Ed eccoci qua, ci risiamo. Ancora una volta Chris Paul lascerà soli i Clippers nel frangente più importante della Regular Season. A fermare la stella losangelina è stato l'infortunio patito durante il secondo quarto della sfida giocata (e vinta) dai suoi Clippers contro gli Oklahoma City Thunder allo Staples Center. Una leggera slogatura al pollice della mano sinistra, questa era sembrata essere la prima diagnosi, a caldo, del problema occorso a Paul. Gli esami strumentali del caso hanno dato esito negativo, ma a far scatenare fulmini e saette nei meandri degli ambienti dei Clippers ci ha pensato la risonanza magnetica a cui il play si è sottoposto ieri in mattinata. Responso pesante, duro da mandare giù: lacerazione del legamento del pollice sinistro, con conseguente (necessario) intervento chirurgico con annesso periodo di convalescenza stimato in 6-8 settimane.

Una superstar sfortunatissima. Una macumba a cui Chris Paul non riesce a trovare gli ingredienti giusti, la combinazione vincente per scacciarla via. Questo infortunio è solo la punta di un iceberg dalle "fondamenta" purtroppo ben solide. Non è la prima volta che CP3 soffre di questi problemi; durante l'Offseason 2012 subì lo stesso infortunio, ma al pollice della mano destra, e come conseguenza di ciò fu costretto a giocare una parte di Regular Season, e le Olimpiadi 2012, con il pollice avvolto in un nastro. Si è anche fratturato l'intera mano durante gli scorsi playoff, in gara 4 delle semifinali contro i Portland Trail Blazers, in cui lo sfortunato Paul dovette alzare bandiera bianca, chiudendo la stagione in leggero anticipo rispetto ai suoi compagni.

Il nove volte All Star ha un'attuale media di 17.7 punti, 9.8 assist e 5.3 rimbalzi a partita, numeri impreziositi dal dato riguardante le palle recuperate, ben 2.25 a partita. Nelle ultime due stagioni i Clippers, con Chris Paul in campo, hanno viaggiato con un record vittorie/sconfitte di 79-35, senza il playmaker il rendimento di squadra è calato vertiginosamente, con un mediocre saldo di sole 5 vinte a fronte di 12 perse. Dato eloquente, che testimonia l'importanza della pointguard nell'economia del gioco di squadra. Brutta gatta da pelare per coach Doc Rivers, costretto a chiedere gli straordinari a Felton....e magari chissà, al General Manager Gary Sacks.