Un attimo per cambiare il corso della storia. Una frazione di secondo, un'istantanea - da consegnare agli annali del gioco - per riscrivere quello che sembrava un finale già deciso: LeBron James, nel momento decisivo di una gara-7 splendida per intensità ed emozioni, sale al proscenio, stoppando Iguodala ed i sogni di gloria - e di repeat - dei Golden State Warriors. Gara giocata punto a punto in tutta la sua durata, decisa in pochissimi possessi dalle giocate dei singoli ospiti: Kyrie Irving piazza la tripla decisiva su Stephen Curry, che dalla parte opposta non riesce a replicare. I Cleveland Cavaliers sono Campioni NBA per la prima volta nella loro storia, sfatando inoltre il tabù che vedeva le squadre sotto 3-1 nella serie finale sempre sconfitte nei 32 precedenti. Il prescelto è l'MVP delle Finals, riconoscimento più che meritato dopo gli 82 punti delle due sfide precedenti e dopo la tripla doppia messa a segno alla Oracle Arena nell'atto finale.  

I Warriors di Steve Kerr si sciolgono ad un chilometro dal traguardo, sprecando il terzo match point consecutivo - il secondo in casa - venendo annichiliti dall'ansia e dalla frenesia nei minuti finali. Si sgretolano nei quattro minuti conclusivi del quarto periodo le certezze di Stephen Curry e compagni, che perdono ritmo in attacco e non riescono più a trovare il fondo del secchiello in alcun modo. Il dramma - sportivo - dei ragazzi della Baia si consuma nei lunghissimi secondi finali; i fantasmi della beffa si materializzano sulla Oracle Arena, teatro dei successi e dei record di una squadra arrivata all'atto finale visibilmente cotta e stremata. Nessuna giustificazione alla sconfitta, soltanto un dato di fatto che ha condizionato le prestazioni dei Warriors rendendo merito alla maggiore freschezza atletica degli avversari.

Eppure la sfida si era messa sui binari consoni ai padroni di casa, che dopo il 4-0 di parziale Cavs, firmavano il sorpasso con uno scatenato Draymond Green. Il protagonista assoluto del primo tempo è proprio il tanto discusso uomo di Saginaw, che con cinque triple mette a ferro e fuoco la difesa di Lue, inerme davanti alla sua capacità di spaziare in lungo ed in largo sul fronte offensivo. Cleveland, tuttavia, resta a galla, trascinata dalla marea di rimbalzi offensivi che Thompson, e soprattutto un indomito Kevin Love, catturano sotto le plance degli Warriors. La tensione e l'equilibrio la fanno da padrone, con l'ala ex Timberwolves che sorprendentemente riesce a tenere il campo nella metà campo difensiva, cambiando spesso in marcatura sia su Curry che Thompson. Gli Splash Brothers stentano ad accendersi, ed è il supporting cast a disposizione di Kerr a mettere la freccia per il primo allungo significativo: Green con due triple, Barbosa ed un redivivo Barnes firmano l'allungo sul finale di primo tempo, con Cleveland che accusa i primi sintomi della stanchezza fermando troppo la palla in attacco e forzando fin troppe conclusioni dalla distanza. Irving non punge, Smith sparacchia. Una sola - di Shumpert - sarà la tripla messa a referto nel primo tempo (7% contro il 47% dei Warriors), con i Cavaliers che riescono però a chiudere soltanto sotto di sette lunghezze (42-49).

Ci si attenderebbe, ad inizio ripresa, la seconda spallata di Golden State al match, ma sono i Cavaliers a partire con il piede giusto: James accorcia con Love, prima che Smith - per due volte - dalla distanza, permetta a Lue di tornare con la testa davanti nel punteggio. Il time out di Kerr schiarisce le idee ai Warriors, con Curry che si mette in ritmo e - definitivamente - in partita con cinque punti personali. Gli ospiti rispondono colpo su colpo, in un crepitio di mortaretti che si alternerà fino al termine della contesa: Irving non resta a guardare e firma con dieci punti di fila il parziale che porta Cleveland sopra addirittura di sei lunghezze (65-59). Trascinata dal pubblico e da Harrison Barnes, la squadra di casa trova le energie - e le triple - di Green per tornare a contatto nel punteggio, mettendo la freccia sulla sirena con il canestro di Iguodala che vale il 76-75. I protagonisti sono tutti in cattedra, ma manca qualcosa: fino a quel momento sonnecchiante, LeBron James si presenta nel match ad inizio quarto, con dieci punti che lanciano un messaggio ai Warriors. I cambi sui pick and roll di Golden State non pagano i dividendi sperati, con il ventitrè che firma la tripla dell'89-87. Il canestro di Thompson che vale la parità a 4'40" da il la ad un mini-supplementare fatto di ansie, tensioni e paure, da una parte come dall'altra: Curry forza da tre, LeBron in penetrazione. La gara sembra svoltare quando il trenta lancia Iguodala in contropiede per un facile appoggio, ma l'ombra di James cancella la conclusione dell'ex MVP delle Finals, in quello che è - a tutti gli effetti - il passaggio di consegne. Irving mette la ciliegina sulla torta, con i Cavaliers che resistono, strenuamente, agli ultimi attacchi nervosi e frastornati dei Warriors. 

Il Larry O'Brien Trophy per la prima volta nella sua storia vola in Ohio, coronando il sogno di LeBron James di portare il trofeo a casa. E' l'epilogo - forse il migliore - di una stagione che ha riscritto le pagine della storia della NBA tutta.

Il tabellino