Nel giorno in cui LeBron si è dovuto vestire da giocatore dei Cubs per la scommessa persa contro Wade, i suoi Cleveland Cavaliers (10-5) hanno trovato la terza sconfitta di fila. Allo United Center, dopo quelle con Bucks e Clippers, è arrivata la quinta L in stagione, ad opera dei Chicago Bulls (11-7).
Una partita cominciata anche piuttosto bene, ma che è cambiata radicalmente dal primo al secondo tempo, quando i padroni di casa hanno totalmente cambiato marcia. Una sconfitta quindi che brucia ancora di più visti i primi due parziali, in cui Cleveland è sempre stata sopra. Dopo infatti i primi tre canestri subiti da Gibson e Rondo, ad inizio match, la squadra di Tyronn Lue si è svegliata, con JR che ha sparato tre triple in fila, intervallate soltanto dalla penetrazione di James che ha portato avanti i Cavs. Il protagonista però di inizio partita è sicuramente Gibson, che sfrutta tutta la propria fisicità sia contro Thompson che contro Love. Il lungo di Hoiberg non sbaglia un colpo, e con l’iscrizione a referto di Wade, i Bulls tornano sotto 15-14 con metà quarto da giocare. La partita è piacevole, le due squadra rispondono colpo su colpo all’avversario e, alla fine, sono Irving prima, e Thompson poi a chiudere il primo parziale con due giocate da tre punti, nonostante un Butler molto attivo nel finale.
Il secondo quarto comincia così sul 33-30 in favore degli ospiti: Wade però non ci sta proprio, e comincia i secondi 12 minuti con un bellissimo fadeaway in faccia ad Irving. Dall’altro lato, Cleveland risponde con la sua arma migliore, il tiro da 3: dal mezzo angolo, Shumpert trova il canestro che vale il +4. I Bulls non trovano il fondo della retina nelle due azioni successive e così, dopo i canestri di LeBron e Frye, i padroni di casa si trovano sotto di 8 dopo appena due minuti, con conseguente time out di Hoiberg. Ma nonostante una buona uscita dal TO, Chicago fa grande fatica in difesa, dove non riesce a contenere le penetrazioni di James ed Irving, e trova difficoltà ad occuparsi di Frye, che dopo il layup di poc’anzi trova anche una tripla dall’angolo. In attacco invece si affidano ancora a Wade e Gibson, ma i due non bastano. Col passare dei minuti però, Cleveland non riesce a dare il colpo del KO, quello che potrebbe portarli alla doppia cifra di vantaggio fissa. Anzi, al contrario, forti probabilmente di un vantaggio comunque esiguo, mollano un po’ in difesa e, Wade prima e Rondo dopo, portano la partita sul 54-51 con meno di tre minuti da giocare. Alla fine, il primo tempo si chiude con Cleveland avanti di 1 ma con i Bulls capaci anche di riportarsi avanti, a trenta secondi dalla fine, grazie al solito Gibson.
Al rientro in campo, col punteggio sul 60-59, le cose cambiano radicalmente. I Cavs sono molli, difensivamente concedono tante penetrazioni agli avversari e, con l’ingresso definitivo in partita anche di Jimmy Butler e Rajon Rondo, i Bulls si portano avanti di 8 dopo metà quarto. Ancora, i Cavaliers trovano senza troppa difficoltà il canestro, ma è nella metà campo difensiva il problema dove anche Canaan, non proprio l’All Star della situazione, riesce a trovare punti facili da tre e da due. Il terzo periodo si chiude così 88-80 in favore di Chicago.
Con gli ultimi 12 minuti da giocare, le cose cambiano poco: Cleveland è bravissima ad attaccare il canestro avversario, tanto da tornare sotto anche di soli tre punti dopo 3 minuti, ma in difesa concede tanto agli avversari, persino un rimbalzo offensivo a Rondo, che segnando porta i Bulls avanti di cinque lunghezze. Da qui in poi la partita vive senza troppi sussulti: LeBron continua ad attaccare, segnando e facendo segnare, ma Cleveland, di squadra non riesce mai a fermare Butler, Wade e Rondo stesso. Nel finale, sotto di 6 punti e con due minuti sul cronometro, James e Irving perdono due palloni sanguinosissimi che, di fatto, chiudono la partita.
Finisce così 105–111 in favore dei Bulls che vincono l’undicesima partita in regular season, accorciando proprio sui Cleveland Cavaliers, arrivati invece alla terza sconfitta consecutiva.