Quest'anno, parlare di Nba equivale praticamente a parlare dei Golden State Warriors. Steph Curry e compagnia bella hanno di fatto monopolizzato l'attenzione dei media, che vincano o - raro - che perdano. E se proprio non dovessero essere loro l'argomento principale, ecco incalzanti gli Spurs, i Thunder e i Cavaliers.
Ad Est, però, una squadra è fortemente tornata protagonista. Dopo un lungo, ma non poi così tanto, processo di rifondazione, i Boston Celtics sono riemersi dalle loro stesse ceneri, conquistandosi al momento un terzo posto nella Eastern Conference davvero inaspettato.
Con una squadra di giovanissimi, che continuano a crescere, Danny Ainge e Brad Stevens hanno costruito una base solidissima per un futuro ancor più luminoso dell'attuale presente. Le scelte al draft e qualche scambio ben architettato hanno portato al TD Garden tantissima qualità; e proprio grazie ad una trade, i Celtics si sono accaparrati uno dei giocatori più sottovalutati della Lega. e che quest'anno si è invece meritato la prima chiamata all'All Star Game.
Isaiah Thomas è la stella della squadra. Arrivato da Phoenix a metà della passata stagione, il “piccolo grande uomo” si è preso in mano la "storia", prendendo dunque le redini dell'attacco. Stevens gli ha infatti praticamente dato carta bianca, dandogli la possibilità di agire e scegliere cosa fare in piena libertà.
Già lo scorso anno, Thomas aveva messo in luce grandissime cose. In 67 partite giocate, con 25 minuti abbondanti di media, l'ex giocatore di Sacramento aveva realizzato 16.4 punti a partita, ai quali aveva sempre aggiunto almeno 4 assist. Un impatto decisamente notevole per uno arrivato a stagione in corso.
Paragonandoli però a quelli di questa stagione, tutte le cifre sono in netto aumento: i minuti sono diventati 32.4, i punti 21.8 (massimo in carriera) e gli assist 6.7. A questo punto sembra facile la chiave di lettura: più minuti, più punti e più assist.
Tuttavia, non è esattamente così: sebbene sia portato a prendersi più responsabilità e più tiri, le sue percentuali non sono praticamente cambiate.
Le shot chart mostrano palesemente infatti che Thomas ha preso molti più tiri in questa stagione della passata e, a questo punto, ci si aspetterebbe un calo delle percentuali. E invece no. Isaiah ha tirato molto più spesso da sotto canestro, quindi lay up e sottomano, segnandone di più e con percentuali leggermente migliorate. Ma dove è migliorato maggiormente è nel mid-range: con una quarantina di tiri in più, Thomas è migliorato di 3 punti percentuale da fuori il pitturato, di circa 2 dalla zona del tiro libero.
Una migliore selezione dei tiri ha così portato il numero 4 di Boston a delle migliori percentuali realizzative e ad un aumento corposo di punti segnati.
Questi ottimi numeri gli sono valsi, come già detto, la prima chiamata in assoluto all'All Star Game di Toronto e una rivalutazione generale del suo gioco: Isaiah Thomas, scelto con la 60esima chiamata del secondo giro del draft del 2011 da Sacramento, è diventato quel tipo di giocatore al quale è possibile affidare una squadra, una squadra da playoff, una squadra che, se non è una contender, davvero poco ci manca.