Non c'è storia alla Quicken Loans Arena nel primo atto delle Eastern Conference Finals: i Cleveland Cavaliers fanno un sol boccone dei Toronto Raptors, visibilmente in affanno dopo le fatiche della serie contro i Miami Heat. I padroni di casa ritrovano lo smalto delle precedenti otto gare dopo i primi minuti di rodaggio. Di contro, l'entusiasmo per la prima finale della storia della franchigia ha la meglio sulla stanchezza, che affiora inevitabilmente con il passare dei minuti e la crescente intensità difensiva dei Cavs. LeBron James, in controllo, osserva Irving attaccare a piacimento il pitturato, mentre i compagni spaziano perfettamente sul perimetro. Gara-1 dura fin troppo poco, con i segnali della resa dei canadesi che fanno suonare un primo campanello d'allarme in casa Toronto.  

La maggiore brillantezza degli ospiti consente a Lowry e compagni di iniziare proprio come aveva chiesto coach Casey negli spogliatoi: intensità difensiva, rapida circolazione del pallone e attaccare Kevin Love in situazione di pick and roll. Piano partita esattamente eseguito nei primi minuti, quando è la guardia californiana a mettere a soqquadro la difesa di casa, visibilmente arrugginita. I Cavaliers pagano la settimana di pausa, con il rodaggio che è più lungo del previsto: l’attacco stenta a trovare ritmo (1 solo assist contro i 4 degli avversari) e, nei primi possessi del match, solo le individualità di James e Irving permettono a Cleveland di restare a galla (15-11). Lue è il primo, dopo il time out, a mischiare le carte in tavola, con Love da cinque nominale e Shumpert per uno spento Thompson. La mossa paga i dividendi, con l’ex Minnesota che piazza due bombe dalla distanza, dove Biyombo non può uscire in marcatura. DeRozan risponde prontamente dalla parte opposta, ma la manovra offensiva della squadra di Casey inizia ad ingolfarsi, causa i troppi errori nei tiri aperti di Patterson e Carroll unita alla crescente intensità difensiva dei Cavs. Il finale è tutto di Irving, che dispensa due assist e chiude al ferro in contropiede per il vantaggio di cinque alla prima sirena (33-28).   

La scelta del quintetto piccolo premia Lue, che trova ad inizio secondo quarto le conclusioni dall’arco di Frye prima e Dellavedova successivamente (15-0 di parziale con il 66.7% da tre). Due banali palle perse in attacco costringono Casey a fermare la gara, ma l’emorragia non si arresta affatto. Toronto soffre tremendamente gli uno contro uno e, allo stesso tempo, non riesce a difendere il ferro e ruotare sul perimetro, mentre Cleveland domina anche a rimbalzo dove in teoria dovrebbe andare sotto. La rottura prolungata dei Raptors in attacco continua e, dopo il decimo tiro sbagliato di fila, i Cavaliers prendono definitivamente il largo spaziando perfettamente sul parquet: Dellavedova apre le danze con il gioco da tre punti, le schiacciate di James (14-4-3 senza errori dal campo, in scioltezza) e Shumpert allargano la forbice del vantaggio fino al 52-32. Nel momento migliore dei padroni di casa, con Irving che raggiunge quota 16 personali, Toronto riesce a mantenere la calma e tornare a respirare sfruttando il momentaneo calo dell’intensità difensiva dei Cavs: DeRozan con quattro di fila e Patterson, riportano i canadesi a -12. Il ritorno di LeBron scuote i suoi nel finale, con Irving che imperversa nell'area canadese. Gli ultimi trenta secondi sono l'istantanea della gara: Joseph e Lowry non trovano nemmeno il ferro da tre (2/16) mentre Thompson mette il punto esclamativo sull'alley-oop fornito da Irving per il 66-44 finale.   

Kyrie Irving tira sulla testa di Kyle Lowry - Foto NBA.com

Alla ripresa delle ostilità, così come ad inizio match, sono i Raptors a partire meglio con un 7-0 propiziato da DeRozan, ma i tentativi di rimonta ospiti vengono prontamente rispediti al mittente dal solito Irving e da James. La stanchezza fisica di Toronto diventa frustrazione nel subire, difensivamente ed offensivamente, l'impeto e la freschezza atletica degli avversari: Biyombo si rende protagonista di due falli non esattamente amichevoli, uno dei quali esalta ancor di più la competitività di LeBron James, che alza il volume della radio nella metà campo difensiva trascinando dietro di sè i suoi proseliti. Dalle palle rubate scaturiscono facili punti in contropiede, che permettono a Cleveland di toccare anche trenta lunghezze di vantaggio. I quattro liberi di uno scongelato Scola non muovono le acque canadesi, rese ancor più torbide dalla tripla di Frye che sancisce l'inizio del garbage time finale ed il 95-67 della penultima sirena. 

L'ultimo quarto ha ben poco da dire, con Shumpert e Frye che trovano occasione per rimpinguare il bottino personale. Toronto archivia la pratica e volge lo sguardo già a gara due, quando la speranza di avere un Valanciunas in più potrebbe fornire un motivo di speranza per rendere maggiormente competitiva una serie che, altrimenti, sembra profondamente segnata. I Cleveland Cavaliers proseguono nella loro marca verso le Finals NBA a vele spiegate, in attesa di trovare qualche avversario che ponga fine al loro strapotere, sia tecnico che fisico.