"Sono troppo forte per giocare otto minuti. E' una follia, bisogna trovare un modo per uscire da questa merda". Con queste parole Nerlens Noel, nel postpartita della gara persa dai 76ers al Wells Fargo Center contro i Los Angeles Lakers, ha ufficialmente (ri)aperto il caso lunghi a Philadelphia. Caso poi ricomposto a uso e consumo della stampa, con il ragazzo e coach Brett Brown prontissimi nello specificare di aver appianato ogni divergenza.
"Ho parlato con l'allenatore - la retromarcia innestata da Noel - è stato chiaro con me, in questo modo si è guadagnato il mio rispetto. So che devo continuare a lavorare, negli ultimi anni ho dovuto superare momenti difficili a causa dell'infortunio al legamento crociato del ginocchio, quindi ora nulla mi può fermare". Pace fatta quindi? Forse. Ma, nella città dell'amore fraterno, tutti, da Bryan Colangelo allo stesso Brett Brown, sanno che gestire un reparto lunghi composto da Joel Embiid, Jahlil Okafor, Nerlens Noel, Dario Saric (e Ben Simmons) rischia di diventare un problema impossibile da risolvere. Ed è d'altronde su questa asimmetria tra talento dei lunghi e difficoltà degli esterni che ruota il momento attuale dei Sixers, franchigia che sta risalendo posizioni dopo anni di buio totale, ma che negli ultimi Draft ha ammassato giocatori di alto livello tutti nel frontcourt. E il primo della lista è stato proprio Noel, scelto (o meglio, scambiato con i New Orleans Pelicans per Jrue Holiday) nell'estate 2013, nonostante all'epoca fosse già infortunato. Saltata l'intera stagione 2013-2014, Noel ha esordito nell'Nba un anno dopo, proprio quando - ironia della sorte - Joel Embiid, altro lungo di grandi prospettive, veniva chiamato alla numero tre nella lottery del Barclays Center. Anche il camerunese è stato vittima della maledizioni delle scelte di Phila, finendo per perdere i primi due anni di Nba a causa di frattura da stress al piede. Nel mentre, i Sixers acquisivano i diritti sul croato Dario Saric, altro talento clamoroso nella posizione di power forward, chiamavano poi alla due nel 2015 Jahlil Okafor, senza potersi infine esimersi dallo scegliere all'ultimo Draft l'australiano Ben Simmons, nominalmente un'ala piccola, di fatto un altro giocatore di altissimo livello per il frontcourt di Philadelphia.
Per una serie di circostanze sfortunate, un simile reparto lunghi non è mai andato a pieno regime, e solo ora lo staff tecnico di Brown può avere a disposizione i vari lunghi così pescati al Draft. Ecco dunque la necessità di fare delle scelte, che non possono non prevedere Embiid in quintetto come centro (per doti tecniche e atletiche), mentre un'altra priorità è recuperare alla pallacanestro Jahlil Okafor, classe 1995 dal talento cristallino e dalle mani morbidissime, persosi nei meandri di una difficile vita extracampo (rissa a Boston e guardia del corpo messagli alle costole dalla franchigia). Nasce così il caso Noel, un centro che farebbe della verticalità la sua caratteristica principale, ma che in due anni Nba non ha mai convinto, per atteggiamento e per impatto sul gioco della squadra. Se a ciò si aggiunge che intanto dall'Europa è arrivato Dario Saric (che Brown è "costretto" a volte a far giocare da numero tre, esattamente come Ersan Ilyasova), si capisce come la situazione sia particolarmente intricata, destinata addirittura a peggiorare quando tornerà a disposizione Ben Simmons. A Phila si impone dunque una scelta: chi sacrificare del reparto lunghi per rinforzare il backcourt? Già, perchè i Sixers, che di talento sotto i tabelloni ne hanno da vendere, tra le guardie schierano i vari Sergio Rodriguez (ex Real Madrid e New York Knicks), T.J. McConnell (buon passatore, ma non un realizzatore), Nik Stauskas e Gerald Henderson (questi ultimi shooting guards). Con Jerryd Bayless out for the season a causa dell'ennesimo infortunio, la rivoluzione del 18 febbraio (deadline per la definizione degli scambi Nba) è più vicina di quanto possa sembrare, e Noel (come anche Okafor) è il primo della lista di Colangelo, da utilizzare come moneta di scambio per cercare di equilibrare un roster difficile da amalgamare.