Sollievo e soddisfazione da una parte, rimpianti e delusione dall'altra: benvenuti nel magico mondo dei playoffs NBA, dove al termine di una gara, al suono della sirena conclusiva, le due squadre impegnate sul parquet fino a qualche secondo prima tirano le somme dell'esordio tra emozioni e sensazioni discordanti. Ad Atlanta, Georgia, va in scena il primo ed infinito atto della piece probabilmente più equilibrata di tutto il primo turno della post season cestitstica statunitense. Sfida a suon di colpi di fioretto tra due allenatori dal sangue freddo e dall'intelletto sopraffine, che si contendono la vittoria in campo tramite una gara a scacchi già ampiamente disputata nelle retrovie del palazzetto, fatta di letture e di strategie. 

Le prime quattro versioni, seppur in stagione regolare, della battaglia sportiva tra Atlanta Hawks e Boston Celtics avevano già dato l'imprinting di quello che sarebbe stata la serie: intensità difensiva mista a letture e scelte di tiro che avrebbero fatto la differenza, sempre sportivamente parlando, tra vivere o morire; break e contro break vertiginosi, cambi repentini in testa alla gara, con finali accesi ed equilibrati. Ne esce vincitrice, alla sirena conclusiva del primo atto, la compagine di casa: vittoria di esperienza e cinismo si dirà, fatta nelle piaghe del match da importantissimi fattori che ne hanno condizionato il risultato finale. Andiamoli a scoprire assieme, con l'aiuto delle analisi dei due allenatori. 

Avery Bradley in difesa su Jeff Teague: una delle chiavi fino all'infortunio dello 0 | www.celticshub.com

INIZIO SHOCK - Che gli Atlanta Hawks partissero dal vantaggio di esperienza e di un gruppo più consolidato lo si sapeva e l'inizio di gara uno ha posto l'accento sull'impatto migliore di Teague e compagni, mentre i Celtics hanno pagato lo scotto del (relativo) noviziato con percentuali pessime da oltre l'arco ma non solo. L'approccio al match degli ospiti, come sottolineato ampiamente da Brad Stevens in conferenza stampa è stato inadeguato: "I primi sedici minuti di gara sono stati tutti appannaggio loro, per intensità e per qualità offensiva. Le loro guardie sono riuscite a fare molto meglio rispetto a quanto abbiamo fatto noi dall'altra parte. Sono contento però, dopo aver parlato a lungo nell'intervallo di cosa non andasse, di come abbiamo reagito. Abbiamo messo molta pressione esternamente su di loro e abbiamo iniziato a segnare quei tiri che non sono andati dentro ad inizio gara. Sono soddisfatto della reazione".

L'ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA - Soddisfatto per il risultato, ma non per la prestazione nell'arco dei 48 minuti, Mike Budenholzer. Certo, il successo ed il vantaggio nella serie sono motivi di vanto e di tranquillità, ma il tecnico degli Hawks punta il dito, guardando ovviamente al resto delle gare della serie, su ciò che non è stato fatto a modo nella ripresa, quando Atlanta ha sperperato 19 punti di vantaggio: "Guardare i ragazzi approcciare così al match, in attacco come in difesa, certo che mi soddisfa, ma guardo anche alla differenza che c'è stata tra i due tempi ed al loro ritorno. Non siamo riusciti a mantenere quel livello di gioco per l'intera durata della gara, lasciando la porta aperta alla loro rimonta. Per fortuna in un paio di possessi decisivi ci è andata bene e siamo tornati ad attaccare con lucidità, facendo ciò che ci eravamo prefissati in partenza".

Kent Bazemore, ala degli Atlanta Hawks, decisiva in gara 1 | www.sbnation.com

L'ARMA IN PIU' - Tra le pieghe della partita, si erge a protagonista, oltre i soliti e solidi Teague e Horford, anche Kent Bazemore, attore più che secondario che ha però recitato una parte decisiva nelle sorti del match. Sottolinea proprio questo aspetto, il suo coach, nel passaggio successivo della conferenza: "Le sue attitudini mentali e di applicazione sono fondamentali per noi. Lo apprezzo davvero tanto. Inoltre, è fondamentale in campo, sia in attacco che in difesa. E' un giocatore fondamentale su entrambe le metà campo per la pressione che mette sugli avversari o andare a rimbalzo e per la sua capacità di leggere al meglio le situazioni offensive, attaccare il ferro in penetrazione, guadagnarsi tiri liberi e realizzare tiri aperti dal perimetro". 

LE ARMI IN MENO - L'infortunio occorso ad Avery Bradley a sei minuti dal termine della gara ha compromesso, e non poco, la rimonta dei Celtics. Con l'assenza dal campo della guardia, nonostante l'ottima prestazione di Smart, si è andata ad evidenziare lo scarsissimo apporto offensivo di Jae Crowder, spesso fattore proprio assieme a Bradley, in seconda battuta rispetto alla costante produzione di Thomas, delle vittorie dei Celtics. Due assenze, una forzata, l'altra meno, che hanno condizionato e non poco il finale di gara. In vista dell'assenza probabile di Bradley nelle prossime gare, all'ex Dallas Stevens dovrà chiedere per forza di cose qualcosina in più: quanto pagheranno i Celtics l'infortunio di Bradley?

L'episodio che ha condizionato il finale di gara: Avery Bradley a terra | www.ajc.com

LA CHIAVE TATTICA DEL MATCH - Risapute, alla vigilia, le armi con le quali entrambe le squadre avrebbero provato a superarsi e, prima dell'arrivo di tutti gli adjustments del caso, gara 1 è stata decisa, all'interno dei tantissimi break visti, dall'attacco e dalla difesa opposta dalle squadre sui pick and roll centrali. In primis, nella prima metà di gara, Boston faticava a leggere le scelte di Teague, raddoppiando sul play senza però mai riuscire a frenarne l'impeto: ne scaturivano penetrazioni e assist facili in area per il bloccante, come anche scarichi sul perimetro e tiri facili piazzati per Bazemore e Horford su tutti. La difesa di Stevens si è trovata in difficoltà sulle rotazioni sul perimetro, complice anche una marcatura asfissiante su Korver, limitato a due soli punti, ma che ha lasciato spesso maggiore spazio e linfa vitale per gli altri interpreti, che hanno prontamente risposto presente (da Millsap, a Bazemore, a Scott). 

Stesso dicasi per la rimonta, quasi decisiva, di Boston nella ripresa: Thomas ha trovato maggiore agio nel calo d'intensità difensivo dei padroni di casa, riuscendo all'occorrenza a battere il cambio sistematico di Budenholzer (spesso Horford prendeva il play avversario) e trovando inoltre scarichi facili per le conclusioni di Smart, Turner e Bradley. Questa, quasi in definitiva ed al netto delle migliorie che verranno apportate alla difesa e all'attacco, la chiave per portare a casa la serie. Chi riuscirà al termine di ogni singola gara ad avere la necessaria lucidità per leggere le situazioni che scaturiscono dai pick and roll, potrà avere maggiori possibilità di accedere alle semifinali di Conference.