A ventisei anni, Damian Lillard è nel pieno della sua maturità cestistica. Il prodotto dei Wildcats di Weber State, ormai stella indiscussa dei Portland Trail Blazers, si accinge a iniziare la sua quinta stagione Nba. Già rookie of the year nel 2013, con due partecipazioni all'All-Star Game in carniere, Lillard non ha però ancora ricevuto i riconoscimenti che merita. Fuori dalla parata di stelle lo scorso anno a Toronto, letteralmente snobbato da Team USA, questo ragazzo di Oakland è reduce da una stagione fantastica, chiusa in semifinale playoffs della Western Conference contro i Golden State Warriors di Steph Curry e compagni.
E proprio a Curry, quantomeno come tiratore in sospensione che non ha bisogno di nulla per trovare la retina direttamente dal palleggio, Lillard si è avvicinato tantissimo negli ultimi dodici mesi, tanto da diventare uno dei giocatori più divertenti e allo stesso tempo efficaci da vedere in un'arena Nba. Chi pensa che il grande risultato dello scorso anno - playoffs raggiunti in un anno di transizione, se non di vero e proprio rebuilding - possa aver soddisfatto il numero zero dei Trail Blazers si sbaglia di grosso. Ed è il diretto interessato a renderlo noto in un'intervista raccolta da The Oregonian e ripresa poi dal sito ufficiale della lega: "Non ho ancora vinto un titolo - spiega Damian - non ho ancora ricevuto il premio di MVP della regular season, non sono mai finito nel primo quintetto Nba, non sono mai partito titolare in un All-Star Game. Mi sembra quindi che ci siano molti obiettivi che non ho ancora raggiunto. Non ho mai partecipato neanche a una finale di Conference: come ho già detto in passato, non ho ottenuto diversi risultati che invece voglio ottenere al più presto". E come migliorare il gioco di una point guard che la scorsa stagione ha chiuso con 25.1 punti di media e 6.8 assist, primo nella storia della franchigia a finire nella top ten dell'intera lega in entrambe i dipartimenti statistici? Lillard non ha dubbi: è la difesa il suo tallone d'Achille. In particolare la difesa sul pick and roll, che gli avversari eseguono all'infinito per impegnarlo anche nella sua metà campo.
Ecco perchè il leader di Portland ha trascorso l'estate a guardare video di difesa sul pick and roll e a cercare di trovare il giusto angolo per migliorare la posizione contro il blocco portato dall'avversario, lungo o esterno fa poca differenza: "Con il passare degli anni si migliora in diversi aspetti del gioco - dice Lillard - ora è il momento di salire di livello in difesa. Devo trovare un modo per girare meglio sui blocchi avversari, anche per subire meno colpi, allo scopo di essere più riposato e fresco in attacco. Spero di migliorare molto da questo punto di vista, perchè andare a sbattere contro una serie di blocchi ti toglie energia e lucidità, mentre io ho bisogno di essere sempre al top per poter spingere in attacco, ma anche per difendere meglio in altre situazioni che non siano di pick and roll". Un Lillard così concentrato su parti del gioco che non riguardino solo l'attacco non può che far felice il suo allenatore Terry Stotts, l'anno scorso secondo nella classifica del coach of the year: "L'ho già detto in altre occasioni - le parole di Stotts - Dame non è certo il tipo che si accontenta. Anzi, non è mai soddisfatto, vuole sempre migliorare. Eppure stiamo parlando di un ragazzo che è stato un All-Nba in due delle quattro stagioni della sua carriera. Per me, questo è un segno della sua grandezza. Solo i grandissimi non sono mai soddisfatti di quello che sono e sentono di poter fare sempre di più".