I Los Angeles Lakers sono tornati. E' questa la notizia del primo squarcio di regular season NBA. Finalmente, verrebbe da dire. Dopo anni di buio pesto e di record negativi, la franchigia gialloviola ha voltato pagina, cambiando radicalmente registro rispetto al passato, tecnicamente e non solo. Largo ai giovani, in panchina come in campo. Largo all'entusiasmo, ai sorrisi, alla condivisione di un progetto che finalmente inizia a prendere corpo, dalla base, dal piedistallo, fino alla punta. Le idee di coach Luke Walton sono state apprese, appieno, dal giovanissimo gruppo di giocatori a disposizione dell'ex assistente di coach Kerr ai Warriors, che è riuscito fin qui nell'impresa di non imbrigliare i suoi purissimi talenti in un sistema dogmatico e limitativo.
Ciò che si è visto sul parquet in queste prime sette uscite stagionali, al netto del record positivo e delle quattro vittorie, è finalmente una squadra viva, tonica, che si esalta e gioisce dei successi. Vittorie costruite dal lavoro quotidiano che Walton ha effettuato sui giovani in prestagione, dando loro ampissimi margini di manovra all'interno del suo sistema. Libertà di espressione, di creare gioco e di mettersi in mostra nell'intento unico di competere e divertirsi in campo. A quanto pare, nonostante qualche fisiologica battuta d'arresto - nelle quali però il gruppo non ha mai chinato del tutto il capo lottando fino al termine delle contese - i primi dettami tecnici e tattici dell'ex ala dei Lakers hanno fatto breccia nel cuore dei giocatori.
Una sorta di Golden State Warriors in miniatura, con qualche differenza sostanziale dovuta ovviamente alla diversità dei protagonisti in campo: tuttavia, l'idea di mettere in scena una LakersLandia non è del tutto peregrina, sfruttando appunto giocate di entusiasmo e condivisione per il bene comune. Non è ovviamente tutto oro quel che luccica, ed il primo a saperlo benissimo è proprio coach Walton, che continua a lavorare quotidianamente per limare i dettagli e - inoltre - sfruttare la scia di positività per far crescere anche mentalmente la sua squadra. Una ventata d'aria nuova che fin dalle prime luci dell'alba stagionale ha dato i suoi frutti, che non dovranno necessariamente fruttare una qualificazione ai playoff al termine dell'anno ma che, nel lungo periodo, potrebbero far rifiorire la gloria della squadra gialloviola.
Nell'analisi video di questa nuova realtà losangelina andremo ad analizzare alcuni dei tratti principali del gioco di Walton, che fin dai primi allenamenti ha battuto fortemente su questi tasti. In primis, la circolazione di palla è quanto di maggiormente diverso rispetto al passato: mai, o quasi, la palla resta ferma per più di qualche secondo tra le mani di qualche giocatore. Il lavoro conseguenziale sulle spaziature, sui posizionamenti in campo e sulle letture, ha permesso ai Lakers di sfruttare le caratteristiche di ogni giocatore per confezionare ottime percentuali dal campo e creare quasi sempre tiri in ritmo. Quasi esclusivamente dal pick and roll nascono le giocate dei vari Russell, Clarkson e Williams, mentre sul perimetro Young, Deng e non solo sono pronti a raccogliere i frutti del lavoro delle point guard: a margine, fondamentale l'operato di Randle, Nance e delle ali sul perimetro, così come in taglio di Mozgov, Black e Zubac nell'apparizione ad Atlanta.
Vediamo però nel concreto tutte queste situazioni.
Transizione offensiva
Per creare entusiasmo, è necessario correre e la nuova versione dei Lakers sfrutta in primis questa arma appena possibile. Due le situazioni nelle quali, contro Phoenix, i gialloviola sfruttano al meglio le caratteristiche dei propri giocatori. Nel primo frangente, in cinque contro quattro, la conduzione laterale del contropiede di Russell consente ai due lunghi di correre in post basso - lato forte (Randle), lato debole (Mozgov) - per aprire ulteriormente il campo. Deng, in corsia centrale, costringe la difesa a fare una scelta: quella contenitiva, dei Suns, non viene premiata, con l'ex Bulls che stampa la tripla frontale per il 9-2. Da notare il posizionamento equidistante delle tre guardie, che allarga la distanza da coprire dei difensori avversari.
Nella seconda azione, è Clarkson a condurre lateralmente la transizione, con una guardia lato palla (Ingram) che attacca l'angolo costringendo Booker a tenerla d'occhio. Si aprono gli spazi dalla parte opposta, con tre difensori dei Suns chiaramente in difficoltà: la scelta del play dei Lakers è Williams, abile nell'allargare il campo: l'aiuto difensivo è lento e la tripla dell'ex Hawks è agevole. Non solo: altre due opportunità per la guardia di Walton, perché Deng è il primo a raggiungere il post e offre una linea libera di passaggio, oltre a presentarsi in prima battuta per un eventuale rimbalzo d'attacco.
Chiudiamo questo capitolo con una delle migliori giocate dell'intero inizio di Regular Season. I Lakers cavalcano il contropiede: da una possibile palla persa verso Clarkson, i gialloviola coprono perfettamente il campo ed approfittano del non impeccabile ritorno dei Golden State Warriors in area. Williams impegna fin troppo la difesa di Curry e Durant che raddoppiano l'uomo senza palla non curandosi dell'arrivo alle spalle di Nance. Black apre benissimo la strada con un taglio profondo sul lato debole, portandosi via l'aiuto di David West, mentre Ingram allarga il campo dalla parte opposta. Il risultato è l'arrivo in corsa di Nance che decolla sfruttando le sue impressionanti doti atletiche.
