Dalla struggente lettera d'addio di qualche giorno fa alla firma con i Golden State Warriors. E' Nba anche, se non soprattutto, questa e Anderson Varejao lo sa bene: per questo non ci ha pensato su due volte quando si è trattato di firmare al minimo salariale con i campioni in carica che, da parte loro, non si son fatti pregare nel tagliare l'ultimo della rotazione, il povero Jason Thompson.
Da idolo dei tifosi della Cleveland cestistica (con il back to back per quanto riguarda la doppia doppia di media per punti e rimbalzi tra il 2011 e il 2013), anche durante la parentesi di Lebron a South Beach, a 'miglior nemico' per eccellenza il passo è stato più breve di quel che si possa immaginare. E' bastata una cessione a Portland e un taglio immediato da parte di quest'ultima, per consentire ai Warriors di trovare l'elemneto sotto canestro che mancava da un pò. Soprattutto alla luce dei problemi fisici di Festus Ezeli che si è da poco sottoposto ad un intervento per sistemare un ginocchio malandato.
Ma quanto e come può tornare utile il brasiliano a Kerr & co.? Molto dipenderà dal momento e dal tipo di avversario: le rare volte che i Warriors sono andati in difficoltà nell'ultima stagione e mezza, il denominatore comune era da ricercarsi in una non sempre efficace protezione del pitturato, con Bogut in difficoltà contro lunghi più mobili di lui ed un Ezeli ancora da sgrezzare su entrambi i lati del campo. Con il nativo di Santa Teresa, invece, nella Baia guadagnano in chili, centimetri e una mobilità sufficiente per adattarsi ad uno stile di gioco che potrebbe esaltarne ancor di più le caratteristiche.
Problemi fisici permettendo: la scorsa stagione, infatti, prima del grave infortunio che l'ha tenuto fuori a lungo, Varejao viaggiava a 9.8 punti e 6.5 assist di media in poco più di 24 minuti di impiego. Numeri che i lunghi dei Warriors, o almeno quelli che non si chiamino Barnes, Green o Iguodala, faticano molto a mettere insieme. E poco conta che, nelle 31 gare disputate nel 2015/2016, queste cifre si siano abbassate di molto (2.6 e 2.9): da un pò, infatti, il front-office dei Cavs non riteneva "Andy" degno di un posto nei progetti futuri, e gli scarsi 10 minuti concessi ad allacciata di scarpa costituivano un robusto indizio di quel che poi sarebbe stato a poche ore dalla deadline. Eppure tra un Tristan Thompson che viaggia a corrente alternata, un Kevin Love che sta (troppo?) lentamente tornando ai livelli di quello visto a Minneapolis e un Mozgov che stava per essere scambiato un giorno si e l'altro pure, uno come il 17 poteva sempre tornare utile: soprattutto ai playoff, quando la dimensione fisica conta parecchio di più.
Non resta, quindi, che aspettare e vedere chi tra le due finaliste del 2015 abbia operato la scelta migliore. Magari sfruttando il medesimo palcoscenico dell'ultima volta, in un repeat delle ultime Finals che acquisterebbe un ulteriore motivo di fascino ed interesse.