73 vittorie e 9 sconfitte in regular season, meglio dei Chicago Bulls del 1995-1996. Eppure, il record all time stabilito in questa stagione dai Golden State Warriors si è rivelato un boomerang per Steve Kerr e i suoi, costretti a giocare sotto pressione per mesi e mesi, anche quando sarebbe stato più opportuno preservarsi in vista della post-season. Un risultato storico, che però non è valso il titolo Nba 2016 e che oggi suona invece beffardo per tutta la marea gialla della Oracle Arena e della Baia. 

I Warriors hanno pagato - come un effetto boomerang - sette mesi vissuti pericolosamente, tra percentuali al tiro altissime e una consapevolezza di se stessi che si poi è trasformata in timore, panico, indecisione dinanzi alle ultime grandi difficoltà. Impossibile scindere quanto accaduto nelle Finals dal resto della stagione regolare e dai primi turni dei playoffs dell'Ovest. Capaci di rimontare gli Oklahoma City Thunder da uno svantaggio di 3-1 nella finale di Conference, hanno subito lo stesso trattamento dai Cleveland Cavaliers, che hanno violato il loro tempio cestistico in due gare consecutive, un evento considerati i precedenti stagionali. Eppure c'è stato qualcosa di ineluttabile in queste Nba Finals, non necessariamente collegato all'atavica fame di vincere di LeBron James e dei suoi Cavs. Da gara-5 in poi i Warriors sono sembrati avviarsi spediti verso la sconfitta. La sospensione di Draymond Green è stato il primo segnale del down emotivo - e naturalmente tecnico - di Golden State. Sprecato il primo match point casalingo, gli ex campioni in carica si sono presentati alla Quicken Loans Arena completamente scarichi, spazzati via nel primo quarto e manifestamente nervosi, a cominciare dal loro leader Steph Curry, che ha mostrato con rabbia tutta la sua frustrazione nelll'ormai famigerata espulsione. Segnale che niente era più sotto controllo e che, anzi, i Warriors si sentivano vicino al compimento di un destino inevitabile, subendolo piuttosto che costruirlo. Anche la vicenda dei tweet di Ayesha (moglie di Curry) e le ipotesi complottische che si sono fatte largo negli ultimi giorni hanno dimostrato come il meraviglioso castello eretto in questo biennio da Steve Kerr fosse divenuto espugnabile, dopo mesi di grande solidità.

Non sono bastate le dichiarazioni di facciata, le ostentazioni di calma e tranquillità a far riprendere colore a Golden State, sfinita anche atleticamente nel finale di gara-7, quando il suo attacco - senza ombra di dubbio tra i più efficaci degli ultimi anni - si è completamente inceppato. Un blocco emotivo oltre che tattico, che ha decretato una sconfitta difficilissima da digerire, per modalità, tempistica e avversario. Ripartire non sarà semplice, anche se talento e orgoglio non mancano. Però l'incubo della rimonta subita, della sua ineluttabilità - quantomeno per come l'hanno vissuta i Warriors - rimarrà da qualche parte nella testa di Curry e compagni, che avrebbero avuto bisogno di una sorta di elettrochoc per rimettersi in carreggiata nella seconda parte della serie. A Steve Kerr il compito di pilotare nuovamente una Ferrari che sembrava correre con il pilota automatico (anche a inizio stagione con Luke Walton in panchina), al general manager Bob Myers le decisioni sul futuro di alcuni giocatori chiave, tra cui Harrison Barnes, naufragato psicologicamente fino a colare a picco in questa serie. A Steph Curry l'obbligo di reagire alle critiche feroci sulle sue prestazioni, infortuni o non infortuni. Hanno avuto troppo tempo per pensare questi Golden State Warriors, con i tre giorni di media tra una partita e l'altra che hanno alimentato un'attesa divenuta spasmodica, ed evidentemente insopportabile, per una squadra in crisi, abbandonata dai suoi abituali punti di riferimento. Anche la reazione - pressochè nulla - alla tripla di Kyrie Irving (89-92 a un minuto dalla fine) racconta di un gruppo allo stremo delle forze, quasi liberatosi di un fardello insostenibile dopo aver subito un gancio divenuto colpo da k.o. tecnico. Andare al tappeto per rialzarsi, è la lezione di LeBron James, che da domani dovranno mandare a memoria anche i Warriors dei record boomerang.