25 Dicembre 2015: il regalo di Natale per i Los Angeles Clippers è l'infortunio che tiene fuori dai giochi Blake Griffin nei successivi tre mesi. Se all'apparenza l'assenza dell'ala grande classe 1989 poteva sembrare un elemento negativo per le sorti della franchigia di Ballmer e per le rotazioni di Doc Rivers, a posteriori invece i Clippers possono dire di aver trovato giovamento e non poco dall'infortunio del suo big-man. Tanti i motivi dietro ai successi dei losangelini in questo lasso di tempo, durante il quale Doc Rivers ha definito ancor di più gerarchie in campo e nello spogliatoio, ma soprattutto è riuscito a trovare un'alchimia migliore con un solo lungo di ruolo e quattro esterni a ruotare attorno al nucleo DeAndre Jordan.
Strano ma vero, anche se spesso negli sport di squadra abbiamo assistito alla conferma dell'assunto per il quale less is more. I Los Angeles Clippers si sono ritrovati con un nuovo spirito di squadra, tecnico ma non solo, attorno all'assenza di uno dei punti cardine della squadra, sia offensivo che difensivo, riuscendo a sopperire alla sua mancanza con tante altre varianti. Motivo? Griffin, con il suo gioco a tratti anarchico ed atipico (è un quattro prettamente interno, in controtendenza rispetto al quattro esterno che si vede di questi tempi), a tratti (molti) individuale, toglie spesso disponibilità di campo e di palla dal resto dei compagni, a Paul soprattutto. Ne deriva, in sua assenza, una maggiore leadership tecnica del playmaker ex Hornets, che ha notevolmente incrementato la percentuale di assistenza per i compagni per possesso: CP3 è passato infatti dal 47% al 54% in assenza di Griffin.
Sul parquet, questi effetti vengono resi maggiormente più chiari dallo spazio che in area viene liberato dalla mancanza dell'ala forte nativa dell'Oklahoma. I giochi di Rivers sono stati adattati attorno all'interpretazione data al ruolo sia da Paul Pierce che da Wes Johnson: rispetto a Griffin, che pretende molto più spesso giochi di isolamento offensivo e che in minor percentuale gioca il pick & roll, il duo chiamato a sostituirlo predilige la lettura del blocco con l'opzione del cosiddetto pop, cioè allargarsi oltre l'arco dei tre punti per sfruttare il tiro dalla lunga distanza. La conseguenza, più che fisiologica, è che Jordan ha spesso molto più spazio in area essendo di fatto da solo, mentre con Griffin spesso si ostacolava pestandosi i piedi anche a rimbalzo, in attacco come in difesa.
Anche le statistiche, al di là del dato delle vittorie e delle sconfitte, sono contro l'ala forte di Oklahoma City: nelle trenta gare disputate prima di Natale con Griffin, i Clippers hanno segnato molto meno (sei punti circa a gara), oltre a tirare molto peggio in presenza dell'infortunato. Statistica che fa notevolmente risalto, inoltre, è quella relativa alla realizzazione di canestri tre punti (tre in più, da 8 a 11 per gara) e, soprattutto, alle palle perse (in diminuzione rispetto alla prima metà di stagione). Dati che non vogliono assolutamente puntare il dito contro Griffin per le sconfitte dei Clippers, ma che ne evidenziano la scarsissima dipendenza. Anche a rimbalzo, dove sembrava evidente l'apporto di Griffin, i dati parlano di una carambola in più catturata a partita.
Ed ora, con il ritorno in campo di Griffin, quale sarà l'assetto che userà Rivers? Tornerà al doppio lungo oppure proverà una staffetta tra Griffin e Jordan? Di certo non si può nascondere un giocatore del calibro di Blake e, sebbene la stagione volga al termine con i playoff che incombono, Rivers potrebbe fare di necessità virtù provando a guardare a fare quanta più strada possibile, tentando di consolidare il sistema di gioco e. senza intaccare l'equilibrio ritrovato dello spogliatoio, provando a ritagliare un ruolo marginale attorno a Griffin. Del resto, less is more, anche se l'apporto di un Griffin dalla panchina potrebbe far cambiare marcia, forse definitivamente, ai Clippers.