles gioca esclusivamente uno contro uno. Dopo un brutto fallo di Smart su Redick e un jumper di Griffin dai 5 metri, il terzo periodo termina con lo score di 81-67. In seguito a uno scontro tra Brown e Jerebko - che rischia la frattura del setto nasale - i Clippers riescono a rimanere in scia grazie a una tripla di Felton, ma Thomas continua a illuminare il campo in penetrazione.

Johnson appoggia al tabellone il canestro del +14 con oltre 7 minuti sul cronometro. Il pubblico vuole Pierce in campo: "We want Paul, we want Paul!", ma Rivers decide di non schierarlo. Smart trova un tiro da tre importante per il +11, Horford gli fa eco - 47esima tripla tentata da parte di Boston, record di franchigia - e fa volare i suoi avanti di 14. I C's si distraggono un'altra volta: un fallo tecnico di Crowder e un canestro in contropiede di Griffin riportano i Clippers sotto di 9 con 3'30" da giocare. Speights dall'angolo riapre definitivamente i giochi a 2'10" dal gong; Crawford sbaglia la tripla del -3, ma Speights rimedia dalla lunetta. Griffin fallisce dall'angolo per portare i suoi sotto di 3 a 21" dal termine; Pierce rientra in campo, mentre Horford non sbaglia i liberi del +8. "The Truth" mette a segno un tiro da tre dal sapore hollywoodiano.

Vincono i Celtics 107-102, ma la scena è tutta per il ragazzo nato a Los Angeles, che nell'intervista post-partita dichiara: "E' stato bellissimo, ho sentito l'amore del pubblico. Ringrazio Doc Rivers per avermi fatto rimettere piede su un campo così importante per me. Ho parlato con Isaiah (Thomas), ho cercato di fargli capire cosa sia l'orgoglio di giocare per questa maglia". Di certo lui, che tra pochi mesi saluterà il basket professionistico e che non potrà mai essere dimenticato, in questi anni lo ha compreso come meglio non avrebbe potuto.