Ricciolo in area e bloccare il bloccante
Una delle soluzioni più efficaci - oltre che istantanee - di questo avvio di stagione, è stato il curl (ricciolo) che gran parte delle volte viene effettuato da Jordan Clarkson, particolarmente abile in questa soluzione: il blocco profondo di Mozgov, in questo caso, permette alla guardia dei Lakers di ricevere a centro area. Con i compagni - Russell e Young - sul perimetro che allargano le maglie della difesa, Clarkson si gioca un uno contro uno con il suo marcatore: oltre al tiro immediato, che spesso avviene, in questo caso il sesto uomo di Walton riesce con una virata ad eludere il difensore e chiudere senza disturbo al ferro.
Un'altra soluzione, invece, vista più raramente rispetto alla sopracitata, arriva dalla sfida di Atlanta, dove l'azione a dir poco avvolgente dei quattro uomini Lakers è ineccepibile: Clarkson è il portatore di palla; Russell al suo fianco blocca Nance che, al contempo, sfrutta il blocco per portare a sua volta un pick and roll alto per il compagno in possesso della sfera. Nel frattempo, apparentemente a bocce ferme, Randle blocca il difensore di Russell rimasto attardato dal cambio precedente. Clarkson potrebbe attaccare il canestro in palleggio oppure sfruttare il rollante, ma approfitta della libertà di D'Angelo in angolo per armarlo e sfruttare la sua capacità balistica.
Pick & roll centrale e laterale
Molto spesso i Lakers utilizzano la prima arma per aprire il campo al taglio del bloccante, Mozgov in questo caso o chi per esso, e muovere la difesa avversaria. Nello specifico Chandler aiuta fin troppo sul palleggio di Lou Williams, abile a scaricare per il centro russo. Spesso l'aiuto dal lato debole, di Booker nell'azione specifica, costringe il rollante a scaricare la palla sul perimetro per un tiro piazzato: Randle, Young e Russell sono posizionati perfettamente in attesa della lettura del lungo, che però ha la strada spianata per chiudere al ferro.
Con gli stessi principi si svolge anche il pick and roll laterale, che rispetto al primo offre soluzioni maggiormente immediate e, soprattutto, tende a privilegiare spesso le conclusioni dalla distanza di Russell dal palleggio. Nel caso specifico, in casa di Atlanta, Williams ha due opzioni dopo il blocco di Nance: dopo aver attirato l'aiuto di Howard non aggressivo, può servire il tagliante oppure, come sarà, attaccarlo con un cross over che taglia fuori il centro avversario. L'aiuto dal lato debole è tardivo, ma in ogni caso i compagni sul perimetro erano pronti a ricevere il passaggio dopo aver creato la superiorità numerica sul lato debole.
Cosa non va - Come detto, però, non è tutto oro quel che luccica e, tra le pecche dei giovani Lakers di questo inizio di stagione anche alcuni tratti negativi quali la transizione difensiva, la mancanza di applicazione e concentrazione in difesa ed alcuni passaggi a vuoto in attacco dove le mancate spaziature danno il là a facili contropiede avversari. Eccole nel dettaglio video.
Uno dei maggiori tarli per coach Walton è la transizione difensiva, che nelle sette sfide dei gialloviola è costata carissimo ai Lakers. Le difficoltà principali dei giovani rampanti è quella di accoppiarsi con la palla rallentandone i tempi di gioco. Spesso svogliati, spesso in posizioni non esaltanti, in inferiorità numerica Russell e compagni peccano di spirito di sacrificio. Da una comune palla persa scaturiscono situazioni del genere: Mozgov è attratto dalla palla e lascia l'area vagante; Ingram si accoppia sul lato debole, curandosi del tagliatore piuttosto che di Booker: la scelta dell'attacco va in tal senso, con la guardia dei Suns che attacca con aggressività il recupero del centro russo riuscendo a realizzare. Molle a dir poco il rientro a passo lento di Russell e Randle.
Abbiamo parlato delle ottime spaziature che favoriscono le scelte di tiro e le decisioni del portatore di palla. Allo stesso modo, ma al contrario, un pessimo spacing fa si che chi debba prendere le decisioni abbia spesso dei momenti di indecisione fatali che possono costare un contropiede dalla parte opposta. Nella situazione specifica, la difesa di Phoenix riesce con Chandler ad aggredire Williams in possesso palla: Deng con il 9 non si spazia, Young è di fatto sulla stessa figura del compagno, mentre il bloccante non offre quasi mai una linea di passaggio pulita al compagno. Inoltre, Clarkson non allarga il campo oltre la linea da tre punti, ma taglia a ridosso del portatore di palla, non equilibrando in difesa. Risultato: pessima scelta di Williams, palla persa e, secondo quanto detto in transizione difensiva, due punti subiti.
La mancanza di intensità ed applicazione difensiva, infine, potrebbe condizionare i risultati delle sfide dei Lakers, che nella prima uscita contro i Rockets, soprattutto in avvio, hanno dimostrato che in mancanza di sufficiente concentrazione può condizionare l'esito delle gare. In due occasioni, l'approccio di Randle è fin troppo passivo: in primis si fa aggredire da Harden in penetrazione, con la posizione dei piedi e del corpo completamente sbagliate; invece di fare muro l'ala di Walton offre il fianco alla penetrazione dell'avversario. Nella seconda, invece, non aggredisce il portatore di palla - sempre Harden - che dopo un secondo di esitazione gli stampa in volto una tripla. Stesso discorso ovviamente vale per gli esterni, che spesso si fanno cogliere in flagrante con le mani basse ed in posizioni non propriamente consone ai canoni della difesa ideale.