Spesso, quando si parla delle destinazioni più ricercate dai top free agents Nba, si fa riferimento al concetto di "mercato", grande o piccolo che sia. Ebbene, per avere una vaga idea di quale sia il valore - in termini strettamente economici - di una franchigia di pallacanestro professionistica a stelle e strisce, basta consultare l'ultima classifica stilata da Forbes, rivista americana vero e proprio punto di riferimento in materia. Il nuovo ranking, aggiornato a pochi giorni fa dagli autorevoli esperti di Forbes, segnala un cambio della guardia in vetta a questa invidiabile graduatoria. Non sono più i Los Angeles Lakers, ma i New York Knicks, la franchigia Nba dal valore più alto, tre miliardi di dollari complessivi a fronte dei 2.7 dei gialloviola.

L'incremento della valutazione della franchigia della Grande Mela (ci sarebbe anche Brooklyn, settima a 1.7 miliardi) è dovuto, secondo quanto riportato anche da Darren Rovell per Espn, alla ristrutturazione del Madison Square Garden, che ha a sua volta comportato un aumento dei prezzi dei biglietti per le partite casalinghe dei Knicks, i più cari dell'intera lega, oltre a nuovi e più fruttusosi accordi televisivi. Seguono appunto i già citati Lakers, i Chicago Bulls (2.3 miliardi) e i Boston Celtics (2.1 mld). I Los Angeles Clippers si attestano invece in sesta posizione, con un valore complessivo di 2 miliardi di dollari, lo stesso di due anni fa, quando fu Steve Ballmer a "rilevare" la franchigia dalle mani di Donald Sterling. Non sorprende che, anche considerando i Nets del magnate russo Mikhail Prokhorov settimi,  i "mercati" più ampi siano quelli che girano intorno alle principali città d'America, come New York, Los Angeles, Chicago e Boston. Non fanno eccezione neanche i Golden State Warriors, saliti in sesta posizione nel 2016 e beneficiari del bacino d'utenza dell'intera Bay Area, da San Francisco a Oakland per intenderci. 

Chiudono la top ten Houston, Dallas e Miami, tutte intorno al miliardo e mezzo di valutazione complessiva, mentre sono undicesimi gli Spurs davanti a Cavs e Suns. Al di sotto troviamo tutte franchigie che vengono valutate meno di un miliardo di dollari, tra cui anche Oklahoma City e Toronto, con Milwaukee e New Orleans a chiudere questa speciale classifica. Ma quali sono i parametri di riferimento utilizzati da Forbes per redigere un ranking di questo tipo? Innanzitutto si prende in considerazione il brand, vale a dire il segno di riconoscimento che ogni singola squadra ha nel mondo. Da questo punto di vista, società storiche come Celtics, Lakers (e ormai anche Bulls) sono in prima fila. Poi si valuta la redittività di uno stadio, non solo come immobile in sè e per sè considerato, ma come strumento capace di generare ricavi, tra prezzi dei biglietti e ogni altra forma di entertainment che ne possa derivare. Staples Center e Madison Square Garden guidano ovviamente la lista, e si spiega così come altre franchigie abbiano deciso di recente di ammodernare i propri impianti (come la Sleep Train Arena di Sacramento) o di costruirne di nuovi (come sta accadendo ai Golden State Warriors, che dal 2019 saluteranno Oakland e l'attuale Oracle Arena per trasferirsi in una struttura avveniristica a San Francisco).

Vi sono infine i proventi derivanti dalla vendita dei diritti televisivi: l'accordo tra l'Nba e il gruppo ESPN/ABC è stato recentemente stipulato con durata novennale per un valore complessivo di 24 miliardi. Si tratta però solo della punta dell'iceberg, perchè ci sono poi i singoli contratti con tv locali o paralocali che fruttano altri milioni di dollari alle varie franchigie. Sono valutati inoltre gli stipendi devoluti ai giocatori e il rendimento che questi ultimi offrono in relazione alle retribuzioni. Al di là dei numeri relativi alle singole squadre, è l'Nba nel suo complesso a continuare a crescere, tanto che il valore medio della lega, calcolato in base a quello complessivo delle trenta società, si attesta intorno al miliardo e duecentocinquantamila dollari, per un 13% in più rispetto alla scorso anno. Il tutto senza considerare che dal 2016/2017 entrerà in vigore il nuovo contratto collettivo dell'Nba, che farà schizzare ancor più verso l'alto le già iperboliche valutazioni del mercato cestistico a stelle e strisce.